domenica 19 giugno 2011

GIORGIO E RINO, VITA DI COPPIA A VERDERIO intervista di Marco Bartesaghi


La storia di un paese è la storia delle persone che lo hanno abitato e che lo abitano
Giorgio e Rino abitano a Verderio Inferiore. Giorgio ci è nato, Rino è venuto nel 1998 o '99.. Omosessuali, formano ormai da anni, una coppia stabile.
Questa intervista verte sulla vita, precedente e successiva al loro incontro, e sulla scelta che hanno fatto di trascorrerla insieme a Verderio.
Giorgio

Marco (M) - Gay Pride, orgoglio omosessuale: siete orgogliosi di essere gay?

Rino (R) - Mah, io devo dire che non capisco molto il discorso dell'orgoglio omosessuale. Poiché ritengo che la sessualità, etero o omo, sia quanto di più naturale esista, non vedo il motivo per cui ciascuno di noi, che sia etero o che sia omo debba sentirsi orgoglioso: non mi sento penalizzato perché sono gay, ma neanche superiore agli altri. Trovo invece importante che il "Gay Pride", Giornata Mondiale dell'Orgoglio Omosessuale, enunci l'orgoglio omosessuale: qui infatti la faccenda è diversa, perché si tratta di un "movimento" che condanna le discriminazioni. 

M - Io penso che per "orgoglio gay" si intenda la volontà di non nascondere la propria condizione. 
Giorgio (G)  - Non mi sento affatto di dovermi nascondere, anzi. Il mio percorso è iniziato fin da ragazzino, intorno all'età di 8, 9 anni. A quell'età avevo già sviluppato dentro di me l'attrazione verso il sesso maschile. Quello femminile lo vedevo solo come, se così si 
può dire, valvola di sfogo, a cui raccontare i miei percorsi o eventuali episodi di discriminazione subiti. Le discriminazioni a mio riguardo, se ci sono state, le ho sempre viste non come offesa personale , ma come manifestazione di ignoranza delle persone che possono girare intorno a me. Anzi sono loro che devono andare a consultare libri di testo, ascoltare trasmissioni o leggere i quotidiani dove ogni tanto appaiono storie o racconti di persone gay: ascoltarle potrebbe essere molto utile per loro.
Rino


IL TEMPO DELLA SCOPERTA DI SE'
M - E' più facile per voi avere come amico un uomo eterosessuale o una donna?
G - Una donna, perché ho sempre il dubbio che il maschio eterosessuale comprenda  ma mai fino in fondo.
M - Pensi che una femmina possa capire meglio?
G -Lo do per scontato perché in lei, essendo sviluppato il senso della maternità, c'è una maggior capacità, rispetto a noi uomini, di avvicinarsi alle cose che la vita ti fa conoscere
M - Anche per te Rino vale questo discorso sull'amicizia femminile?
R -Mah, io ho diverse amiche, ma anche degli amici uomini... Certamente non vedo la donna in un'ottica sessuale, questo è sicuro. Ma neanche gli uomini li vedo in quest'ottica solo perché sono uomini. L'ottica sessuale c'è solo quando c'è un interesse, quando scatta un qualcosa, ma non è che tutti gli uomini che vedo ... Le donne invece le vedo esclusivamente come amiche, punto e basta. Non da adesso, da sempre.
M - Da sempre?
R - Da sempre cioè da quando ero ragazzo e ho capito che io non avevo quel tipo di interesse.
M - Giorgio ha detto verso gli 8 - 9 anni: tu?
R -No, 8 anni forse no, non penso. Faccio fatica a trovare una data precisa, però nel momento in cui c'è stato lo sviluppo sicuramente sì: fin dalle prime pulsioni mi sono reso conto che andavano in un senso e non nell'altro

IL RICORDO DI UNA TRAGEDIA
M - Non vi siete mai sentiti sfortunati per essere gay, non avete mai pensato che sfiga proprio a me doveva capitare!
R - No io mai
G - Mai
R - Per il discorso di prima: non mi sono mai considerato sfortunato perché non l'ho mai considerata una disgrazia. Per certi versi però mi sono anche domandato se poteva creare delle difficoltà, quello sì. Cioè mi sono sempre reso conto che il mondo, che la società come è combinata crea dei problemi a uno che non è secondo le consuete regole sociali. Però da qui a considerarsi sfortunati no, questo no assolutamente.... Anche perché torno sempre al punto primo: ho sempre pensato che la sessualità sia una parte, se vuoi importante, dell'individuo, ma anche che l'individuo non sia solo la sessualità, bensì anche un'infinità di altre cose. Non ho mai potuto capire perché la sessualità debba diventare la parte preponderante di sé stessi, non lo è, quindi non vedo perché mi dovrei sentire penalizzato, ecco..
G - Sì, anch'io non mi sono mai sentito sfortunato per essere gay. Anzi mi sento fortunato , non sfortunato, perché ho avuto un carissimo amico, che abitava qui in zona, che quando ha dichiarato ufficialmente ai suoi genitori di essere omosessuale lo hanno ripudiato e da lì è nata una tragedia con la perdita di questo ragazzo. Questa è una cosa che mi addolora profondamente anche a distanza di anni da quando è successa: è inconcepibile che un genitore non accetti le scelte dei propri figli.

