sabato 14 marzo 2015

DUE LETTERE DI ANTONIO DEAMBROGI, CLASSE 1897, DRAGONE DEL REGGIMENTO "NIZZA CAVALLERIA" - 4° SQUADRONE a cura di Carla Deambrogi Carta

Nel 1968, cinquanta anni dopo la fine della Grande Guerra, il Dragone Antonio Deambrogi, del 1° Reggimento "Nizza Cavalleria", scrive a due suoi ufficiali, il tenente Alessandro Levesi, poi divenuto Generale, e il tenente Guido Reyneri, congedato con il grado di Colonnello, per ricordare loro gli episodi della guerra che insieme avevano condiviso. Le due lettere, con le rispettive risposte, vengono qui presentate dalla figlia di Antonio, Carla, che le ha conservate insieme alla "mappa", redatta a mano dal padre, e ad alcune fotografie. Della signora Carla, assidua collaboratrice di questo blog, ricordo la presentazione da lei fatta nel novembre scorso di alcuni documenti di guerra appartenenti a suo suocero, il Capitano Virgilio Carta. Li potete trovare sotto l'etichetta Carla Deambrogi Carta. M.B.


DUE LETTERE DI ANTONIO DEAMBROGI, CLASSE 1897, DRAGONE DEL REGGIMENTO "NIZZA CAVALLERIA" - 4° SQUADRONE


Il Dragone Antonio Deambrogi



Antonio è stato chiamato alla visita di leva a fine settembre del 1916 e assegnato all’arma di Cavalleria.
A fine ottobre ha raggiunto il reggimento a Savigliano (Cuneo) ed è stato inquadrato nel 1° plotone del 4° squadrone, comandato dal Capitano Mario Leitenitz.
Terminato il periodo di istruzione (forse a fine settembre o inizio ottobre del 1917) il Reggimento lascia Savigliano per il fronte.
Arrivati al confine della Lombardia con il Veneto, incontrano i primi carri carichi di profughi in fuga dalle loro case, dopo lo sfondamento di Caporetto. E più avanti non incontrano solo civili ma anche migliaia e migliaia di soldati in ritirata: a piedi, suoi carri o sdraiati sul ciglio della strada.
Sui ponti, alti ufficiali, con le pistole in pugno cercavano di fermare quella massa di sbandati in fuga.
Antonio ricordava la sensazione di sgomento provata alla vista di quel desolante spettacolo e raccontava che di fronte a quello sfacelo aveva pensato con amarezza che tutto fosse ormai perduto.
E loro, giovani e inesperti soldati, mentre cercavano di aprirsi un  varco in quel caos totale venivano spesso dileggiati, con parole e atti, da quei militari in ritirata.
Il fronte alla fine fu raggiunto.
Antonio raccontava dei lunghi e continui spostamenti per la perlustrazione del terreno o per segnalare la posizione del nemico. In questi casi si dovevano superare le nostre linee, scavalcando trincee e reticolati. Poi c’erano i tentativi di scavalcare i fiumi, spesso in piena, sotto il fuoco degli austriaci. In alcuni casi combattevano appiedati.
Tra le varie azioni di guerra Antonio ne ricordava due: una del giugno 1918 e l’altra svoltasi tra il 27 ottobre e il 3 novembre 1918.
 

IL CAPITANO LEITENITZ
 
Antonio è stato attendente del Capitano Leitenitz, un ufficiale esigente, ma molto umano nei rapporti coi soldati. Il capitano gli aveva confessato che l'aveva scelto come attendente, perché aveva gli stivali sempre perfettamente lucidi.
Nel 1919 Antonio ha seguito a Parigi il suo capitano che era stato scelto come “attaché” militare alla conferenza della Pace.
Ufficiale e attendente si erano molto affezionati e, finita la guerra, hanno sempre mantenuto una regolare corrispondenza. Alla fine del 1945, il Capitano Leitenitz, congedato col grado di colonnello, si era trasferito a Milano, dove anche Antonio abitava. Colpito da infarto, l'ex Capitano Leitenitz è stato assistito nelle ultime ore della sua vita dal suo ex attendente.
La morte del suo capitano è stata per Antonio un grande dolore: era come se avesse perduto un fratello.

