martedì 22 novembre 2011

LA SCIENZA NEL 3° MILLENNIO
L'uomo e l'ambiente




Venerdì 25 NOVEMBRE 2011
ore 21,00
Sala Civica di Verderio Inferiore


GLI ORGANISMI GENETICAMENTE MODIFICATI (OGM)


Relatore Gabriella CONSONNI
Professore di Genetica Agraria dell'Università degli Studi di Milano
  

AMMINISTRAZIONI COMUNALI DI VERDERIO INFERIORE E SUPERIORE



"IL FANTASMA DEL MENGA", SPETTACOLO TEATRALE A VERDERIO SUPERIORE

MOSTRA A CERNUSCO LOMBARDONE DELLA PITTRICE CARLA COLOMBO


PRESENTAZIONE DELLA MOSTRA DEL DOTT. R ARACRI

Un attimo …e’ emozione” è il titolo della mostra che la pittrice imbersaghese Carla Colombo terrà a Cernusco Lombardone.

Un’ occasione da non perdere per apprezzare l’evoluzione di questa instancabile artista che spazia dalla pittura ad olio,all’informale, dall’acquerello alla china  e che negli ultimi tempi ha visto riconosciuto il suo lavoro e il suo impegno con diversi premi in diverse manifestazioni di livello nazionale e internazionale.

Attualmente alcune sue opere infatti, sono in esposizione a Enfield- Londra per l’evento” Zago and your Friends”   pro-Emergency e al Castel dell’Ovo a Napoli. Inoltre è di recente apertura il suo atelier in Via Brianza a Sabbione-Imbersago dove si susseguono iniziative artistiche da Lei stessa organizzate piuttosto originali e uniche nella zona  come l’ultima di mail-art che ha visto la partecipazione di cento artisti  provenienti da tutto il mondo.

La luce e i suoi riflessi, la nitidezza dei cromatismi, la sperimentazione sempre innovativa, la magistrale raffinatezza con cui ricama sulla tela il suo amore per la sua terra e la sua devozione all‘arte sono gli elementi costanti di questa artista imbersaghese  che non segue scuole, ma solo la sua passione e il suo istinto con risultati brillantissimi che ci fanno accostare alla sua pittura con stupore e meraviglia. Un buon motivo quindi per non perdere questa ulteriore tappa del suo affascinante cammino sul sentiero dell’arte.

(dr. Romeo ARACRI- novembre 2011)

INTERVISTA AGLI "ANTHEM NO FUTURE" RAGAZZI CHE FANNO STRADA di M. M.



Gli Anthem No Future sono una band della Brianza, composta da quattro ragazzi di età compresa tra i 16 ed i 19 anni: Amerigo Cecchetto in arte "Ceckh" (cantante e chitarra ritmica), Daniele Stucchi "Lex" (chitarra solista), Alessandro Coco "Ale" (batterista) e Damiano Frigerio in arte "Dama" (bassista). Si sono uniti nell'estate del 2011 e nonostante stiano insieme da poco tempo si sono esibiti live varie volte anche a Verderio, ora sta per finire il loro tour autunnale/invernale.
Abbiamo parlato ed intervistato il gruppo.




Perché la scelta del nome Anthem No Future? Che significato ha?
ALE: Il significato del nome del gruppo è un significato molto profondo. Stavamo cercando un nome che insomma, ci rappresentasse  e noi abbiamo sempre avuto come idea che la musica può cambiare la vita, il pensiero o il futuro di una persona e volevamo con il nostro nome rappresentare il nostro scopo. Cambiare la musica italiana e dare nuova musica che non sia commerciale, per questo noi siamo l'inno (Anthem) che dice di no al futuro (no Future), questo futuro che secondo noi è destinato a musica tutta uguale commerciale e "tecnologica".
Qual è il vostro genere?
LEX:  è un miscuglio di generi che ci rappresentano. Credo che il nostro sia uno dei pochi complessi che riesca a prendere delle decisioni equilibrate nonostante i gusti e gli stili un po' diversi.

