sabato 4 giugno 2011

IL MESTIERE DI SINDACO: ENRICO ZOIA, SINDACO DI VERDERIO INFERIORE DAL 1961 AL 1973 di Marco Bartesaghi

Ha 80 anni Enrico Zoia e li porta davvero bene. Merito anche, ne sono convinto, delle due camminate settimanali in montagna (soprattutto su quelle di Lecco), per ognuna delle quali compila, al ritorno, una sintetica ma completa relazione (luogo, durata , dislivello, numero passi: la sua natura di ragioniere che affiora, secondo la figlia Lucia): "però in montagna non ci vado da sempre: ho cominciato a 60 anni, quando sono andato in pensione. All'inizio avevo un gran passo. Da qualche anno, dopo che ho subito un'operazione per un aneurisma, non è più come allora ma me la cavo ancora bene"

Nato a Sulbiate il 6 gennaio 1931 si è trasferito a Verderio Inferiore nel 1956, quando ha sposato Luigia Andreotti. Hanno avuto tre figli, due femmine e un maschio.
Oltre a quella per la montagna  ha almeno altre due passioni: le divise e la medicina. La prima lo ha portato ad avere sempre buoni rapporti con l'arma dei Carabinieri.
Alla medicina e,in particolare, all'attività dell'Ospedale di Merate si è avvicinato interessandosi dei malati di Verderio, molti dei quali ha assistito in sala operatoria, grazie all'amicizia con alcuni medici.


 "Una volta mi sono commosso. Era un venerdì sera; Sartori, che era il primario, bravissimo, era in giro a cercarmi - lavoravo all'Agrati Garelli e alla sera, prima di venire a casa, mi fermavo all'ospedale -  mi cercava perché c'era una donna vecchia di Verderio che non si faceva operare se non c'era il sindaco presente".


Quindi lei non lavorava in ospedale?
"No, non lavoravo in ospedale, ho fatto parte del Consiglio d'Amministrazione dal 70 al 75, cinque anni, quanto durava la carica di consigliere".
Oltre a frequentare la sala operatoria, quando era sindaco assisteva alla riesumazione dei cadaveri
"Volevo vedere come si erano conservati".
Anche le armi lo hanno sempre affascinato ma le armi, si sa, sono pericolose e qualche rischio l'ha corso.
"Come quella volta che avevano fermato i tedeschi a Verderio Superiore - era il 28 aprile del 1945,: sulla vicenda potete trovate notizie su questo blog sotto l'etichetta "Regime fascista e Liberazione" - con un altro ragazzino come me, avevo 14 anni, ero venuto da Sulbiate in bicicletta. Abbiamo raccolto un sacco di pallottole e due mitra - i mitra i eren pusé grand de me (1)- che i partigiani quasi subito ci hanno preso. Qualche pallottola però l'ho portata a casa  e con la polvere ho fatto alcune cartucce che ho cercato di sparare con un fucile da guerra che un amico di mio papà, tornendo la canna, aveva trasformato in fucile da caccia: dall'arma è uscita una fiammata: se non fosse che sparavo di sinistro avrei perso l'occhio"

Dopo questa presentazione passiamo all'argomento della chiacchierata: la sua esperienza di Sindaco di Verderio Inferiore, dal 1961 al 1973
"Sono stato eletto l'1 gennaio 1961 da un Consiglio Comunale appositamente convocato - allora il Sindaco non veniva eletto direttamente dai cittadini, come adesso. Si era dovuto procedere alla nomina a causa delle dimissioni di Gianfranco Gnecchi. Prima di trasferirmi a Verderio ero già stato assessore a Sulbiate"

Gianfranco Gnecchi Ruscone era stato nominato sindaco di Verderio Inferiore dal CLN, alla fine della guerra, poi aveva ricoperto la carica di primo cittadino a seguito di elezioni municipali. L'ultima nomina risaliva al 20 novembre 1960, meno di due mesi dalle dimissioni.

Perché si era dimesso?
"In una riunione di giunta a cui non era presente - abitando a Milano capitava spesso - avevamo modificato una decisione che lui aveva preso, non mi ricordo su quale argomento: diede le dimissioni e non ci ripensò più."