Carla Deambrogi Carta





CERNUSCO LOMBARDONE, 18 OTTOBRE 1968. LETTERA DI ANTONIO DEAMBROGI ALL'EX TENENTE ALESSANDRO LEVESI

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Trascrizione della lettera

Cernusco Lombardone, 18 ottobre 1968
Egregio Signor Tenente, ora Generale ,
a cinquant’anni di distanza desidero ricordarLe alcuni episodi della nostra guerra e in particolare la nostra gloriosa avanzata.
Ricordo il suo arrivo al Reggimento nei tristi giorni seguiti alla ritirata di Caporetto: aveva un visetto da adolescente e il grado di aspirante – sottotenente. L’allora Capitano Mario Leitenitz, comandante lo Squadrone, Le affida il comando del 4° plotone e Le assegna il cavallo Quaia.
Ai primi di dicembre, il 2° gruppo si accantona a bassano Bresciano; il Comando del Reggimento è a Verolanuova .
Il 29 maggio lasciamo Bassano Bresciano. A tappe raggiungiamo Piove di Sacco (Padova).
Il pomeriggio del 21 giugno giunge improvviso l’ordine di partire. Dopo mezz’ora di trotto, si scatena un violento temporale. Arriviamo a Paese (Treviso) verso mezzanotte, bagnati fradici.
Il pomeriggio del 23 giugno lasciamo Paese per destinazione ignota. Arriviamo a Povegliano a sera inoltrata.
 


 
LA MAPPA CON LA DESCRIZIONE DELL'AVANZATA E SUCCESSIVA RITIRATA (Piove di Sacco - Spresiano - Bertipaglia) E LA SUCCESSIVA AVANZATA FINO A BONZICCO (Bertipaglia - Badoere - Spresiano - Pordenone - Bonzicco)



Dopo aver fatta l’abbevarata ai cavalli e averli governati e consumato il miserissimo rancio, noi del 1° plotone ci corichiamo in un piccolo fienile col Ten. Reyneri (non so dove fosse accantonato il 4° plotone da Lei comandato). Dopo neanche un ora sentiamo la voce del capitano Leitenitz “Reyneri, alzati, che col tuo plotone devi andare di pattuglia, per occupare la Cascina del Pescatore, oltre il Piave”.
Siccome l’organico del 1° plotone non è completo, viene chiamato un soldato del 4° plotone. Non ricordo il nome di quel soldato: ricordo che era siciliano e montava la cavalla Aversa. Rimaniamo sul Piave fino a mezzogiorno, ma non riusciamo nell’impresa.
Nella notte fra il 24 e il 25 giugno ritorniamo a Paese.
Il 29 giugno, nel pomeriggio, siamo comandati a rendere gli onori militari al funerale di Francesco Baracca, a Quinto di Treviso.
Nella notte del 1° luglio lasciamo Paese e arriviamo a Maserà (Padova). Il 4° Squadrone viene destinato alla frazione Bertipaglia. Lei aveva la stanza in quella piccola casa col tetto di paglia: è vero?
A Bertipaglia restiamo fino al 23 ottobre.
Partiti da Bertipaglia, raggiungiamo Badoere.
Il 27 ottobre, alle 7 di mattina, tutto il reggimento è schierato in quella piccola piazza rotonda di stile veneziano, circondata da portici e con due porte di accesso: sembrava una fortezza. Ecco uno squillo di tromba. Da una delle porte che immettono nella piazza entra il Colonnello Tosti di Valminuta, comandante il Reggimento: Lei, a cavallo della piccola cavalla Quaia, è a fianco del Colonnello come alfiere, essendo l’ufficiale più giovane del reggimento, con lo stendardo lacero. Il Colonnello fa un breve discorso  e subito dopo iniziamo la galoppata verso il Piave, immersi nella nebbia.
A tarda sera arriviamo nel punto preciso in cui, a giugno avevamo tentato di attraversare  il fiume. Facciamo una breve sosta e, verso mezzanotte, iniziamo la traversata. Prima passano i bersaglieri ciclisti con le loro mitraglie e poi tocca a noi.
Raggiungiamo l’altra sponda con molta difficoltà, sia per la forte corrente sia per il violento fuoco degli Austriaci.
Alle 7 di mattina del giorno 28 il Reggimento conquista Gaiarine: qui ci fermiamo fino al giorno 30, impegnati in azioni di pattuglia e di esplorazione del terreno.
Nel tardo pomeriggio  del giorno 30 ottobre riprendiamo la marcia. Raggiungiamo Oderzo  e qui iniziamo il difficoltoso passaggio del Monticano e ci prendiamo le ultime furiose sventagliate delle mitragliatrici e le ultime fucilate.
 