Come vi siete conosciuti?
ALE: Ci siamo conosciuti in modo molto occasionale. Dovevamo suonare al concerto organizzato presso il Centro ricreativo Al Platano a Verderio Superiore. Io e Dama eravamo reduci da un altro gruppo appena sciolto, così ho chiamato Lex che non avevo mai conosciuto dal vivo ma l'ho sempre sentito su Facebook tramite un mio vecchio amico. Era quasi un annetto che pensavamo di formare un gruppo, così a due settimane dal concerto senza un cantante Lex ha subito contattato tutte le persone che conosceva tra cui Ceckh (ai tempi cantante dei Safe Breakers) disponibile solo per quel concerto. Ma dopo questo concerto abbiamo capito che eravamo fatti per continuare e questo è come ci siamo conosciuti xD

DAMA: Io e Ale ci siamo conosciuti ormai 3 anni fa, gli altri pochi mesi fa, ma sono attaccato a loro. 

Vi ispirate a qualche band famosa?
LEX: Io ho le mie muse ispiratrici sul palco; prendo spunto dai Guns and Roses e Aerosmith. Ma in generale ci ispiriamo anche ai Led Zeppelin, Ramones, Avenged Sevenfold ,Offspring e Nirvana.

Siete stati impegnati ultimamente?
ALE: Ultimamente siamo impegnati in un tour chiamato Heavier than Thunders composto da diverse date, in feste o in locali della zona dove stiamo presentando i nostri primi due singoli che sono "You in my future" e "Ali d'angelo" rispettivamente uno di novembre 2011 (appena finito) e l'altro del luglio 2011. Abbiamo inoltre vinto un contest per band emergenti a Missaglia. Prossimamente pensiamo di registrare un nostro disco di canzoni inedite che conterrà anche i singoli dell' Heavier than Thunders tour.


Vittoria contest band Missaglia


Che emozioni provate quando vi esibite davanti ad un pubblico ?
CECKH: Senza dubbio tutte le volte che salgo sul palco mi sento un po' come se avessi un compito importante da svolgere, ovvero quello di garantire al pubblico una bella esperienza, divertente e allo stesso tempo unica nel suo genere.
Sono molto emozionato quando suono, mi piace creare un legame con il pubblico e con i membri della mia band scambiandoci alle volte delle battute, mentre altre volte cerco di coinvolgere il pubblico trascinandolo sull'onda del nostro sound potente: è questo il segreto per piacere alla gente. L'esperienza sul palco è una tappa fondamentale per ogni rock band, è il momento in cui mi sento veramente me stesso, perché posso esprimermi liberamente: mi viene concesso uno spazio in cui posso fare valere le mie doti, e la possibilità di trasmettere magari qualcosa a chi ci ascolta.
Mi sento invaso completamente da una fortissima energia sempre nuova, che vince la paura di essere giudicato dagli altri.

ALE: Io quando suono davanti al pubblico provo emozioni indescrivibili perchè il palco è la mia vita e riesco a tirare fuori tutto me stesso, a fare vedere chi realmente sono, di che pasta sono fatto ed è il mio momento. Mi sento un passo sopra a tutti gli altri, mi sento un grande, mi sento compreso, finalmente, sul mio mondo e mi sento me. Il pubblico è lì ad ascoltare me e nessun altro e mi sento un vip, uno di grande di rispetto, starei lì sul palco tutta la vita. Per questo do così tanta importanza a questa mia passione.

DAMA: Sono tranquillo, sereno, mi sento felice. A me piace vedere la gente che si diverte quando viene a sentirci e che apprezza comunque la nostra bravura.

LEX: Quando salgo sul palco con 6 corde e un plettro riesco a dire quello che può definirsi "espresso senza aprire bocca" . Consiglio sempre di ascoltare un assolo o una parte strumentale chiudendo gli occhi, aiuta a far riflettere su cosa il musicista vuole comunicare.