Si dimise anche dal Consiglio?
"Sì, sì, da tutto."

Quale fu la sua prima iniziativa da Sindaco?
"La prima cosa che interessava ai verderiesi era il monumento ai caduti. E allora sono partito subito per fare quello. Infatti è stato inaugurato il 4 novembre del 1961. L'abbiamo realizzato senza che il comune spendesse una lira: sottoscrizioni, lavori gratis eccetera, come si faceva una volta. Avevamo fatto delle riunioni dei capo famiglia e dei consigli comunali apposta".



Riunioni dei capi famiglia?  Mi spieghi un po' cosa intende?
"Erano riunioni a cui erano invitati i capi famiglia. L'Amministrazione  presentava il bilancio consuntivo dell'anno precedente e le sue intenzioni  per il nuovo anno e i cittadini dicevano cosa ne pensavano"

Quali erano le maggiori difficoltà in quegli anni?
"Le maggiori difficoltà? Che de dané ghe n'eren minga (2), e per fare le opere necessarie dovevi fare i salti mortali. La prima opera grossa che ho realizzato è stata quella di portare l'acqua alla cascina Brugarola. Gnecchi l'aveva portata passando attraverso i campi. A un certo punto però l'acqua si era interrotta e non arrivava più: abbiamo dovuto rifare tutto passando lungo le strade. Sarebbe stato bello poter mettere anche una pompa ma i soldi non erano stati sufficienti".

Su quali entrate poteva contare il comune?
"C'erano i contributi della cassa per l'agricoltura e i contributi prefettizi. Le tasse che il comune poteva far pagare e rimanevano sul territorio erano la tassa famiglia e l'imposta di consumo. La riscossione di questa era appaltata dal comune a una ditta che, in ogni paese, nominava un proprio cassiere"

Su cosa si pagava l'imposta di consumo?
"Si pagava su tutto quello che si consumava: costruivi la casa? Dovevi calcolare le quantità dei vari materiale che utilizzavi e su queste quantità si applicava la percentuale d'imposta. Si pagava anche sul cibo. Questa non è una barzelletta: in viale Padova a Milano c'era il dazio, dove appunto si fermavano i camion per pagare l'imposta di consumo su quello che trasportavano. Un giorno hanno fermato uno di Sulbiate che sulla bicicletta el gh'aveva di salamit; l'han catà e vureven fach pagà ul dazi, e alura, per mia pagà, l'è turnà indré un tuchel e i à mangià tutt (3). Si pagava in tutti i comuni: se compravi del materiale dovevi passare dal daziere ( qui era il papà di Orazio). Naturalmente si cercava di pagare il meno possibile:ad esempio, quando il daziere non c'era, magari perché era in vacanza, le osterie facevano arrivare il vino così non dovevano pagare. E' durata, mi pare, fino al 1973".

Un altro problema affrontato nel suo periodo da sindaco?
"La fognatura: il genio civile voleva che facessimo la fognatura. E i dané? Non c'erano. Allora abbiamo proposto di cominciare a fare la tombinatura, un'opera, che quando ci fossero stati i mezzi per munirla delle tubature adatte e dell'impianto di depurazione, si sarebbe potuta trasformare in una fognatura vera e propria. Abbiamo presentato un progetto, il genio civile dopo averlo visto ci ha dato le indicazioni su come modificarlo e poi, quando gli abbiamo mandato la versione definitiva ce lo ha bocciato    Allora ho telefonato a Borghi, onorevole di Como che era stato anche sottosegretario: "devo andare dal prefetto a far fuori la questione, però vieni anche tu". Siamo andati e io avevo la lettera di dimissioni in tasca. Dopo l'incontro con il prefetto, il progetto è stato accettato"

Altro ancora?
"A Verderio Inferiore non c'era l'ufficio postale, a Verderio Superiore sì. L'abbiamo ottenuto anche noi, anche se quelli di Verderio Superiore non volevano. L'onorevole Spallino, che era venuto a inaugurare il monumento ai caduti, era il ministro delle poste.
Poi abbiamo fatto l'asfaltatura delle strade, e gli ambulatori che prima non c'erano.
Una cosa, mi ricordo, mi aveva fatto incazzare: io non volevo il segretario comunale durante le ferie, perché dovevo pagare il mio e anche il sostituto. Allora eravamo in consorzio con Verderio Superiore. Ho fatto di tutto per non averlo, ho scritto una letteraccia ... ma alla fine ho dovuto accettare"