 
30 ottobre 1918. Il 4° squadrone del "Nizza Cavalleria" attraversa il Monticano presso Oderzo.



A notte inoltrata occupiamo Motta di Livenza e subito dopo attraversiamo il Livenza senza difficoltà.
A mezzanotte del 31 ottobre riprendiamo la marcia in direzione di Pordenone . All'alba del 1° novembre siamo in vista della città che avevamo lasciato un anno prima siamo stati i primi a rioccupare dopo la ritirata del 1917.
Occupata Pordenone, il 2 novembre riprendiamo la marcia.
Oltrepassiamo con semplicità il Meduna. Non è così per il carriaggio che sprofonda con le ruote nel fango, restando impantanato.
È ormai sera quando arriviamo a S. Giorgio della Richinvelda, completamente avvolti nella nebbia: fa freddo la riserva dei viveri è finita, non c'è speranza per il carriaggio dei viveri. Siamo ormai rassegnati al digiuno, ma la popolazione ci offre della polenta, graditissima anche se ormai fredda.
Prepariamo un bivacco di fortuna per la notteall'alba del 3 novembre raggiungiamo la riva del Tagliamento. Il 4° squadrone viene appiedato per proteggere il 5° Squadrone nel passaggio del fiume, con il compito di occupare Bonzicco.
Il Ten. Turro col suo plotone tenta la traversata. Dalla piccola altura di Bonzicco le mitraglie austriache cominciano a sparare  furiosamente e il plotone è costretto a retrocedere. Il capitano Berchet incita il Tenente a ritentare. Il plotone ripete il tentativo e per una decina di minuti è ancora oggetto del fuoco delle mitraglie.
Ma all'improvviso le mitraglie tacciono e dall'altra sponda si sente uno squillo di tromba: è il segnale della resa e poco dopo sul campanile sventola la bandiera bianca.
E così, per noi, il mattino del 3 novembre finisce la guerra
Con affetto
Antonio Deambrogi