Uno dei concerti a Verderio

Avete delle canzoni vostre? Di cosa parlano?
LEX:  Sì, io mi occupo della parte strumentale delle canzoni. Il primo inedito è stato Ali d'angelo, l'ho pensata poco dopo la morte di un mio amico, pensando anche a come si sentono le altre persone e per fare capire l'importanza del "camminare con il proprio bastone e non appoggiato alla spalla di un amico". La canzone si può definire una ballata forte, in vari pezzi viene richiamata la rabbia per la perdita ingiustificata di alcune persone a noi vicine.

CECKH: I nostri testi parlano molto della nostra esperienza personale, principalmente della mia, ma non solo. Abbiamo deciso di scrivere testi in italiano solo in quei casi in cui l'argomento è talmente importante da esigere che tutti lo comprendano facilmente, per cui abbiamo scritto il nostro primo singolo Ali d'Angelo in italiano, verso l'inizio di agosto di quest'anno. Per il resto, generalmente tratto tematiche più vicine alla mia esperienza di adolescente, sposando in parte i canoni del teenage punk americano spensierato e a volte ironico, mentre certe volte rifletto su dei temi che sento particolarmente veri in alcuni momenti della mia vita, temi che possono comprendere la ricerca di una risposta al desiderio di felicità o la volontà di trovare una risposta alle domande che mi pongo, o ancora lo stato confusionale che deriva da una mia incapacità di leggere il senso di ciò che accade nella mia vita (come nel nostro ultimo singolo You in my future). In questi casi il genere delle canzoni spazia dal grunge e post-grunge ad una sorta di metalcore melodico, in generale lo definirei come alternative rock.

Progetti per il futuro?
CECKH: Al momento stiamo lavorando moltissimo, sia a livello individuale, sia come band. In questo periodo abbiamo molte date live, e stiamo lavorando ai nostri ultimi inediti, cercando sempre di perfezionarli mescolando al meglio le influenze e le caratteristiche proprie di ciascun membro. Speriamo di continuare nella stessa direzione, trovando date sempre nuove e avendo la possibilità di farci conoscere in giro, siamo motivatissimi e pieni di idee. 

Un messaggio che vorreste trasmettere come band?
DAMA: Per quanto mi riguarda io voglio far divertire i fans e portare della buona musica in giro.
ALE: Con la nostra musica vorremmo passare messaggi di speranza, di fede, di gioia, di felicità e di solidarietà. Di speranza per quelli che hanno un sogno nel cassetto e che ci sperano davvero che si realizzi perchè è quello che stiamo facendo noi, di fede per poter credere a questo sogno, di gioia per poter vivere la vita al meglio, di felicità per dire che la vita è bella così ma al tempo stesso di solidarietà per le persone che hanno perso un loro caro. Inoltre vorremmo passare messaggi come l'autostima, come il credo e la difesa delle proprie idee ed appunto far capire le nostre idee.

SALUTI ROCK DAGLI ANTHEM NO FUTURE! \M/


siti utili dove potrete trovare anche le canzoni della band e dove potrete seguirla:
FACEBOOK:  http://www.facebook.com/pages/Anthem-No-Future/185520541518359
MYSPACE:    http://it.myspace.com/anthemnofuture
TWITTER:     http://twitter.com/#!/anthemnofuture
EMAIL:          anthemnofuture@gmail.com



lunedì 21 novembre 2011

LUIGIA VILLA: ALLEGORIA DELL'ITALIA A VERDERIO INFERIORE IL 4 NOVEMBRE 1961 di Giorgio Oggioni e Marco Bartesaghi