 

M - Quindi la tua fortuna è quella di essere stato accettato per come sei
G - Sì, sono stato fortunato rispetto a sciagure che capitano ancora oggi, quando i famigliari hanno difficoltà a relazionarsi o ad accettare la scelta, o meglio la vita di un figlio o di una figlia che ha l'istinto, che nasce dentro di te che non nasce così per caso, di essere gay. Il giorno in cui questo carissimo amico era in crisi profonda, mia madre, che mai si era permessa di fare considerazioni verso nessuno di coloro che transitavano per casa, quel giorno, povera, anche lei ha percepito che quel ragazzo aveva bisogno d'aiuto, perché era andato, venuto e tornato a casa non so quante volte in preda a una crisi di identità, per cui non sapeva più neanche lui che cosa aveva in tasca. Poco dopo, attraverso una mia sorella, ho saputo che si era buttato nel fiume. Questo ricordo mi addolora molto, perché questo ragazzo, mio coetaneo, aveva avuto la fortuna di conoscere un altro ragazzo che abitava in zona. Stavano cercando di conoscersi meglio, di approfondire il loro rapporto. Pensavano di mettere casa insieme. Mi dispiace che questo sogno d'amore sia fallito a causa dei famigliari che non hanno saputo accettare la realtà.
M- Quando è successo?
G -1985 o 1986. Sono passati un bel po' di anni. Queste sciagure ti fanno molto riflettere e capire che tanta gente non è preparata. E' per questo che io tutti i giorni, nella mia quotidianità lotto, e lo faccio sempre a testa alta, cercando di far capire che l'amore esiste anche fra due persone dello stesso sesso, sia maschile che femminile.

LE REAZIONI DEGLI ALTRI
M - A chi vi siete dichiarati per la prima volta? Ai genitori, a un'amica, a un amico? A che età?
R - E chi se lo ricorda!
G -La prima a cui l'ho detto ... ma veramente non penso neanche d'averglielo detto ... diciamo che ci siamo guardati negli occhi ... C'era una mia carissima amica, che abita a Verderio Inferiore, con cui condividevo la passione del teatro. Eravamo impegnati in una recita per raccogliere i fondi per costruire una struttura per portatori di handicap, una cosa molto bella.Per la mia parte io mi vestivo da donna: senza che parlassi, questa amica ha capito che cosa ero io
.
M - Quando è avvenuto?
G -Nel giugno del 1988. Però lei dice di avere capito, ancor prima di questa data, che in me c'era qualcosa di diverso..
R - Sì, perché poi fra amici, se si è veramente amici, e si condividono anche delle cose non occorre un grande fiuto per capire ...
G -Lei dice di aver capito perché avrebbe visto in me una sensibilità che reputa molto rara, non da tutti, verso le sofferenze degli altri. Secondo lei, questa grande sensibilità appartiene solo a persone che nascono con situazioni particolari ... ci vorrebbe qua lei però a raccontare.

M - Ma tu nell'88 quanti anni avevi?
G - Io sono del 1965 quindi.
M - Avevi 23 anni. Prima hai detto che a 8 anni avevi già capito di essere gay. Ma, dagli 8 ai 23 anni chi l'ha saputo,on chi ti eri confidato? Hai avuto dei morosi?
G - No, dagli 8 ai 23 anni non ho avuto morosi, quelli sono venuti dopo. Ho avuto delle esperienze sessuali. Poi, nei miei confronti, c'era curiosità da parte persone dei paesi limitrofi, che forse  intendevano mettermi alla prova.
R - Anche per me è stata una storia simile, non c'è mai stata una vera e propria comunicazione come tu chiedi. Avendo degli amici con cui condividi il tempo libero, vai in discoteca e così via, è inevitabile che, come tu scavi nella loro personalità e ne capisci i contorni, così fanno loro nei tuoi confronti e osservano, fra le tante caratteristiche, anche di che tipo sono le tue pulsioni sessuali. Quindi è naturale che giungano alla conclusione che sei gay, senza necessariamente che tu dall'oggi al domani dica "senti sai che io sono gay?". Così succede anche nell'ambito del lavoro dove, non dimentichiamo, si trascorrono tantissime ore della giornata e si familiarizza con i colleghi che, anche senza fare comunicazioni ufficiali, se non sono ottusi, capiscono. Quando lavoravo nessuno ha mai detto esplicitamente: "ma tu sei gay?" però sono convinto che loro lo sapessero .M'è capitato anche, al lavoro, di presentare il compagno che avevo prima, di portarlo in alcuni viaggi, dove c'erano anche dei colleghi e quindi ...
G - Io ho fatto viaggi e cene di lavoro con dei miei colleghi e ho portato anche Rino
R -Le cose diventano poi talmente naturali:  Giorgio mi porta i saluti dei suoi compagni di lavoro, altri gli chiedono come sto, quando telefonano me li passa e così via ...






M - Da come la raccontate sembra che nessuno vi abbia mai voltato le spalle.
R - Io traumi non ne ho mai avuti e, per quello che so, mi sembra che sia così anche per lui.
G - Ammesso e concesso che coetanei o ragazzi di qualche anno superiore a me mi abbiano apostrofato con parole tipo finocchio, culatone o "mez om", "meza dona" o cose di questo genere diciamo che la natura, o mia madre, mi ha dotato di un grasso sulla cute che tutto fa scivolare via.