Com'erano allora i rapporti con Verderio Superiore?
"Non erano male. Allora c'era come sindaco il Villa (Armando). Eravamo amici, siamo andati a Roma insieme, io, lui, il Zappa, sindaco di Merate, il geometra Penati, che era assessore a Osnago, ospiti della Presidenza della Repubblica. Saragat aveva invitato i sindaci. Siamo partiti con la mia macchina al sabato a mezzanotte e siamo andati al Quirinale".

E con la parrocchia?
"Quando ero io sindaco è stata intestata ai sacerdoti di Verderio Inferiore una cappella del cimitero. Questa, prima, era di un prete di Milano, don Ferrari e prima ancora dei Mattavelli: c'erano sepolti anche i cadaveri carbonizzati di quando era bruciata la casa dei Mattavelli. Quando l'han venduta, o regalata, a questo prete li han tirati fuori e messi in un ossario comune. Quando Don Ferrari ha fatto il venticinquesimo di Messa a Milano ha voluto che presenziassi con la fascia da sindaco e in quel occasione mi ha detto che aveva intenzione di donare la cappella alla parrocchia. Allora io ne ho parlato con il curato, Don Giuseppe Redaelli, il fratello di don Paolo, e la cosa si è fatta. Però dopo il Consiglio Comunale doveva decidere sulla concessione e lì sono andato in minoranza..."

La cappella dei sacerdoti al cimitero di Verderio Inferiore
 
Perché?
"A un certo punto il comune doveva deliberare se assoggettare o no la cappella alla concessione.  In pratica se far pagare, come pagavano tutti i privati, ogni volta che c'era una sepoltura oppure no. Io volevo che pagassero, tutto il resto del Consiglio no. Lo sapevo già prima che quella sera lì sarei andato in minoranza".

Poi c'è stata la storia della scuola materna, o meglio dell'asilo, come si chiamava una volta...
"Io e un assessore socialista, Pietro Mapelli, avevamo deciso di sistemare lo stabile dell'asilo. Ogni settimana mandavamo gli inviti ai cittadini per farli venire a lavorare alla domenica: erano intervenute più di 150 persone per un totale di 10000 ore lavorative. Al termine dei lavori ho chiesto al parroco di organizzare un'assemblea per rendere conto del lavoro fatto, delle spese e dei risultati raggiunti. Ma lui non ha voluto e allora la cosa è finita lì. Ma io un po' me la sono presa..."

E con il parroco successivo, don Paolo, che era fratello di don Giuseppe?
"Don Paolo l'era pusé a la man. Bisogna dire, onestamente, che don Giuseppe non stava bene, infatti è morto giovane. Una volta don Paolo viene e mi dice che ci sarebbe da mettere a posto il tabernacolo. Gh'ò dì, "te mandi mi du omen", gh'ò manda Dumenec e Pierin,: gh'ò manda du sucialista a metech a post el tabernacul , va bene? (4)"

In un'altra occasione, parlando del dottor Zamparelli, lei mi ha detto che in un paese come era Verderio una volta, le persone che contavano, quelle a cui i cittadini si rivolgevano per ogni problema, erano il parroco, il dottore e il sindaco. Per che cosa si rivolgevano a lei?
"Un po' per tutto. Chi mi doveva parlare veniva a casa mia, allora abitavo in condominio, perché se venivano in comune dopo la gente diceva "l'è sta ciamà dal sindech"(5). Mia figlia quando apriva gridava "Papà dico che ci sei o che non ci sei?" Le racconto la più spiritosa che m'è successa"

(Mi scuso per chi non apprezza, ma qui il dialetto è d'obbligo. Cerco di trascriverlo come meglio mi riesce)
"Era un sabato sera è venuto uno che si era appena sposato e mi ha detto
la mia dona la masi
Oh, se la t'à fà?