Alla testa del corteo per l'inaugurazione del monumento ai Caduti di Verderio Inferiore, il 4 novembre 1961, insieme alle autorità cittadine - il sindaco Enrico Zoia e il parroco don Angelo Ricco -  e al rappresentante del governo - il ministro Lorenzo Spallino -  sfilò una giovane, scelta per rappresentare l'allegoria dell'Italia (http://it.wikipedia.org/wiki/Italia_turrita)
La giovane, che allora aveva vent'anni, era Luigia Villa, negoziante e giornalaia di Verderio Inferiore. A chiederle di ricoprire quel ruolo era stato, attraverso la sorella maggiore, il sindaco. Lei aveva accettato "per incoscienza", dice e i ricordi più vivi che ha di quella giornata sono l'imbarazzo e l'agitazione con cui l'aveva vissuta.
La vetrina del negozio di Luigia Villa in occasione del 150° anniversario dell'unità d'italia
 Il corteo, partito dal municipio, che ora ospita la scuola materna, aveva percorso via Roma fino all'incrocio con via Piave e, tornato sui suoi passi, dopo un inversione a U caratteristica anche delle processioni religiose che si svolgono in paese, aveva imboccato via Tre Re e via Rimembranze, percorrendo quest'ultima probabilmente fino al confine, tanto invisibile quanto - ahimè - concreto, fra Verderio Inferiore e Superiore, per poi tornare indietro fino a piazza Annoni, sede del monumento da inaugurare.


In testa al corteo, a fianco di Luigia con l'abito "da Italia", che lei stessa aveva confezionato, e il copricapo a torre merlata, due bambini con il cappello da bersagliere: Ercole Motta e Gianni Rocca. Dietro la banda musicale, proveniente probabilmente da un paese vicino, e i bambini delle scuole elementari accompagnati dalle maestre Mariuccia Bianchi e Carla De Cani.
Giunti al monumento, presidiato, in rappresentanza dei coscritti del 1940, da Adelio Origo e Ambrogio Stucchi, fu il momento dei discorsi ufficiali, pronunciati dal Sindaco Zoia e dal ministro Spallino, della Benedizione, impartita dal parroco, e della poesia recitata da Claudia Bonfanti, scolara delle elementari.
I coscritti del 1940 infine servirono il rinfresco rivolto a tutti gli abitanti, al cui lavoro e al cui contributo economico si doveva la realizzazione dell'opera.
L'emozione per il ruolo che le era stato assegnato impedirono a Luigia di rendersi ben conto, quel giorno, dello svolgimento e del successo dell'iniziativa. I ricordi che ha non derivano infatti tanto dall'aver vissuto e partecipato alla festa, quanto da un album di belle fotografie in bianco e nero  che custodisce nella sua casa e che gentilmente ci ha permesso di riprodurre e pubblicare. Di questo la ringraziamo infinitamente. 












Giorgio Oggioni, Marco Bartesaghi


PASSEGGIATA AUTUNNALE NEI BOSCHI DELL'ADDA di Marco Bartesaghi





Se un pomeriggio d'autunno hai qualche ora a disposizione e voglia di immergerti negli splendidi colori di questa stagione, puoi prendere un sentiero acciottolato che, dal mulino di Paderno d'Adda, poco distante dal ponte, entra nel bosco e scende verso il fiume.






Pareti di "ceppo"dell'Adda


Dopo qualche decina di metri imbocchi la prima deviazione a destra che incontri e che, rimanendo nel bosco e fiancheggiando pareti verticali di "ceppo", ti porta all'acquedotto di Paderno (quando il sentiero ne incrocia altri, abbi cura di scendere verso il fiume o quello che segue la direzione della corrente del fiume stesso).


L'acquedotto di Paderno d'Adda
Di fronte all'acquedotto il canale di alimentazione della Centrale Elettrica Esterle scorre in superficie per qualche decina di metri: puoi percorrere il sentiero che, quasi al livello dell'acqua, fiancheggia il lato destro del canale.