M - L'ultima cosa che si direbbe, vedendoti, è che la natura ti abbia dotato di grasso....
G - Perché come ti dicevo prima, le persone che usano questi vocaboli sono ignoranti, non smetterò mai di dirlo.
R - Sì però sta di fatto, come dice Marco, che poi la realtà non è tutta così..
G - Non è tutta così, lo so
.
M - Ci sono degli amici che avevate e che avete perso una volta che hanno scoperto la vostra omosessualità?
R - No, non direi. Succede anche una cosa, che le persone particolarmente ottuse automaticamente tu le escludi. Non è che possiamo essere simpatici a tutti, questo vale nel mondo etero come in quello gay, vale per tutti gli individui. Se uno è cafone e maleducato cosa fai? O lo prendi a pugni e a calci e cerchi la lite oppure dici "il mondo è grande", e coltivi solo le persone che ritieni intelligenti o perlomeno educate. Un po' di sensibilità ti aiuta a capire le persone che sono simpatiche, con cui è gradevole scambiare quattro chiacchiere, e quelle che non lo sono., A questo punto è evidente che fai la scelta. Se poi l'ignorante è proprio uno che abita sotto casa tua e lo devi vedere per forza tutti i giorni, troverai il modo di convivere.
Probabilmente - diciamo anche questo Giorgio - noi gay abbiamo anche un certo un fiuto per capire la sensibilità degli altri.
G- Assolutamente sì, siamo dotati...
R - Non è che voglio incensarmi ma un po' capiamo, magari perché buttiamo lì qualche segnale e la reazione a questi segnali ci aiuta a capire con chi abbiamo a che fare. Molto spesso poi gli atteggiamenti degli altri sono in funzione di come tu ti proponi. Come dire se tu sei maleducato con uno, gli dai dei titoli, è chiaro che quello lì ti risponderà in un certo modo.
G -Se tu ti comporti benissimo, ti muovi tranquillamente svolgi le tue cose nella tranquillità più assoluta la gente intorno a te automaticamente ti apprezza e se può lodarti ti loda per quello che fai e che sei. Non avrei mai potuto fermarmi in un paese in parte bigotto come è Verderio, se non avessi preparato il terreno anni fa. Io e qualche amico, coetaneo o con pochi anni in più abbiamo fatto un grande sforzo per farci accettare per quello che siamo e ora ne raccogliamo i frutti. Questa è una cosa importante e a Verderio io devo dire grazie per aver capito. Verderio me lo porterò sempre e poi sempre nel cuore, e ovunque vado ho una parola carina per la sua popolazione, sia per quella che vi è nata, sia per quella venuta da fuori.

M - Quindi nessun amico o amica si è staccato da voi dopo aver capito o appreso della vostra omosessualità?
R e G - No,no
R - Neanche con i compagni di liceo, neanche con i più esagitati perché ce n'erano certi che erano veramente mezzi delinquenti, però questo no, assolutamente no. Anzi Diciamo che invece che a scuola, al liceo, c'erano molti che mi facevano delle proposte ma io ero molto molto timido, poi l'educazione che mi aveva dato mio padre ... però questo sì: c'erano dei compagni che mi facevano proposte alle quali io non ho aderito, perché ho cominciato la mia vita sessuale molto tardi. Mi sarebbe anche piaciuto, a ripensarci, però ...

M - Conoscete anche storie andate a male, di persone gay come voi che però non avendo la vostra forza di carattere , non vivono o non hanno vissuto così serenamente la loro condizione?
R - Una è quella che ti ha raccontato prima Giorgio...
M - Quella persona però non era di Verderio e poi era stato soprattutto un problema con la sua famiglia...
G - Guarda ci sono anche persone di Verderio che io so, non per sentito dire, che sono gay;-persone  che non hanno fatto il nostro stesso percorso, forse perché non gli interessava neanche farlo, e sono un po' incattivite, quando ci incontrano hanno difficoltà a salutare e così via: non è molto simpatico ...
M -  Persone che sono gay, ma non lo si sa?
G - Che sono gay, di Verderio, che hanno difficoltà a relazionarsi con noi
R - No, Giorgio, non è che hanno difficoltà a relazionarsi con noi, hanno difficoltà a relazionarsi
G - Sì, a relazionarsi in generale...
R - Non con noi, è gente che ha avuto un percorso di tipo diverso, esperienze negative.
G - Che magari sono rimaste scottate, mi dispiace

M - Non potrebbe essere un'autodifesa? cercano di evitarvi perché relazionandosi con voi verrebbero identificati come gay. Non potrebbe essere questo il motivo del loro atteggiamento?
G - No, non penso ...
R - Sì, può darsi

M -Mi ricordo che a scuola, quando si era piccoli, l'attaccare uno con la parola gay, anzi, la parola  gay non esisteva  ancora - da quando si usa, non è tantissimo? -  altre erano le parole che si usavano -
G -  I culatuni
M - "Invertito" era la più usata, ai miei tempi: era la prima parola che io ho conosciuto per identificare l'omosessuale
R - Sì, sì
M -Stavo dicendo che l'accanirsi con qualcuno dandogli dell'omosessuale serviva per togliere da sé il sospetto: "se ti sfotto chiamandoti gay, vuol dire che io non lo sono". Quindi mantenere un po' le distanze potrebbe voler dire: "guardate che io non ho niente a che fare con loro"
R -Sì, si. C'è tanta gente oggi che ha fatto coming out, senza problemi, però c'è tanta gente ancora repressa. E non necessariamente anziani, anche molti relativamente giovani. Certo i giovanissimi sempre di più vanno verso una liberalizzazione totale di queste problematiche, ma la società è composita, c'è un po' di tutto, certamente tanti sono ancora completamente nascosti.  Queste persone vedono più difficoltà di quante ce ne siano veramente. Chi legge i giornali, si informa, parla, ha relazioni un po' con tutti, forse ridimensiona anche queste difficoltà. Certamente se uno vive nel proprio guscio e non riesce a tirar fuori le angosce che ha dentro vede tutto difficile. Ma non è che la gente sta sempre pensare, di tutti quelli che vede in giro, "che tendenze avrà quello lì? andrà con gli uomini? con le donne? col gatto? Non credo che la gente pensi solo a questo, o no? Il discorso è che non se non ti sei accettato vivi male, e non c'è bisogno di essere psicologi per capire che se vivi male te stesso alla fine hai cattivi rapporti anche con gli altri.