TORINO, 23 OTTOBRE 1968. LETTERA DEL GEN. ALESSANDRO LEVESI AD ANTONIO DEAMBROGI






Trascrizione della lettera

Torino, 23 ottobre 1968
Caro De Ambrogi,
Ho letto con molto interesse la tua lettera , e mi sono commosso al ricordo degli episodi di guerra  da te rievocati con tanta precisione ed abbondanza di particolari. - Come fai a ricordare così bene fatti, nomi e date a distanza di quasi cinquant'anni? Forse avevi tenuto un diario di quei giorni memorabili?
L'allora tenente Reyneri è sempre vivo e vegeto, nonostante i suoi 77 anni; risiede a Torino, ma non all'indirizzo che dici tu, bensì in via Montevecchi 22.- Ho spesso occasione di incontrarlo, e gli mostrerò la tua lettera .- Cisiamo visti ancora la settimana scorsa a Pinerolo, ove, come forse avrai saputo, ha avuto luogo un grande raduno di vecchi cavalieri (più di 3000 intervenuti, provenienti da ogni parte d'Italia) per l'inaugurazione del Museo della Cavalleria, una cosa bellissima, che, se ti capita di venire da queste parti, non devi mancare di visitare.-
L'allora capitano Leitenitz, invece, è morto a Milano alcuni anni fa.-
Non devi farti cattivo sangue per la croce di cavaliere. -Io penso che tu ne abbia pienamente diritto, e certamente te la daranno se avrai la pazienza e la buona volontà di seguire la lunga e noiosa trafila burocratica attraverso gli uffici municipali del tuo paese. Nel caso ti occorressero dei rapporti circa la tua effettiva partecipazione ai fatti d'arme del 1917/18, il Col. Reyneri, ed eventualmente io stesso, siamo senz'altro disposti a rilasciarteli.-
Scrivimi ancora, se credi a proposito, sarei curioso di sapere come hai fatto a procurarti il mio indirizzo!), ed io ti risponderò.
Lieto di aver ritrovato, dopo mezzo secolo di vita, un vecchio dragone del magnifico 4° Squadrone di “Nizza”, ti invio il mio più cordiale saluto
Aff.- Sandro Levesi


TORINO, 4 NOVEMBRE 1968. LETTERA DEL COLONNELLO GUIDO REYNERI AD ANTONIO DEAMBROGI


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Trascrizione della lettera

Torino 4 novembre ‘968
Caro De Ambrogi
Con il più vivo interesse ho letto la tua lettera che hai inviato al Gen.le Levesi e ti assicuro che mi sono commosso per il buon ricordo che serbi di me, e per i fatti, le località e le persone che con assoluta precisione hai elencato. Bravo, ammiro la tua memoria, e ti accerto che il ricordo di tanti avvenimenti lieti o tristi, difficili e pericolosi, trascorsi col mio plotone di Dragoni, del quale tu facevi parte, mi ha fatto non solo piacere, ma mi ha anche commosso! – E benché non abbia ben presente la tua figura, pur tuttavia ricordo benissimo che al mio plotone vi era il Dragone De Ambrogi, il Cap.le Maggiore […] e […] …
L’altra sera ho visto alla televisione i luoghi in cui abbiamo tentato di attraversare il Piave, la caduta dell’aeroplano del Magg.re Baracca, al quale, il 1° Plotone del 4° Squadr., l’unico della Cavalleria Italiana, ha reso gli onori alla sua sepoltura in un piccolo camposanto vicino al Piave, sotto il Montello!
 

 
IL TENENTE, POI COLONNELLO, GUIDO REYNERI DI LAGNASCO



Ti ricordi? C’era anche il conte di Torino con due o tre ufficiali. – E la nostra avanzata oltre il Piave, e l’entrata in Pordenone, ove il nostro Plotone è stato il primo a rioccupare dopo la ritirata di Caporetto! Ed il passaggio del Tagliamento, a Bonzicco, e la cattura di centinaia di prigionieri che poi abbiamo condotto nelle retrovie - … - e finita la guerra la nostra trasferta a Teramo, in Abruzzo per servizio di ordine pubblico e la nostra lunga marcia a cavallo, durata oltre due mesi, da Teramo a [Sotigliano]. Il 1° giugno ‘940, pochi giorni prima della dichiarazione di guerra, fui inviato in Libia, con un gruppo appiedato di 5 squadroni ed un gruppo d’Artigl. da Campagna, un bel comando di responsabilità, e ti assicuro che i miei soldati erano i migliori, ed in tutti i fatti d’arme avvenuti al confine con l’Egitto, il mio gruppo ha meritato medaglie al valore ed elogi; purtroppo in dicembre a Sidi el Barrani, in Egitto, attaccati da forti reparti corrazzati inglesi, bombardati dal mare, siamo stati schiacciati e fatti prigionieri, trasportati a Suez e poi in India, dove ci tennero prigionieri in campi di concentramento fino all’aprile del ‘946.
Rientrato in Patria sono stato colpito dai limiti d’età e messo in congedo.
L’unica mia consolazione è di aver fatto il mio dovere sempre e dovunque  e di aver goduto la fiducia dei miei inferiori e dei miei superiori –
 

