lunedì 29 giugno 2015

BRUNATE - BELLAGIO: QUATTRO ANZIANI IN GITA SULLA DORSALE DEL TRIANGOLO LARIANO di Roberto Muzio

Roberto, il narratore






1 maggio
Ore 14.30, puntuale e preciso come l’orologio di un vecchio capostazione, l’amico Gianmaria è pronto a Cernusco per accompagnarci alla stazione di partenza della funicolare che da Como sale sino a Brunate, punto di inizio del sentiero che, lungo la Dorsale del Triangolo Lariano, giunge sino a Bellagio.  Siamo in quattro: Marco, Giovanna, Emanuela e Roberto.


Le previsioni del tempo annunciano pioggia a partire da metà pomeriggio e puntualmente, al nostro arrivo a Como, inizia a scendere una pioggerella leggera, quasi una nebbia, che non ci abbandonerà fino a sera.
Saliamo sulla funicolare che dalla fine del  1800 collega Como con il comune di Brunate e lentamente sale  sfiorando ville e giardini d’epoca. Sono costruzioni, alcune un po’ decadenti, altre molto ben conservate, che lasciano immaginare  vacanze estive di ricche famiglie lombarde che qui si trasferivano per trascorrere l’estate e beneficiare dell’aria “buona” del lago.


Como, la stazione della funicolare per Brunate
Purtroppo la vista sul lago oggi è preclusa dalle nubi basse e gonfie di pioggia; ci accontentiamo dei pochi minuti di viaggio sul trenino che silenziosamente sale ai  700 metri della stazione di Brunate, trascinato da una grossa fune d’acciaio.
Un veloce sguardo alla sala macchine, cuore dell’impianto funicolare  con le gigantesche pulegge in movimento, e poi via in cammino seguendo le indicazioni per la Dorsale del Triangolo Lariano che ci porterà  a San Giovanni di Bellagio.


Scorcio di una villa di Brunate

Dalla stazione della Funicolare di Brunate ci incamminiamo sulla ripida stradina che, passando tra ville e giardini, porta al Piazzale del Rifugio CAO (980 mt). Qui inizia l'acciottolato che ci porterà al Rifugio Riella (ex Palanzone) dove passeremo la notte. La pioggerella ci accompagna ma non disturba più di tanto e la giornata uggiosa ci lascia solo immaginare il paesaggio che stiamo attraversando.



La strada prosegue, inoltrandosi nel bosco  sempre sul lato sud/est della colma passando in successione vari punti di ristoro: Baita Carla, Baita Bondella  e il ristoro Boletto Fabrizio. Poco oltre , dopo un breve tratto di salita, il sentiero passa sul versante nord della dorsale dove, con tempo sereno, si può godere di una stupenda vista sul lago di  Como; non oggi, purtroppo.





Giovanna, in versione Gobbo di Notre Dame

La pioggia e le basse nubi non ci impediscono comunque di godere del fascino di un bellissimo bosco di faggi che attraversiamo ammirando in silenzio il contrasto tra il bruno-rossiccio del morbido tappeto di foglie umide sotto i nostri piedi  e il verde chiaro brillante di quelle tenere sopra le nostre teste.








Il sentiero giunge poco dopo alla deviazione per la Capanna Mara, ormai in prossimità del rifugio Riella (1275 mt), dove passeremo la notte dopo un'ottima e abbondante cena.

Il rifugio Riella








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Quando ho scattato questa fotografia , il cronista dormiva ancora. Il racconto perciò parte dalla prossima, sua, fotografia.

2 maggio

Il mattino ci offre la vista del ramo di Como e dei monti svizzeri  e del Varesotto con il profilo lontano del massiccio del  Monte Rosa.  Ancora  qualche nuvola residua, ma la giornata si annuncia davvero stupenda: l’aria è frizzante e i colori, sotto questa luce del mattino, sono vivi;  tutto sembra pulito  e rinnovato dopo  la pioggia incessante della notte.



Riprendiamo il sentiero che, mantenendosi sempre in quota, attraversa ampi pascoli regalandoci sguardi mozzafiato a 360° sui monti attorno al lago








Dopo vari saliscendi, giungiamo alla Colma di Sormano (1122 mt), o Colma del Piano, dove incrociamo la strada che scende al Pian del Tivano e poi a Nesso. Qui la vecchia Capanna Stoppani è stata trasformata in un piccolo osservatorio astronomico.  Superato il punto di ristoro, proseguiamo verso l’Alpe Spessola   (1.237 mt) che raggiungiamo dopo un’ora  su un comodo sterrato in lieve pendenza.

La colma di Sormano con la cupola dell'osservatorio astronomico

Emanuela in sosta













Il sentiero sale, ora non più nel bosco,  verso  l’Alpe di Terra Biotta (1.536 mt) e  all’omonima culmine. Da qui la vista è stupenda, sul  Gruppo delle Grigne, sul Monte  Legnone e più in basso sul  promontorio di Bellagio. Siamo ai piedi del Monte San Primo la cui vetta è 150 metri  sopra di noi.

 



Ora ci attende una lunga discesa  che ci porterà all’imbarcadero di San Giovanni di Bellagio, punto di arrivo del nostro trekking . Quest’ ultima parte del percorso è meno interessante, scendendo di quota la visuale si chiude inevitabilmente e il sentiero prosegue per giungere in prossimità della partenza degli skilifts del Monte S. Primo, ora utilizzati anche in estate da spericolati ciclisti in MTB.







































 Anche qui a Borgo S. Primo i segni di un turismo d’altri tempi  è evidente. Grandi alberghi abbandonati e  ville di inizio ‘900 non più abitate restano a testimonianza di un passato florido che difficilmente potrà ritornare.



 




La stanchezza si fa sentire,  ma finalmente incontriamo le prime case della frazione di S. Giovanni .













Ora speriamo  di poter attraversare il lago sino a Varenna e lo scrutiamo in cerca del battello che ci porterà dall’altra parte. L’attesa non è molta, ma sufficiente per permettere a Marco, che non sa resistere, un veloce tuffo  nelle acque del lago.







L’attraversata, con scalo a Bellagio, è come sempre piacevole.











Il battello, carico di stranieri in “pellegrinaggio” sul Lario, ci trasporta a Varenna in orario perfetto per il treno







Sottopassaggio della stazione di Cernusco Lombardone con dipinto firmato "Tenia"




che  ci riporterà a Cernusco, dove chiudiamo il cerchio della nostra “duegiorni”.  








Roberto Muzio



* Le immagini di questo articolo sono di Roberto e di Marco

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