l'era mia a post!
 e va bé, scusem, ti te seret a post? Ti te se stà cui cuscritt, te se andà a Berghem - dove c'era la casa di tolleranza - Poeu te se andà anca a suldà. E alura? se te seret mia a post ti perché la duveva ves a post le?
Me lo ricordo ancora, era come se gli avessi dato una mazzata in testa

el gh'à resun, el gh'à resun! El me scusa, el me scusa
E l'è andà a cà
! (6)
"Questa è stata la più inimmaginabile, ma poi ce n'erano altre. Ad esempio l'apertura delle successioni, specialmente se c'erano le mogli degli eredi, perché per le mogli degli eredi i propri mariti erano sempre più cretini degli altri, secondo quello che sostenevano loro. Perché, ad esempio, se una cosa spettava a me valeva 1000 lire, se la stessa cosa spettava a un altro, a lei ad esempio, ne valeva 5000".


Ma perché? Si andava dal sindaco per aprire le successioni?
"Molti lo facevano. Venivano da me e io gli facevo fare il testamento olografo".

Glielo scriveva?
"No glielo dettavo. Se erano un po' lunghi lo scrivevo io e dopo loro lo copiavano, perché doveva essere datato, scritto e sottoscritto dal testatore, altrimenti era nullo. Finché ero in grado facevo da solo, altrimenti mi facevo consigliare dal notaio Bosisio, di Merate. Io ho ancora una penna stilografica Mont Blanc, che è molto grande  perché lui, che aveva sempre delle penne molto grosse, mi diceva "Se gh'ò de scriv un att, podi minga andà là cunt el bugetin d'inchioster" (7)"

I testamenti li teneva lei?
"No, li tenevo in una cassetta di sicurezza in banca perché non si poteva mai sapere, magari mi bruciava la casa..."

Ma si faceva così dappertutto? Anche negli altri paesi?
"No.Qui hanno cominciato così, non so perché.."

Tanti lo facevano?
"No, perché non c'erano tanti proprietari"

E all'apertura?
"Avevo una mia tecnica. Venivano tutti gli eredi; se c'erano anche dei maschi sposati venivano anche le loro mogli per difendere i mariti contro gli altri. Finché mi divertivo a sentirli, gh'e lasavi fà, dopo mi stufavo, perché ripetevano sempre le stesse cose. Allora dicevo:
Io sono qui perché l'avete voluto voi, se volete potete anche andar via subito, però se fate quello che voi dite, non solo non guadagnate una lira ma dovete prendere un avvocato ciascuno; perciò arrangiatevi. Allora decidete di prendere l'avvocato? Vi costerà - e sparavi 'na cifra - fate quello che volete. Io vi ringrazio così mi lavo le mani e i piedi e se na parla pú difatti. Basta, i taseven e i se meteven d'acordi. I prim volt m'incasavi: inn parent, inn fradei va che casin che tiren foeura. E mi lamentavo con il notaio Bosisio e lui "Sindech, l'è nurmal - el me diseva - difficilmente gh'è quaidun che 'l va via lesc, succede di tutto , è normalissimo che litighino" e infatti l'era vera..."(8)

Com'erano i rapporti fra i sindaci di paesi piccoli come Verderio Inferiore e i dirigenti del partito di riferimento, quindi per lei con la Democrazia Cristiana?
"Io ero diventato amico del Senatore Morlino, forse anche perché ho sempre avuto il vizio di parlare, cioè di dire quello che pensavo. Io, Villa e  Zappa l'avevamo conosciuto a Roma a un convegno, che aveva organizzato, dei sindaci rurali. Quando lui è venuto per la prima volta a Merate voleva  che ci sforzassimo di procurare nuovi elettori, nuovi voti. Io, che in genere seguivo tutte le operazioni di voto, gli ho detto che non riuscivo a distinguere, a sapere quali erano i voti nuovi e quelli vecchi, i voti son voti e basta. Non so se per quel fatto lì o cosa altro, fatto sta che ha preso una simpatia per me. Quando avevo bisogno gli telefonavo alla mattina alle otto meno un quarto. Lui è morto d'improvviso d'infarto, quando ricopriva la carica di Presidente del Senato. E pensare che avevo già fissato la data per andar a Roma dove, per un giorno,  avrei fatto insieme a lui il Presidente del Senato ... sul serio avrei passato un giorno con lui, tutto il giorno ..."