 
MUSEO DELLA CAVALLERIA DI PINEROLO

 
L’altro giorno sono stato a Pinerolo all’inaugurazione del Museo della Cavalleria, vi erano le rappresentanze di tutti i Reggimenti, e tra tanti cavalieri due anziani come me sono venuti a salutarmi, dicendomi i loro nomi e che erano stati Dragoni di Nizza, al mio plotone, a Savigliano, nel 1914; cinquantaquattro anni fa!
Come già saprai, dopo la guerra ho continuato la vita militare, rimanendo per quanto mi è stato possibile tenente al 4° Squad.ne di Nizza, a Torino, col capitano Leitenitz, poi sono stato istruttore alla scuola di Cavalleria a Pinerolo, promosso Capitano in Vittorio Emanuele a Bologna, ove ho comandato il gruppo e fui Uff.le d’ordinanza di S. Ecc. il G.le Com.te  del Corpo d’Armata.
Ed ora caro De Ambrogi ti saluto, lieto di aver fatto una lunga chiacchierata con il mio vecchio Dragone. Una cordiale stretta di mano e tanti auguri tuo aff. mo Coll. Guido Reyneri



CERNUSCO LOMBARDONE, 10 NOVEMBRE 1968. LETTERA DI ANTONIO DEAMBROGI AL TENENTE GUIDO REYNERI


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Trascrizione della lettera

Cernusco Lombardone, 10 novembre 1968
Egregio Signor Tenente Reyneri, ora Colonnello
La ringrazio della Sua affettuosa lettera, ricca di particolari. Ora che ho avuto il Suo indirizzo dal Generale Levesi, desidero ricordarle l'azione per la quale Lei è stato decorato con la medaglia di bronzo.
Nel pomeriggio del 23 giugno lasciamo Paese (dove eravamo arrivati 36 ore prima, da Piove di Sacco, sotto una pioggia dirotta, con rovesci di grandine e vento) per destinazione ignota.
Arriviamo a Povegliano a sera inoltrata, sotto un altro temporale. Facciamo l'abbeverata ai cavalli, li governiamo e sistemiamo le bardature in una piccola stalla. Dopo aver consumato il rancio (una galletta e mezza scatoletta di carne) noi del primo plotone saliamo su quel piccolo fienile che certamente anche lei ricorderà, per passarvi la notte.
Ma dopo neanche un ora, ecco la voce del Capitano Leitenitz “Reyneri, alzati, che col tuo plotone devi andare di pattuglia per occupare la Cascina del Pescatore, al di là del Piave”.
Subito, nel buio del fienile, c'è un po' di brusio e di trambusto. Mi sembra ancora di sentirla, mentre, scendendo dalla scala a pioli, pronuncia quella frase che non ho dimenticato”Signor Capitano, io mi fido dei miei soldati!”
In poco tempo il plotone è pronto: è circa l'1,30.
Cavalli alla mano, ci dirigiamo al Comando di Divisione: già ci sono alcuni plotoni, altri stanno arrivando.
 

 
ANTONIO DEAMBROGI



Dopo un breve discorso del Gen Barattieri, comandante la Divisione, una voce nell'oscurità grida “A cavallo!”: comando che viene ripetuto dai Comandanti dei singoli plotoni.
In quel momento il Capitano Leitenitz si avvicina a Lei, l'abbraccia e la bacia.
Partiamo subito a trotto allungato: arriviamo a Spresiano, mentre l'artiglieria del Montello tuona.
Giriamo a destra, in una piccola strada di campagna.
Saltiamo le trincee del 111-112 fanteria: poveri ragazzi immersi nel fango fino quasi al collo!
A circa 200 metri dalle trincee, vicino ai reticolati, c'è un avamposto, rannicchiato in una buca di granata.
Saltiamo i reticolati ed eccoci nell'acqua del Piave.
Tentiamo la traversata, Lei in testa: la corrente è molto forte e travolge i cavalli.
Ripetiamo i tentativi per una buona mezz'ora, ma vista l'impossibilità di attraversare il fiume, Lei decide di rinunciare, così ritorniamo verso le trincee.
L'avamposto (di cui mi ha colpito il pastrano lungo fino ai piedi, e che non era un soldato, come io avevo pensato, ma il Maggior Generale De Marchi, comandante della Brigata) Le fa cenno di fermarsi e le dice “Signor Tenente, sull'altra sponda gli Austriaci non ci sono più. Voi gli avete fatto da bersaglio: se ci fossero stati vi avrebbero ucciso tutti. Io le do un consiglio: il grosso vada a nascondersi dietro le trincee e due uomini con cavalli robusti tentino un'altra volta, insieme a Lei.”
 