Lo raggiungi attraversando un ponticello sopra l'arco da dove sgorga l'acqua e scendendo una ripida scala in ferro.
Dove l'acqua torna sottoterra, riattraversi il canale e prosegui lungo il sentiero fino a raggiungere l'alzaia dell'Adda nei pressi di un ristoro, aperto, probabilmente, solo d'estate.
All'alzaia svolti a destra fino alla scala che sale alla Madonna della Rocchetta, una chiesina che risale al 1300, punto di arrivo di una tappa del Cammino di Sant'Agostino che si snoda per la Brianza.
Il Santuario della Madonna della Rocchetta


Se sei fortunato la trovi aperta e trovi anche un signore che gentilmente te ne riassume la storia.


Sul retro della chiesa sono state ritrovate due antiche tombe contenenti tre cadaveri; di fronte gli archeologi lavorano allo scavo di una grande cisterna.

Gli sacavi della cisterna
Tornati all'alzaia, attraversi il ponte da cui vedi le conche che permettevano alle imbarcazioni di superare agevolmente i dislivelli del canale.
 
 
 
e sali lungo una mulattiera acciottolata che sbuca al cimitero di Porto d'Adda.

Per tornare a Verderio ci sono alcune vie campestri. Però, se vuoi o se è gia quasi buio, puoi seguire la strada asfaltata e lasciarti prendere dal fascino - perché ce l'hanno - dei tralicci in ferro delle numerose linee elettriche aeree che attraversano questa parte del territorio. 








Marco Bartesaghi


 

domenica 6 novembre 2011

IL MONUMENTO AI CADUTI DI VERDERIO INFERIORE COMPIE 50 ANNI di Marco Bartesaghi

Cinquant'anni fa,  4 novembre 1961, veniva inaugurato a Verderio Inferiore il Monumento ai Caduti in Guerra. L' opera era stata fortemente voluta dalla popolazione, che quasi all'unanimità, partecipò con il lavoro e la sottoscrizione in denaro alla sua realizzazione.
Il giorno dell'inaugurazione si svolse una imponente manifestazione e, a nome del governo nazionale, fu presente  e prese la parola il Ministro delle poste e Telecomunicazioni, Onorevole Lorenzo Spallino.



In origine il monumento era composto da una base a forma di trapezio, i cui lati obliqui erano due scale che salivano fino alla base superiore. Una lapide, alta quanto il trapezio, recante i nomi dei caduti di Verderio Inferiore nelle due grandi guerre del novecento, si affacciava alla piazza Annoni, mentre una  soldato in 
bronzo, nell'atto di salire l'ultimo gradino della scala sinistra, ergeva con il braccio teso una bandiera.

In anni recenti la base trapezoidale è stata sostituita da due parallelepipedi di granito, uno grande , sul quale è fissata la lapide, e sopra il quale poggia l'altro, piccolo, che funge da gradino per il soldato in bronzo.


Di fianco al monumento in una semplice targa in bronzo, montata su un masso grezzo di granito,  è espressa la gratitudine e la solidarietà dei cittadini di Verderio Inferiore per tutti gli operatori di pace e di giustizia.



A realizzare l'immagine del soldato del monumento ai caduti fu chiamato lo scultore Giuseppe Mozzanica di Pagnano, un artista che già aveva lavorato opere del genere per altri comuni del territorio: suo ad esempio il soldato del Monumento ai Caduti di Merate. Per avere maggiori notizie sulla sua figura potete consultare il sito a lui dedicato all'indirizzo:
http://www.fondazionegiuseppemozzanica.it/