M - : A questa domanda avete in parte già risposto: finocchio, frocio,, culattone, checca, invertito. Siete mai stati feriti con queste parole?
R - Questo è il folclore, non mi ha mai fatto niente, anzi trovo divertente queste cose, anche perché a un eterosessuale tu potresti dire "tu sei un puttaniere", pace, sono solo parole colorite
G - Sono parole che scivolano

M - scivolano adesso, alla vostra età, :o hanno sempre scivolato? ... ci sono periodi della vita in cui si fa più fatica ad accettare queste cose...
G . No, No scivolano adesso ma, anche se non si vede sono dotato di grasso,, sono sempre scivolate via. Sono state utilizzate da parte di ragazzi, coetanei e non. Però non gli ho dato peso perché le reputo, e le ho sempre reputate, frasi di poco conto, la vita è fatta di ben altre cose
M - Atti di bullismo nei vostri confronti?
R e G - No. No. Assolutamente no, mai

L'INCONTRO
M - Vi siete conosciuti da adulti, con altre storie alle spalle, fra voi c'è una certa differenza di età: come avete deciso di iniziare una storia di coppia? Da quanto tempo va avanti?
R - Giorgio vuoi rispondere tu?
G - Rispondo io. Ci siamo conosciuti da adulti sul finire del mese di luglio del 1994. E' successo in una discoteca che si chiama One Way, a Sesto San Giovanni, un sabato sera. Io vengo dal bar con un bicchierone di Coca Cola, mi avvio verso la pista  e davanti ai miei occhi vedo una persona con un  bellissimo sorriso ...
(Rino ride) R - Ero io, anche se ti sembra impossibile  
G ... che ballava davanti a un ragazzo che in un primo momento pensavo fosse il suo compagno o suo amico. Ho iniziato a guardarlo, ad osservarlo. Volevo conoscerlo, e mi chiedevo "ma questo cosa ci fa Sesto San Giovanni, in luglio dico, non ci sono fiere, non c'è niente che riguarda la moda, da che parte salta fuori? Devo assolutamente conoscerlo

M -Era un locale gay?
G - Sì, a Sesto S. Giovanni, in via Felice Cavallotti al 179, c'è questo locale gay che si chiamava, e si chiama tuttora, One Way.
M - Come mai hai pensato alla moda? Sapevi già che lui aveva a che fare con quel ambiente?
G - Perché la maggior parte di noi veste quasi sempre immutabilmente con abiti neri e lui indossava una bermuda nera ..
R - Perché era estate..
G - .una magliettina nera, era rasato di capelli, proprio come l'uomo, il compagno di vita che andavo cercando. E poi quel sorriso che non dimenticherò mai: la cosa che mi ha colpito tanto erano gli occhi e il sorriso. Ho parlato con persone che conoscevo, frequentatori dl locale ...
R - Hai fatto indagini?

G - ...nessuno mi sapeva aiutare. Ho pensato "ma che strano questo tipo, deve essere di passaggio, non è conosciuto, sarà uno straniero" - mi sono detto "e vai Giorgio che tu hai questa attrazione verso le persone straniere. Questo è uno da coltivare, assolutamente: io non devo andare a casa questa sera senza averlo almeno conosciuto, se poi ci scappa qualcosa sessualmente bene, anche "Filippo" è contento se no pazienza"
M - Filippo chi è?
(risata di Giorgio; mia figura da ingenuo)
G - Destino vuole che, dopo essermi allontanato un attimo,sono tornato sui miei passi per incontrarlo e lui  non c'era più, scomparso...
R - Sì perché io facevo dei mordi e fuggi, non è che stavo lì...
G - Sono tornato a casa  bastonato, perché ho pensato "adesso dove vado a beccarlo?" ...Però mentre tornavo da solo in macchina dicevo, se il destino lo vuole questa persona la incontro. L'indomani pomeriggio, a Milano, il destino me lo ha fatto conoscere. Quando l'ho visto ho detto "e no è, è proprio lui, e ancora con questo sorriso con questi occhi"

M - Dove? in un altro locale?
G - Sì, in un altro locale. Ci siamo visti, ci siamo parlati, abbiamo fatto del sesso, ci siamo scambiati i numeri di telefono. Lui mi ha detto"io sono in partenza per un viaggio, ti richiamerò al rientro" e al rientro lo ha fatto. Ci siamo visti a settembre, a cena a casa sua
R - Ho detto proviamo, riallacciamo

M - Quanti anni fa?


 

R - E' stato nel '94, siamo nel 2011, 17 anni
G - Fra qualche anno faremo le nozze d'argento ... e niente, ci siamo visti, io naturalmente ero partito, anche di testa verso di lui, perché più lo vedevo, più lo sentivo, più capivo che era una  persona disposta ad istaurare un rapporto di amicizia, che poi poteva essere portata verso l'amore. Perché ero e sono tuttora innamorato di questa splendida creatura che ho davanti ai miei occhi.
R - Basta, cancella tutte queste cose ché se no la gente dice "ma chissà chi è questo qua" e poi quando mi vede...
G - Non lo cambierei con nessun altra persona.

