domenica 1 giugno 2014

RICORDANDO IL 1945 E IL 1946 A MILANO di Carla Deambrogi Carta



La guerra era finita, finalmente.
Il 29 aprile 1945 erano entrati in città i soldati americani: dalle jeep e dai “doodge” rispondevano festosamente ai saluti e agli applausi dei milanesi


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Alleati a Milano

Quello era stato un giorno veramente felice, di una felicità quasi vertiginosa.
La guerra sì, era finita, ma non erano finiti i disagi e le preoccupazioni. I viveri erano ancora razionati, c'era ancora la borsa nera. Diverse scuole erano ancora occupate dai sinistrati. C'era anche la coabitazione, perché alcune famiglie di sinistrati erano state alloggiate  in appartamenti lasciati liberi da famiglie sfollate a causa dei bombardamenti e che, a guerra finita, erano tornate a Milano.





La città mostrava gli squarci  e le distruzioni causate dai bombardamenti “a tappeto” della seconda settimana dell'agosto '44 (l'8, il 13, il 15, il 16). Il più pesante era stato quello del 13 agosto. Quella notte piombarono sulla città, con il loro carico di 2000 tonnellate di bombe, 504 aerei inglesi (Lancaster e Halifax) con le conseguenze che non è difficile immaginare.
Tuttavia, gli anni di privazioni che avevamo vissuto ci avevano insegnato ad apprezzare tutte le più piccole cose, nuove o riconquistate.
Intanto, ad uno ad uno, cadevano i divieti che avevano accompagnato gli anni di guerra. Non c'era più l'oscuramento e le strade ci sembravano sfolgoranti di luci. Nelle scale dei palazzi le “normali lampadine”, che avevano sostituito le lampadine oscurate con una pittura blu, ci sembrava diffondessero una luce paradisiaca.


Il Teatro alla Scala dopo i bombardamenti
Venne abolito il coprifuoco e il fatto di non essere più costretti a rinchiuderci in casa alle 8 di sera ci dava una grande sensazione di libertà.
Si ricominciò anche ad organizzare festicciole in casa, cosa che dalla fine del '43 era stata vietata.
Nell'estate del '45, di sera, si ballava anche nei cortili.
 A questo proposito, il severo colonnello Steevens, da Radio Londra, ogni sera, all'inizio della sua trasmissione ripeteva: “In Europa si lavora, in Italia si balla”.

 
Una nota di colore alla città era data dai manifesti che invitavano gli italiani a sottoscrivere il “Prestito della Ricostruzione”, redimibile in 30 anni, prestito che ebbe numerose adesioni.
Benché fosse ancora una città sofferente, Milano dimostrò ben presto una grande voglia di ricominciare.
La volontà di ripresa si manifestò con l'impegno di ricostruire in breve tempo la “Scala”, che aveva la volta sfondata, i palchi e il loggione semidistrutti, gli uffici incendiati.
Questa intenzione sembrava un sogno irrealizzabile, invece il miracolo avvenne. L'11 maggio 1946 la “Scala” riaprì i battenti con un concerto di sole musiche italiane: sul podio Arturo Toscanini (1).
 

 
Teatro alla Scala: veduta della sala teatrale il giorno dell'inaugurazione del restauro della volta dopo i danni bellici, con il concerto Arturo Toscanini


Ricordo anche l'entusiasmo con cui una folla festosa assistette alla partenza della Milano – San Remo”, la prima dalla fine della guerra: il vincitore fu Fausto Coppi.
Nella tarda primavera del '46 vennero distribuite coperte e stoffe inviate dagli Stati Uniti, tramite l'UNRRA (2). Ricordo le numerose persone in coda per poter acquistare con i punti della tessera annonaria quelle merci molto apprezzate.


Ma come non ricordare che il 1946 fu l'anno della prima volta delle donne alle urne?
A Milano, il 7 aprile, ci furono le elezioni amministrative. Queste elezioni non furono indette nello stesso giorno in tutta Italia, ma la data fu fissata in base alle diverse situazioni locali.
Invece per l'elezione dell'Assemblea Costituente e per il Referendum, la data fu unica per tutto il Paese: il 2 giugno.
 



Le signore e le ragazze maggiorenni andarono a votare e ci andarono con evidente emozione e trepidazione. Anche gli uomini, però, erano emozionati (non si votava dal 6 aprile 1924). Io non ho votato perché allora si raggiungeva la maggior età a 21 anni, io ne avevo 18.
Ho ancora ben presente l'aspetto evidentemente preoccupato di alcune signore in attesa davanti alla sezione elettorale. Alcune erano letteralmente aggrappate al braccio del marito.



La Stampa, 7 marzo 1946




Davanti ai seggi c'erano lunghe code, perché allora il numero delle sezioni elettorali era inferiore a quello di ora.
Nei giorni precedenti le elezioni, la radio e i giornali ripetevano le istruzioni e i consigli di voto.

Ne cito alcuni:
“Vi sarà consegnata una matita copiativa che va restituita”;
“Fare attenzione a non lasciare segni di matita sulla scheda”;
“Le signore stiano attente a non lasciare tracce di rossetto sulla scheda”
 

Veniva pure ricordato che il voto non è solo un diritto ma anche un dovere.


La Stampa, 1 giugno 1946

Da settimane, la città era  tappezzata da variopinti manifesti elettorali. Ce n'erano ovunque: sui muri integri e su quelli sbrecciati, sui lampioni, su alcuni portoni. Allora non c'erano, come oggi, gli spazi riservati ai vari partiti, era una vera festa di colori.





Quando ritornano alla mente gli anni dell'immediato dopoguerra non è che si provi rimpianto. Resta il fatto che i ricordi di quel periodo sono impressi in modo indelebile nella mente e nell'animo di chi l'ha vissuto, perché quello è stato un periodo pieno di speranze.
In seguito ci furono delle delusioni, ma allora avevamo ritrovato il piacere della vita.


 Carla Deambrogi Carta

NOTE
(1) Filmato su youtube, sul concerto di Toscanini, a questo indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=DXWNiGSTcdQ
 

(2) United Nations Relief and Rehabilitation Administration: organizzazione delle Nazioni Unite, con sede a Washington, istituita il 9 novembre del 1943 per assistere economicamente e civilmente i Paesi usciti gravemente danneggiati dalla seconda guerra mondiale, e sciolta il 3 dicembre 1947.




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