Altri personaggi politici con cui ha avuto a che fare?
"Mi hanno aiutato molto Borghi, Martinelli, Golfari. Di Citterio ero amico e coetaneo. Bassetti, quando era Presidente della Regione Lombardia, mi aveva offerto il posto di capo del personale in regione. Ho fatto due colloqui ma poi gli ho detto di no".

Perché?
"Quando mi hanno chiesto gli ho detto "qui, quando ci sarà da prendere il personale, le raccomandazioni pioveranno, e sicuramente sarà difficile non prenderle in considerazione perciò non ci vengo " e non ci sono andato solo per quel motivo"

A questo punto del colloquio interviene la moglie che dice, tra il polemico e il rassegnato: "non ha raccomandato mai neanche un suo figlio"
"Ecco, questo lo scriva, lei - riferendosi alla moglie - mi rimprovera sempre che con tanti anni in ospedale eccetera non ho mai appoggiato i miei figli,mai! Secondo lei ho fatto male, per me no. Io la pensavo così.." 

Nel 1973 lei si è dimesso dalla carica di Sindaco senza portare a termine il mandato: come mai?
"Dal 1965 facevo parte della commissione tributaria e questo non era incompatibile con la carica di sindaco, perché la  commissione tributaria era esclusa la giurisdizione comunale. Nel 73 con la riforma fiscale , quando è nata l'IVA, l'INVIM, le carica di sindaco e di componente della commissione tributaria sono diventate incompatibili. Perciò ho dovuto scegliere. Come sindaco ero al terzo mandato, alla fine del quale avrei  comunque lasciato : ho anticipato un po' i tempi e sono rimasto nella Commissione Tributaria. Il Consiglio Comunale dopo di me ha eletto Bruno Mapelli. Sono stato in Commissione Tributaria per 40 anni, fino al 2006".


E adesso diamo uno sguardo sull'attualità
"E' un disastro, guarda che casino che c'è. Una delle ragioni è che manca il capo carismatico. Questo vale sia nel pubblico che nel privato: se c'è un capo carismatico le cose vanno , se invece non c'è e tutti vogliono coltivare il proprio orticello non si salva più niente. Quando nei partiti c'erano Togliatti, Nenni, De Gasperi, le cose non andavano così.  Adesso invece ...  guarda Fini, non hanno ancora fatto il partito e in giamò a dre a taca a lit, ma sé pò. Perché lo fate dico io?I nostri tempi erano altri tempi: non c'era l'IO, c'era il NOI!".

(Giancarlo) (10) Questo non è un po' in contraddizione con l'idea del capo carismatico?
"No, perché allora non erano loro che si proponevano : venivano riconosciuti come leader per le loro capacità".

NOTA
(1) "I mitra erano più grandi di me"
(2) "Che non c'erano i soldi"
(3) "Sulla bicicletta aveva dei salamini; l'hanno fermato e volevano fargli pagare il dazio e allora, per non pagare è tornato indietro un po' e li ha mangiati tutti"
(4) "Gli ho detto "le mando due uomini"; gli ho mandato Domenico e Pierino; gli ho mandato due socialisti a mettere a posto il Tabernacolo"
(5) "E' stato chiamato dal sindaco"
(6) "Io ammazzo mia moglie" "Oh, cosa ti ha fatto?" "Non era vergine" " E va bé, scusami, tu eri vergine? Non sei andato con i coscritti? se andato a Bergamo - dove c'era la casa di tolleranza - Poi sei anche andato a soldato. E allora? Se non eri vergine te perché doveva esserlo lei?" "Ha ragione, ha gagione. Mi scusi, mi scusi" ed è andato a casa
(7) "Se devo andare a scrivere un atto non posso portare il bogettino dell'inchiostro"
(8) "Sindaco, è normale, difficilmente tutto fila via liscio, succede di tutto, è normalissimo - e infatti era così"
(9) "Stanno già litigando, ma si può?"
(10) All'intervista ha partecipato il signor Giancarlo Cereda

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