M - E per te, Rino, come è andata?
R - Io venivo da una storia finita male, non per colpa del mio compagno né per colpa mia. Siamo stati divisi dal destino. Era stata anche una storia molto tormentata, diciamo che è stato il grande amore della mia vita, senza togliere niente..
G - Senza togliere niente a me, ci mancherebbe
R - Quando avevo conosciuto questo ragazzo, avevo 25 anni... è stata la mia follia, ero innamorato pazzo ...certe volte quando ricordo le follie che ho fatto mi domando come ho fatto a farle, ecco...quelle cose che tu dici: "madonna!..." insomma è stato il grande amore della mia vita... Giorgio lo sa perché non è una confessione che faccio oggi ... la sua perdita è stata veramente pesantissima, anche perché non pensavo che finisse in questo modo, avevo fatto anche dei progetti per il futuro ....per fortuna c'è stato il lavoro ad aiutarmi, stavo tanto all'estero e questo è stato un tampone molto utile. A un cero punto mi sono chiesto "Cosa vuoi fare?" e ho incominciato ad uscire. Perché c'era stato un periodo che non uscivo neanche, gli amici si erano rarefatti Dopo aver passato molti mesi così a un certo momento mi sono detto che non potevo andare avanti con quella vita, quasi di clausura    a un certo momento devi essere capace di girar pagina. Dovevo ricominciare ad uscire, a trovar gente. Non avevo l'obiettivo di istaurare una nuova relazione perché ero convinto con me stesso che non avrei più potuto avere un'altra storia: quello che avevo sentito per quella persona di non lo avrei più sentito per nessun altro. ...Però bisognava uscire, trovare gente e ho fatto tutto da me stesso, senza l'aiuto di nessuno. Ho incominciato il sabato sera a frequentare qualche locale con l'obiettivo di attutire l'angoscia che mi portavo dentro. Ho avuto anche qualche incontro che mi ha deluso completamente. Fino al giorno in cui ho incontrato Giorgio. Non ho avuto un colpo di fulmine nei suoi confronti - lui lo sa, gliel'ho sempre detto - però ho cominciato a scavare, a scandagliarlo e quindi, tassello dopo tassello, ho iniziato a capirlo ad avere un quadro della sua personalità.  Ho cominciato a far cadere le barriere che mi ero costruito intorno e a lasciarmi un pochino andare. Lui, che aveva a quel epoca uno stile di vita abbastanza trasgressivo, mi faceva fare cose in quel periodo a me andavano bene, come, dopo la discoteca, andare a bere il cappuccino, andare in macchina fino in Brianza e così via: per me è stata una specie di medicina Non si tirava indietro di fronte a nulla, era sempre disponibile: questo aspetto di lui mi ha colpito molto ed era quello di cui, inconsapevolmente, avevo bisogno in quel momento e non solo in quel momento. Io abitavo in centro a Milano; lui faceva turni di lavoro infernali e allora ho cominciato a dirgli "senti io sono single, non devo dar conto a nessuno, tu esci dal lavoro e devi andare in Brianza, ti do le chiavi - non è che io le chiavi le do così facilmente: prima di lui le aveva il mio ex, di cui mi fidavo ciecamente - ti do le chiavi e vieni a casa mia". Una cosa mi aveva colpito: mi ricordo ancora che quando usciva dal lavoro alle sei di mattina, dopo aver fatto il turno di notte, veniva a casa mia e, per non disturbarmi, dormiva in macchina in attesa che io mi svegliassi. Questa cosa mi ha messo così tanta tenerezza che mi ha fatto crollare e ho detto "no quando tu vieni da me mi suoni vieni, c'è un letto dormi eccetera", gli ho dato accoglienza subito.
G - Io non ho accettato subito, perché non era nella mia indole e non lo è tuttora...
R - Poi, quando io lo lasciavo a casa solo puliva i vetri eccetera, perché si sentiva in obbligo Quindi in me, pur non avendo avuto un colpo di fulmine, è subentrata una fiducia, una complicità che è quello che ci unisce ancora oggi. Adesso però c'è anche l'affetto, che a quel momento non c'era, dovuto alla continuità di vita in comune. Un affetto che scaturisce dalle prove che nella vita abbiamo dovuto superare e che ha contribuito a creare un rapporto molto più completo della semplice solidarietà

M -Come siete approdati a Verderio?
R -E' successo questo: io sono andato in pensione, con i 35 anni di anzianità perché l'azienda cominciava ad andare male, tanto che ho fatto l'ultimo anno o gli ultimi due anni in mobilità. Avevo gia deciso che una volta in pensione non sarei più stato a Milano. Tra l'altro mi era venuta un'artrite tremenda che pareva non dovesse mai più passare. Lui veniva avanti e indietro per sollevarmi dal mio male. Un giorno mi ha detto: "senti, un pezzo della casa che ho a Verderio è mio; se vuoi puoi dividerlo con me". Io ho detto, "sì va bene, vendo la casa e vengo": ero in pensione, non avevo parenti, non dovevo rendere conto a nessuno. Sono venuto qui nel '98 - '99. Diciamo che l'ho fatto sicuramente anche per un discorso di convenienza, perché fino a quando tu lavori bene o male, sei da solo la sera, ma non durante la giornata. Inoltre io viaggiavo, per cui a casa ci stavo ben  poco. Quando sei in pensione invece sei molto più solo. Perciò mi sono detto: "ho lui, piuttosto che stare solo a Milano, vado a Verderio" Ecco, questo ragionamento un po' egoistico è alla base del mio trasferimento qui.