sabato 5 novembre 2011

CONCLUSIONI ED INSEGNAMENTI DELLA GIORNATA DEL 4 NOVEMBRE 1961 di Enrico Zoia

Enrico Zoia era sindaco da meno di un anno quando a Verderio Inferiore fu realizzato il monumento ai Caduti di tutte le Guerre.Quest'opera, che si può considerare la prima notevole della sua amministrazione, è ricordata da lui con molto orgoglio, non tanto, o, meglio, non solo per l'opera in sé, quanto per il forte coinvolgimento e la partecipazione che riguardò gran parte della popolazione. Quando in un'intervista di qualche mese fa gli chiesi quale fosse stata la sua prima opera da sindaco così rispose:
"La prima cosa che interessava ai verderiesi era il monumento ai caduti. E allora sono partito subito per fare quello. Infatti è stato inaugurato il 4 novembre del 1961. L'abbiamo realizzato senza che il comune spendesse una lira: sottoscrizioni, lavori gratis eccetera, come si faceva una volta. Avevamo fatto delle riunioni dei capo famiglia e dei consigli comunali apposta".
Dopo l'inaugurazione del monumento e dopo il discorso che tenne alla presenza del Ministro Spallino, intervenuto alla cerimonia,  Zoia scrisse un'altro lungo testo di ringraziamento e di plauso alla popolazione di Verderio Inferiore: un inno alla solidarietà e all'impegno collettivo, l'unica ricchezza su cui il comune poteva contare per sopperire alla mancanza di mezzi economici e realizzare comunque le strutture e i servizi di cui si aveva bisogno. Questo discorso fu forse letto, non lo ricorda di preciso, alla prima riunione dei capo famiglia che si tenne dopo l'inaugurazione del monumento. M.B.


CONCLUSIONI ED INSEGNAMENTI DELLA GIORNATA DEL 4 NOVEMBRE 1961
 
La giornata del 4 Novembre del 1961 rimarrà una giornata indimenticabile. Indimenticabile per tutti coloro che l'hanno voluta, che l'hanno preparata con cura, con amore; con la stessa cura e lo stesso amore che l'artista infonde alla sua opera. Indimenticabile per coloro che hanno avuto la fortuna di viverla. Non è di tutti i giorni vedere tanto entusiasmo, tanto altruismo, tanta dedizione.



Nessuno pensava che Verderio Inferiore fosse capace di fare ciò che ha fatto, nessuno osava credere che una grande moltitudine di cittadini partecipasse alla manifestazione, nessuno poteva pensare di vedere le case, le strade così abbondantemente addobbate. In quella giornata non solo abbiamo dimostrato che non temiamo alcun confronto nel saperci organizzare, ma soprattutto abbiamo convinto noi stessi e gli altri che nonostante le nostre miserie, che nonostante le nostre misere risorse economiche, possediamo una ricchezza di valore inestimabile che nessuna moneta, pregiata o no,  può acquistare : la volontà di fare e l'orgoglio di fare bene.
Questo è il nostro unico e vero patrimonio che ha dimostrato, in occasione della costruzione del monumento ai Caduti di tutte le guerre, di poter sostituire egregiamente la ricchezza materiale.
Quanti paesi notoriamente più ricchi e più provveduti del nostro non hanno mai vissuto una giornata come l'abbiamo vissuta noi di Verderio Inferiore e questo perché in quei paesi non esiste la volontà che noi abbiamo dimostrato di possedere, perché in quei paesi non c'è quell'unità d'intenti fra i cittadini, fra amministrati e amministratori che è indispensabile per la riuscita di qualsiasi manifestazione, perché in quei paesi non esiste la solidarietà. Tutti questi fattori noi li possediamo e in abbondanza e ciò che abbiamo fatto è solo l'inizio, è il primo gradino di una grande scala che tutti insieme edificheremo.
Con la costruzione del monumento abbiamo gettato solamente le basi che hanno dimostrato di poter sorreggere gigantesche opere e noi queste opere le costruiremo, perché le vogliamo costruire.