 
28 OTTOBRE 1918. IL 4° SQUADRONE DEL "NIZZA CAVALLERIA" ATTRAVERSA IL PIAVE


Lei sceglie il caporale Barlassina con il cavallo Abuso e Massari con il cavallo Rubicone; ma siccome non era possibile staccare Rubicone dal gruppo, allora la scelta cade su Venafro, che montavo io.
Dopo parecchi tentativi riusciamo a iniziare la traversata, a fatica, raggiungiamo un isolotto in mezzo al fiume, senza che ci sia alcuna reazione da parte degli Austriaci. Poiché sembra proprio  che sull'altra riva non ci sia nessuno, il resto del plotone entra nel fiume. Quando (ed è ormai spuntata l'alba). Dopo molti tentativi una parte del plotone sta per raggiungere l'isolotto, le mitraglie austriache cominciano a sparare.
Dall'isolotto rispondiamo al fuoco; resistiamo fin verso  mezzogiorno, quando Lei dà l'ordine di ritirarsi e di riguadagnare la riva.
Il fuoco degli Austriaci si fa più intenso e la corrente del Piave più forte, e per Lei e Barlassina diventa troppo pericoloso tornare a riva.
Ricorderà certamente il fortunoso recupero (suo e di Barlassina), nella notte, da parte del genio, col Piave in piena. Barlassina è stato premiato con la Croce di Guerra: ricordo che spesso si lamentava con Lei, perché avrebbe voluto pure lui la medaglia.
Ora desidero ricordarle il nome di alcuni dragoni del 1° plotone e dei loro cavalli.
Non ricordo il nome del suo trombettiere: ricordo solo che era della classe del 1891 e montava la cavalla Vizzola.

Tenente                Reyneri                              cavallo Visto
Maresciallo           Bertazzoni                                     Pavese
Cap. Magg.          Gagna                                           Azzone
                             Barlassina                                     Abuso
                             Gori                                               Cia
Zappatore             Stucchi                                          Quataro
                             Arienti                                            Quintino
Soldato                 Borani                                            Ulano
                             Monti                                             Zapponcello
                             Peroni                                            Neofito
                             Magnani                                        Alano
                             Massari                                          Rubicone
                             Deambrogi                                     Venafro
                             Pedrini                                           Zeolite
                             Biagioni                                          Massimo
                             Vannucchi                                      Zulao
                             Pieraccini                                       Zaino
                             Straniero                                        Stresa
                             Artoni                                             Urak
                             Ciceri                                             Ungheria
                             Zaccheo                                         Stif
                             Carbonnier                                     Arca
                             Romeo                                            ?

Con affetto
Antonio Deambrogi






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CERNUSCO LOMBARDONE, 18 OTTOBRE 1968. LETTERA DI ANTONIO DEAMBROGI ALL'EX TENENTE ALESSANDRO LEVESI












TORINO, 4 NOVEMBRE 1968. LETTERA DEL COLONNELLO GUIDO REYNERI AD ANTONIO DEAMBROGI











CERNUSCO LOMBARDONE, 10 NOVEMBRE 1968. LETTERA DI ANTONIO DEAMBROGI AL TENENTE GUIDO REYNERI







Carla Deambrogi Carta





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