ESSERE GAY A VERDERIO
M - Come vive a Verderio una coppia gay?
G - Tu che ci abiti come vedi che vive una coppia gay a Verderio? Dovresti rispondere tu, perché io non me ne rendo conto
M - Io conosco solo voi
R - Ci sono anche altre coppie gay, abbastanza evidenti. Se tu li vedi in giro, non c'è bisogno che te lo dicano...Anche di donne, anche di donne... ovviamente non faremo mai i  nomi di queste persone, però ci sono ... e sono abbastanza evidenti
G - Io dico che una coppia gay a Verderio vive bene, abbastanza bene...
R - Discriminazioni non ce ne sono. Ma per il discorso di prima...
G - .... perché io sono sicuro, e lo ribadisco ancora una volta che hanno fatto un buon percorso, non sono stati aiutati da nessuno. Lo constato di persona, quando li vedo. Con qualcuna di queste persone, pur non avendo instaurato questa grande amicizia, ci si saluta "ciao, buongiorno, buonasera. Va alla stazione? Prego venga". Ci si incrocia perché si sale sui treni, sulle metropolitane, "buongiorno, come va? tutto bene?" buongiorno mischiato al ciao, dipende

M - Sono più giovani di voi o più anziani?
 


G - Qualcuno è più anziano ...
M - Camminare mano nella mano, sedersi su una panchina e baciarsi. Tutte cose consentite a un uomo e una donna. Restano però ancora proibite per due uomini o due donne. Voi come vi comportate? Ci sarà un giorno in cui potranno diventare abitudini accettate da tutti?
R - Sì, penso di sì. Oggi non si può fare, non si può fare perché non puoi disturbare ... è una questione di buon senso. Per la trasgressione ci sono i luoghi trasgressivi, ad esempio i locali per gay, dove si fa sesso e tutto quello che si vuole, ma sono luoghi appositi. Nella vita normale non puoi perché devi tener conto della sensibilità delle persone anziane, e non solo, che potrebbero essere disturbate. Allora io dico: a che cosa porta? Sono solo provocazioni gratuite. Ma fare una provocazione, andare mano nella mano o scambiarsi effusioni, convince il pubblico che tutto è normale? Molti se ne fregherebbero, ma molti no. Allora che senso ha? E' più facile farsi accettare non sbandierando la propria diversità sessuale, ma mostrando la personalità, l'educazione, il civismo dell'individuo. Allora la gente ti accetta e accetta anche la tua diversità sessuale. Sbandierare solo questa, provoca invece reazione che in alcuni casipotrebbero essere anche pesanti  





M - Però resta comunque una rinuncia?
R - E' una rinuncia, questo sì, semplicemente sì.
M - Quindi è una rinuncia anche rispetto a cose assolutamente accettate per un uomo e una donna..
R - Sì, sì. Però i tempi non sono maturi. Sono convinto che fra venti, trent'anni questo sarà possibile. Oggi dobbiamo accontentarci della situazione così com'è. Del resto a livello nazionale tu senti dire sempre che in tutta Europa ci sono riconosciute le coppie omosessuali, ci sono le leggi ad hoc, mentre in Italia no: questo vuol pur dire qualcosa, vuoi fare la battaglia privata?
M - E però i piccoli passi potrebbero portare lontano. Anche i baci in pubblico fra un ragazzo e una ragazza fino a qualche anno fa non erano del tutto accettati
R - Te l'ho detto fra vent'anni questo sarà possibile anche fra gay. E' un percorso da fare, devi aspettare i tempi che per ora non sono  ancora maturi. Secondo me è anche sciocco non voler tenere conto della tempistica necessaria affinché certe cose possano maturare. E' una rinuncia, sono d'accordo. Sono d'accordo ma poi fino a un certo punto: può anche darsi che, come tante coppie eterosessuali, non tutti amino far e effusioni in pubblico
M - No, però se vogliono possono. La differenza è quella: io posso rinunciare però potrei anche non farlo.
R -Però probabilmente molte coppie che potrebbero farlo non lo fanno ugualmente, perché dicono: lo facciamo in camera da letto, voglio dire. Perciò quei pochi casi, perché non è che tutti sono fuori a limonare, anche fra le coppie eterosessuali, quei pochi casi sono coppie di gente che fa un po' di esibizionismo...
M - E no dai, andare a braccetto, mano nella mano è normale... tra l'altro anche fra due donne è più "normale".
G - Fa meno effetto alla gente. Io non riesco a capire se vanno due uomini come mai uno si permette di criticare, se vanno due donne niente.

 LA TRAGEDIA DELL'AIDS

M - Inizio anni '80: scoperta dell'AIDS e suo immediato e quasi esclusivo collegamento con l'omosessualità.
G - Si diceva esplicitamente che era la malattia dei gay

M - Cosa ha significato per la vita degli omosessuali in genere e per le vostre in particolare?
G - Sterminio di un sacco di amici gay, sterminio proprio. Tanta gente non c'è più a causa della malattia...

M - Gente che conoscevate?
G - Gente che conoscevamo
R - E' mancata un'intera generazione. Io ne ho conosciuto decine   Lavoravo in via Montenapoleone. Tu sai  che nel settore della moda essere gay è quasi obbligatorio: non è preferibile, è obbligatorio. Quindi avevo un sacco di conoscenti, allora ero in negozio ... . E' mancata un'intera generazione di ragazzi che avevano più o meno i miei anni qualcuno anche meno. E' stata una cosa sconvolgente, letteralmente sconvolgente.