La giornata del 4 Novembre è servita anche e soprattutto ad iniettare in ciascuno di noi una linfa nuova che ha ridestato in noi il senso dell'orgoglio, dell'altruismo ed ha messo a fuoco le nostre capacità, la nostra ferma volontà di non essere mai secondi ad alcuno. In quella giornata abbiamo anche dimostrato che Verderio Inferore è una grande famiglia dove si esalta il giusto e si condanna l'ingiusto, dove si coltiva la liberalità e si anienta l'egoismo. Dobbiamo perseverare in questo, dobbiamo fare degli sforzi, dobbiamo sacrificare i nostri egoismi che determinano spesso dei mali comuni, dobbiamo gareggiare, ognuno secondo le proprie possibilità e secondo le proprie attitudini, nell'operare a favore della collettività. Dobbiamo essere sempre vicini ai concittadini colpiti dalle sventure portatrici di miseria, di lacrime e di dolore. Dobbiamo tutti insieme formare una grande catena, la catena della fraternità e della bontà, ove ognuno di noi deve rappresentare un anello indissolubile.



Questa catena noi la possediamo, ora dobbiamo solo rafforzarla e difenderla contro chiunque la vorrà spezzare. Il nostro vero patrimonio sta nella nostra unione, nella nostra collaborazione ed è giusto e democratico che ci sia anche un senso critico che serve a fare di più e di meglio, ma questo deve essere costruttivo e non distruggitivo. Non c'è posto per coloro che si limitano a guardare dalla finestra, pronti a lanciare ingiustamente critiche ed insolenze. Le critiche le accettiamo, e molto volentieri anche, purché provengano da uomini attivi e volonterosi, che sanno sacrificarsi per il bene comune, per la collettività, che rispondano sempre volentieri ai nostri appelli e sono entusiasti, pur dando la loro opera gratuitamente, di poter essere utili alla comunità.
Questi uomini ci sono ed in gran numero anche, ma il lavoro  che dobbiamo svolgere è molto ed occorre che questa schiera di pionieri diventi sempre più numerosa.
Gli egoisti, i critici di professione, coloro che in ogni loro azione hanno sempre come principio base il proprio tornaconto e non sanno distinguere il diritto e la ragione dall'egoismo; coloro che travisano, perché a loro conviene, la verità e la realtà delle cose; coloro che intravvedono in ogni provvedimento preso dalle autorità competenti una lesione ai proprio diritti ed una ingiustizia compiuta a loro danno, solo perchél'applicazione dei regolamenti impone quasi sempre degli obblighi che quantunque non siano convenienti e vantaggiosi per l'individuo, lo sono sempre per la collettività, troveranno in me un difensore implacabile ed un baluardo insormontabile della collettività e dei beni comuni.
Ed ora concludo esortando i volonterosi, i buoni pensanti a perseverare  sulla via intrapresa, perché solo camminando su quella via e tutti uniti noi faremo del nostro paese un'oasi di tranquillità, di concordia e lo renderemo sempre più bello e più confortevole.

Enrico Zoia, 1961

Le fotografie del giorno dell'inaugurazione del Monumento ai Caduti, 4 novembre 1961, sono di proprietà di Luigia Villa di Verderio Inferiore. la ringrazio per avermele messe a disposizione.

IN UN CIMITERO DI GUERRA di Antonia Pozzi


Così bianca ed intatta è la coltre
di neve
su voi
che segnarla del mio passo non oso
dopo tanto cammino 
sopra le vie di terra.
Per voi dall'alto suo grembo
di ghiacci e pietra discioglie
un lento manto di nubi
il Cimon della Pala.
Per voi taccion le strade
e tace il bosco d'abeti
spegnendo
lungo la valle ogni volo di vento.
Io strappo alla chioma di un pino
un ramo in forma di croce:
di là dal cancello lo infiggo
per tutte le tombe.
Ma di qua dal cancello
serrata
contro le sbarre
dalla mia profonda
pena d'essere viva
rimango
e solo è in pace
con la vostra pace
il sogno
dell'estremo giacere.

