giovedì 21 maggio 2015

LA BATTAGLIA DI VERDERIO DEL 1799 DIPINTA SU UNA PARETE DI VILLA GNECCHI di Marco Bartesaghi








Su una parete dell'appartamento all'ultimo piano di Villa Gnecchi a Verderio, un affresco ricorda la battaglia del 28 aprile 1799, combattuta fra le truppe francesi e quelle austro russe e vinta da queste ultime. In questo episodio storico, la villa, allora dei Conti Confalonieri, ebbe un ruolo centrale, poiché in essa si asserragliarono i francesi per la loro estrema difesa.






La battaglia di Verderio

Il dipinto, del quale non si conosce l'autore,  fu quasi certamente  realizzato quando l'edificio era ancora dei Confalonieri, quindi prima del 1888, data della vendita agli Gnecchi Ruscone. Tale supposizione prende forza dal fatto che, sulla parete di fronte, in un affresco gemello, è rappresentato il castello di Caidate, di cui la nobile famiglia milanese era proprietaria.
 

Si può ulteriormente ipotizzare che l'affresco sia stato dipinto non molti anni dopo lo svolgimento della battaglia, quando il suo ricordo era ancora abbastanza intenso e non era del tutto svanita la forte impressione che aveva suscitato in paese.

Il Castello di Caidate, già della famiglia Confalonieri

Il locale che lo ospita era adibito a teatro di famiglia, con tanto di palcoscenico e, probabilmente, di camerini per gli attori. Questa destinazione fu mantenuta  fino agli anni sessanta del novecento, quando la villa fu suddivisa in appartamenti.


Il teatrino di Villa Gnecchi. Sulla parete di destra si vede una parte del dipinto della Battaglia.

La scena  rappresentata nel dipinto è tratta dall'incisione che l'architetto Carlo Amati realizzò, da un suo “disegno al naturale”, poco dopo la battaglia.

L'incisione di Carlo Amati. Esemplare conservato presso il Gabinetto Disegni del Comune di Milano (Castello Sforzesco). copyright@Comune di Milano – tutti i diritti di legge riservati       




Confrontando i disegni delle due opere saltano subito all'occhi le differenze.
 


Alcune dipendono dal diverso compito assegnato ai due manufatti: didascalico e documentario per la stampa, tant'è che essa è munita di una puntigliosa legenda dei luoghi rappresentati; soprattutto ornamentale per il dipinto. Pertanto, mentre nella stampa lo spazio al di sopra della scena della battaglia è vuoto, nell'affresco compaiono le montagne a nord-est, fra cui una cima innevata, forse il Pizzo Arera, e una  più improbabile collina proprio alle spalle del paese, in corrispondenza di Cornate d'Adda. Il cielo, inoltre, è cosparso di nuvole.


La montagna innevata, che, per la sua posizione, potrebbe rappresentare il Pizzo Arera

Un'altra differenza fra i due disegni è nella distanza fra il primo piano, occupato dalla cappella di San Rocco, e l'edificio della villa. Nella stampa di Amati la lontananza fra i due piani, seppur un po' accentuata, rispecchia abbastanza la realtà. Nel dipinto è decisamente eccessiva.


copyright@Comune di Milano – tutti i diritti di legge riservati







Meno ricca di dettagli -  manca, ad esempio la barriera di rocce in primo piano - l'opera su muro riprende però abbastanza fedelmente i particolari più importanti del disegno di Amati: 

la villa Confalonieri,  



copyright@Comune di Milano – tutti i diritti di legge riservati





La villa Confalonieri (oggi villa Gnecchi)

il cannone francese nei pressi di san Rocco,



copyright@Comune di Milano – tutti i diritti di legge riservati








la casa incendiata a Verderio Inferiore,

copyright@Comune di Milano – tutti i diritti di legge riservati





 il plotone di militari sulla sinistra della scena.

copyright@Comune di Milano – tutti i diritti di legge riservati







L'esemplare della stampa che vi ho presentato, è conservato presso il Gabinetto Disegni del Comune di Milano, che ha sede presso il Castello Sforzesco. Secondo la descrizione che lo accompagna, si tratta di una prova di incisione all'acquaforte con campiture di acquerello. Il foglio su cui è stata impressa, di 471mm x 624mm, è stato riutilizzato dall'Amati, sulla facciata opposta. per un altro disegno.

L'architetto Carlo Amati era stato incaricato dalla Fabbriceria di Paderno d'Adda di progettare il completamento della facciata della chiesa parrocchiale. I disegni relativi a questo lavoro, conservati anch'essi presso il Gabinetto disegni del Castello Sforzesco, risalgono al 1799. La sua presenza sul territorio quando la battaglia si svolse potrebbe averlo spinto a realizzarne il disegno.

Oltre all'episodio della battaglia di Verderio, Amati incise un altro disegno relativo agli avvenimenti bellici di quei giorni. Il Gabinetto Disegni di Milano conserva infatti un 'altra prova di incisione intitolata "Passaggio dell'Adda al porto di Trezzo delle Vittoriose Truppe Austro-Russe".

La prova di incisione, rifilata in basso, rappresentante il passaggi dell'Adda a Trezzo delle truppe Austro-Russe  copyright@Comune di Milano – tutti i diritti di legge riservati


Sul territorio di Verderio, in ricordo della battaglia, oltre all'affresco di villa Gnecchi si trovano due stele, una in Largo della Battaglia 


La stele di Largo della Battaglia

e un'altra alla rotonda del Francolino (1),


La stele al Francolino
 
 
e una lapide all'interno della ex villa Annoni, nell'omonima piazza (2).

 


La lapide nella ex villa Annoni


NOTE
(1) Il testo della lapide al Francolino: 

QUI GIACCIONO LE OSSA
DEL PRODE GIOVANE CAPITANO
SAMUELE SCHEDIUS
NOBILE UNGHERESE DI MODRA
CHE NELLA BATTAGLIA ARDENTE IN VERDERIO
AI 28 DI APRILE DEL 1799
FRA LE ARMATE AUSTRIACHE E FRANCESI
SEGNALO' COL SUO SANGUE
LA PIENA VITTORIA DELLE PRIME.
IL CONTE AMBROGIO ANNONI
FECE INNALZARE
ALLA MEMORIA DEL VALORE DI LUI
E DEI COMMILITONI
QUESTO MONUMENTO

(2) Il testo della lapide nella ex villa Annoni: 

 ERA IL DI' 28 APRILE DEL 1799
QUANDO MILIZIE IMP. AUSTRIACHE
CAPITANATE DAL GEN. WUKASSOVICK
DA QUESTO PAESE MOVENDO
DATA FIERA PUGNA AL GEN. SERRURIER
CHE DUCE DI MILIZIE REPUBBLICANE FRANCESI
ERASI NEL VICINO VERDERIO FORTIFICATO
A CAPITOLARE L'INDUSSERO CEDENDO SE'
E I SUOI COLLE ARMI LORO.
A SEGNAR TAL EPOCA
A RICORDARE LA PRECE PEI TANTI ESTINTI
QUESTA LAPIDE SI POSE



Marco Bartesaghi


Ho potuto scrivere questo articolo grazie alla signora Valentina Scaglia,  che mi ha segnalato l'esistenza del dipinto, a sua mamma, la signora Biancamaria Bianchi, che mi ha messo in contatto con il proprietario dell'appartamento, e a quest'ultimo, il signor Lorenzo Baldrighi, che gentilmente mi ha permesso di scattare le fotografie  e mi ha atto avere l'immagine del teatrino di famiglia. A loro un sincero e sentito grazie. M.B.



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