 
M - E' avvenuto quasi improvvisamente, o sbaglio?
G - E' vero. Improvvisamente sì, eravamo nell'85
R - No improvvisamente no, perché questo male colpiva e poi durava un po'. .La fase più acuta è durata fino al '94, quando incominciarono ad arrivare dagli USA i primi farmaci. Ma fino al '94 è stata una cosa tremenda. Tra l'altro anche il mio compagno è mancato in questa tragedia. E tanti amici suoi, ragazzi bellissimi... Un' epidemia vera e propria..
G - Quanta gente...
R .- E poi la sensazione di vuoto perché tu dici: "è capitato a loro, come mai non è capitato a me?" E non capisci perché loro sì e tu no.
G - Cosa hanno fatto di diverso? Non si capisce
R - Anche perché in quel momento non si conoscevano ancora  approfonditamente le cause, non si capiva ancora bene. Poi hanno chiarito, però a quel punto era già stata una cosa tremenda. A me è mancata tutta una serie di amici e conoscenti, soprattutto di conoscenti, un vero e proprio colpo di spugna.


  M - Quindi per voi il grande cambiamento è il grande vuoto lasciato dalla scomparsa di persone che conoscevate, di amici.
G - Sì, quanta gente. Quando ho fatto il volontario nella prima associazione che si occupava della lotta contro l'AIDS, la Lila, tante persone mi sono morte sotto gli occhi e qualcuna fra le braccia
R - A quell'epoca avevo un amico francese che lavorava Parigi e mi raccontava cosa succedeva lì: tutte le settimane partecipava a un funerale. A Parigi è stata una cosa spaventosa.

M - Sono cambiate le abitudini sessuali?
R - In parte sì
G - Sì, sono cambiate, è aumentato l'uso dei profilattici. C'è stata grande paura all'interno della comunità GLBT, paura di aver contratto il virus, questo virus terribile, temibile, mutabile, che si nasconde, che cambia all'interno dell'organismo e poi all'improvviso ti salta fuori. E come diceva Rino ci si chiedeva: "come mai quelli sono mancati e noi siamo ancora qua? Che cosa hanno fatto quelli di diverso da quello che abbiamo fatto noi?"
R - Io non voglio pensarci più, perché se ci penso mi vengono i brividi ancora adesso., E allora cerco di ricacciare dentro il ricordo perché non voglio rivivere quei momenti. L'ho vissuta troppo da vicino , non mi sono mancati solo amici e conoscenti, l'ho proprio vissuta da vicino questa tragedia.

 
 BELLEZZA MASCHILE E BELLEZZA FEMMINILE

M - Parliamo di "bellezza", del corpo maschile e del corpo femminile
R - Sì, e cioè? qual è la domanda?

M - Nessuna, non ho messo il punto domanda: parliamo di bellezza. Però, se serve, la domanda potrebbe essere: quanto conta la bellezza di un uomo?
R -Intendi dire per un gay?






M - No, per voi: per Rino, per Giorgio
R - Sì, ma prima parliamone in generale io penso che conta esattamente quanto per un etero conta la bellezza di una donna, è esattamente lo stesso rapporto, uguale. Cosa conta per me personalmente? Ogni persona, presa individualmente ha le sue preferenze., non esistono stereotipi, o meglio, gli stereotipi esistono anche per i gay, ma dopo, quello che a uno sembra bellissimo per un altro è molto brutto. Esattamente come succede far uomini e donne. Un altro discorso è invece quello che sis ente dire, a volte, soprattutto da maschi etero: "ma vuoi mettere una donna nuda e un uomo nudo, la donna è molto più bella" E' una stupidaggine, che non ha alcun senso Poi andiamo nell'arte nella storia: basta tirar fuori il Davide di Michelangelo piuttosto che le statue greche per dimostrarti che ci sono bellissime donne, come ci sono dei bellissimi uomini da sempre.

 

M - E la bellezza femminile?
R - La bellezza femminile io la riconosco l'ammiro, per carità, quando vedi le modelle, quando vedi queste splendide ragazze. A Milano quando c'era la fiera della moda; da noi poi venivano a fare casting, delle ragazze splendide. Ma vedevi anche dei ragazzi bonazzzzzi
G - Da urlo
R - Le ragazze bellissime sì, ma io non le toccherei neanche con un dito, perché non mi interessano, però una che è bella è bella. Però quando vedi i ragazzi, dei ragazzi americani bellissimi, dici come han fatto a farli così?



 LA FEDELTA'
 M -Vita di coppia: amore e fedeltà. Di amore abbiamo già parlato. La fedeltà?
G - La fedeltà deve viaggiare insieme all'amore. Non riuscirei a tradirlo con nessun altro
R -Da giovane, con il compagno che avevo prima, ammetto di essere stato molto geloso e molto possessivo. Devo anche dire che ho quasi la certezza di aver portato le corna, questo è poco ma sicuro, e la cosa mi aveva fatto soffrire. Devo dire che anche adesso sono abbastanza possessivo con la persona a cui voglio bene. Questa non è una caratteristica dei gay, è una mia caratteristica. Il mio compagno di prima non era possessivo: con questo non vuol dire che non mi volesse bene, non era possessivo perché aveva un tipo di carattere così. Andando avanti negli anni ho cercato di mettere a freno la gelosia, di accantonarla. Dopo la prima relazione burrascosa, complicata, un po' nevrotica e dopo questa seconda esperienza,ho finito per dar valore alla consistenza del rapporto. Certo non mi farebbe piacere sapere che lui ha una storia, però avrei una reazione diversa da quella che avrei avuto anni fa, più razionale. Poi è chiaro: un conto è l'"episodio", che potrei anche lasciar passare, altro conto è una "storia". L'"episodio" che lui avesse con qualcuno non toglierebbe niente al nostro rapporto consolidato, che è fatto di tante cose, che è fatto di affetto. Non è che un episodio può valere di più di tanti anni di convivenza. In questo ho mutato un po' la mia visuale. Poi è chiaro se uno mi viene a dire che lui ha una storia con un altro non è che dico "Uh che bello".