Antonia Pozzi, 21 gennaio 1933
In Antonia Pozzi, Parole
Milano 1938

GIUSEPPE ED EDOARDO CODARA, SOLDATI ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE di Maria Fresoli


Giuseppe e Edoardo nacquero a Robbiate da Giovanni e Mandelli Luigia, il primo nel 1887, il secondo nel 1898; altre cinque sorelle componevano la numerosa famiglia. Entrambi contadini "possidenti" come si definiva allora  chi era proprietario di casa e terra , furono  chiamati al fronte tra il 1915 e il 1917.
Giuseppe, quasi trentenne venne spedito nelle zone del Cadore come "Fante"nel reparto di Salmeria (1915) con il compito di guidare i muli al trasporto dei viveri e munizioni. Terzogenito maschio, agricoltore e allevatore per tradizione e  per passione, prima della guerra era solito accompagnare il padre ad acquistare mucche di razza "bruna alpina" a Morbegno:  l'andata era in treno ma il ritorno con i bovini condotti a mano era  da Morbegno a Colico a piedi e qui,caricate le mucche sui barconi, arrivavano a Lecco e, da Lecco a Robbiate ancora a piedi. Un'altra passione era il vigneto del Monterobbio che coltivava con l'aiuto del padre e del fratello e da cui si ricavava il famoso vino.
Giuseppe ritornò alla fine della guerra ferito e malridotto, riprese il suo lavoro, si sposò ed ebbe un figlio maschio, ma alla finre del 1925 morì di tisi a 38 anni.

Edoardo, ultimogenito, partì per il fronte a soli 19 anni  prestando servizio in Fanteria ; lasciò Robbiate nella primavera de 1917 per Piacenza dove c'era lo smistamento delle reclute e lì venne incaricato subito di ramazzare i cessi: lui si rifiutò, allora il superiore  minacciò di spedirlo al fronte, ma lui tranquillo, rimase fermo nel suo rifiuto: tanto sapeva benissimo che ci sarebbe andato comunque. Si ritrovò a Caporetto sotto le bombe e, nella disfatta una scheggia di granata gli squarciò la schiena, venne curato nell'ospedale di Monfalcone: raccontava il dolore delle medicazioni, l'indugio dell'infermiera a togliere la garza da quell'enorme ferita, allora  lui se la levava da solo ,guarito ripartì per il fronte.
Caporetto, Montello, Cividale,San Daniele, Isonzo e Tagliamento, la linea del Piave, Vittorio Veneto, ....poi le pulci e i pidocchi che non davano pace, la fame e il rancio immangiabile, morti, feriti e ...nostalgia di casa.
Queste sono le cose che Edoardo  raccontava della guerra. Cose udite e riudite e lui sempre si emozionava fino alle lacrime. Una guerra vissuta sulla sua pelle che riportò a casa lacerata. Edoardo compì il suo dovere con coraggio e onore e venne congedato nell'ottobre del 1920. Si sposò con la vedova del fratello Giuseppe, dalla quale ebbe una figlia e un figlio, fu sempre una persona seria e umile e pronta a dare una mano a chiunque o meglio, come si usava dire allora, era "un galantomm".

I DOCUMENTI

Quelli che seguono sono documenti relativi alla partecipazione di Giuseppe ed Edoardo Codara alla Grande Guerra.
Retro di una cartolina inviata al soldato Giuseppe Codara in zona di guerra nel 1917.
   

Giuseppe Codara, il primo a destra in piedi, con altri soldati

Elenco dei reparti di servizio di Codara Edoardo, fratello minore di Giuseppe, del quale fa riferimento la cartolina.

 Polizza a favore dei combattenti, intestata a Edoardo Codara



Croce al merito di guerra concessa a Edoardo Codara
Medaglia a ricordo della guerra assegnata a Edoardo Codara nel 1923


1970 –Edoardo Codara è nominato Cavaliere all’Ordine di Vittorio Veneto.

 Polizza assicurativa intestata a Edoardo Codara, in quanto militare combattente

Clicca sui documenti per ingrandirli

Maria Fresoli