  M - Se l'episodio si ripete?
R - Se l'episodio si ripete è chiaro che subentrerebbe la sensazioni dell'inganno. Però se è successo e ne valeva la pena direi hai fatto bene... 


M - Tu invece cosa diresti
G - Altrettanto, perdonerei. È una scappatella
R - Qualsiasi scappatella, ripeto, è niente rispetto a un rapporto costruito anche faticosamente
G - Può capitare, in tutte le famiglie
R - Io dico solamente. " se devi farlo che ne valga la pena, se no non farlo".


M - Mi imbarazza un po' farvi  questa domanda ...Sessualità: nella coppia gay si riproducono i ruoli di maschio e femmina o c'è interscambiabilità?
G - Perché ti imbarazza?

M - perché non so molto di quello che sto parlando..
R - Noi siamo abbastanza interscambiabili, no?
G - Sì,
R -Anche nelle altre coppie che abbiamo conosciuto, io non credo che ci sia uno che fa femmina l'altro il maschio
G - No sono quelle cose che vengono così..
R - I ruoli sono sicuramente interscambiabili


RAPPORTI CON ALTRE PERSONE GAY

M - Vita con gli altri: quanta parte della vostra vita sociale si svolge esclusivamente con altri gay?
R - Qui a Verderio zero, perché non frequentiamo gay di Verderio. Frequentiamo invece alcuni amici di Lecco. Lui poi è in contatto con più di un collega di lavoro sicuramente gay.
G - Io ho contatto quasi tutti i giorni con persone gay, almeno un'ora nel corso della giornata.

M - Ma sul lavoro ci sono gay e non gay, non è un rapporto esclusivo.
G - Sono io che lo faccio diventare una cosa esclusiva, ma  aperta anche agli altri. Devo dirti che sta nascendo una cosa molto bella perché mi vedo con altri due colleghi gay che hanno una relazione stabile.

M - Tra loro?
G - No, non tra loro. Ognuno di loro con un altro uomo. E' bello perché abbiamo trasmesso curiosità agli altri.

M - Curiosità positiva?
G - Curiosità positiva, vengono e seguono un pochino quello che noi diciamo e ci raccontiamo.
R - L'esclusiva ce l'abbiamo a Lecco quando frequentiamo il gruppo gay "Renzo e Lucio", composto da uomini e da donne
G - Io sono curioso anche del mondo dei trans,, che vivono con problemi molto pesanti. Mi incuriosiscono i rapporti fra loro e le altre persone
R - Anche perché quello è un mondo un po' a parte
G - Per il mio interesse verso questo mondo, sul lavoro sono stato invitato a relazionarmi con una trans, ricoverata nella fase finale della vita, e con un'altra che doveva essere assunta e per la quale nessuno sapeva come muoversi. Accogliere i trans nel luogo di lavoro è importante perché devi predisporre nell'azienda le cose di cui loro hanno bisogno per evitare fattacci come quelli riportati dalla stampa riguardo a una trans in Parlamento. Anche i miei colleghi gay hanno detto che la persona indicata ad aiutare queste persone, sia materialmente che fisicamente, potevo essere  io.





M - Materialmente cosa vuol dire?
G - Materialmente vuol dire vivere momenti della giornata con questa persona, con i suoi isterismi, e le sue reazioni che a volte possono essere prese per vere e proprie pazzie Bisogna preparare uno spogliatoio esclusivo per lei e poi ,piano piano farla cambiare e vestire nello spogliatoio delle donne e non in quello degli uomini Sono cose impegnative, non è facile è un mondo molto complicato.



 PARADISO O INFERNO

M - Paradiso e inferno, secondo molti per voi non c'è scampo, è all'inferno che finirete. Cosa ne pensate?
G - Io penso di non finire ne in paradiso ne all'inferno.

M - Perché non ci credi...
G - Perché non ci credo, non esiste niente di tutto questo. Quando una persona non c'è più finisce dove viene messa in quello specifico momento.
R - Anch'io non credo a niente di queste cose che sono state create ad hoc per tenere l'individuo e la società sotto controllo. Non c'è nessuna prova che esistano veramente E poi, ammesso che ci sia davvero un Dio o qualcosa di simile, mi domando: mi domando come possa condannare all'inferno uno che è nato con una caratteristica piuttosto che un'altra? Ammesso che un Dio ci sia, non penso che possa essere così    sessuofobo. Ammesso che ci sia., ma io non credo.





Il significato di:


LGBT (o GLBT): è un acronimo utilizzato come termine collettivo per riferirsi a persone Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender (Transessuali).

COMING OUT: Nel mondo LGBT l'espressione coming out è usata per indicare la decisione di dichiarare apertamente la propria omosessualità, bisessualità o identità di genere.

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