venerdì 6 maggio 2011

DON ALESSANDRO VILLA, PARROCO DI ROBBIATE - prima parte - di Maria Fresoli

Questo testo è tratto dal libro "Robbiate tra fede e umane vicende", scritto da Maria Fresoli ed edito dalla parrocchia di Robbiate nel 2003. Altri brani tratti dallo stesso libro sono stati pubblicati su questo blog il 23/3,  il 20/5  e  l'8/10 del 2010 e il 12 /1 del 2011. Il presente brano, prima parte del testo riguardante don Alessandro Villa, non segue l'ordine del libro di Maria Fresoli per presentare don Alessandro, autore delle  seguenti annotazioni riguardanti la metereologia dell'ottocento. La successione dei parroci di Robbiate,così interrotta, verra ripresa in altra occasione. M.B.



Il 29 marzo 1848 moriva don Antonio Rota in età di 78 anni e gli Scolari elessero don Alessandro Villa, nato a Robbiate il 23 marzo 1816 e al tempo coadiutore nella nostra parrocchia.
Questo sacerdote, assai versato nelle scienze letterarie, ha lasciato numerosi Memoriali ed una bellissima pubblicazione sulla storia della Beata Vergine del Pianto, ricca di suggestive descrizioni, che rivela l'anima poetica di don Alessandro.



La nomina di don Villa non fu però delle più semplici e, come già accadde per don Sebastiano Colleoni, ad intralciare tale elezione fu ancora una famiglia benestante del paese. Don Alessandro descrisse tutta quanta la vicenda in un lunghissimo memoriale di cui si riportano i passi salienti (1):

"Manifestavasi a me favorevolissima questa popolazione, ed il Priore, a nome della Confraternita e quale interprete, come esso diceva, della popolazione, mi confortava caldamente a concorrere.
Contestavano, prima di soppiatto poi apertamente, i Sigg. Strazza, parteggiando acremente pel Sac. Perini (?) Spedita come di consueto, la circolare di concorso si arrestò, se per caso o per altro io ben nol so, quasi un mese presso il Parroco di Novate. Avuto sentore dell'imminente concorso, mi metto in traccia di essa, ma la trovai quando già scorso il tempo utile di insinuare il ricorso.
Tuttavia tentai: nel giorno stesso fui a Brivio da quel Prevosto per l'occorrente attestato, ma mi accolse bruscamente e con difficoltà me lo rilasciava.
Uscendo mi imbotto nel Perini che rimase sorpreso, e mi dice che a suo fratello, medico dell'Arcivescovo, aveva ordinato d'insinuare il suo ricorso nell'ultimo giorno prescritto dalla circolare, e non volendo entrare lui in competizione con me, pregavami che ove il mio ricorso venisse accettato glielo significassi onde ritirare il suo.
A gentili parole risposi gentilmente: prima a me stesso augurai la parrocchia, se a me non toccasse l'augurai di cuore a lui, pel buon concetto in che l'aveva.
A Milano il giorno dopo sono respinte le mie carte, non accettate le mie giustificazioni. Mi rassegno: vo' a casa Fumagalli e tranquillo la ringrazio del fervore con che mi proseguiva.
"Il cielo" io dissi: "non mi vuole parroco costì!" e racconto la cosa.
Don Guido si assume di condurmi lui dall'Arcivescovo, di patrocinare la mia causa e lo fa ...
Alla fine mi vien detto che l'Arcivescovo mi concede di concorrere, con fatto espresso di rinunciare ad ogni pretensione di parrocchia, quando per mia cagione insorgessero scissure e partiti pericolosi nel paese.
Lo prometto a larga mano. Il 18 luglio doveva essere il concorso.
Alla domenica dopo i vesperi, vado alla cascina Coglia a trovare un malato, e ivi stavo con l'animo più riposato che mai. Ritornato in paese lo trovo cupo, procellare, in subbuglio. Malgrado avvisi in contrario,mi recai in quella piazza dove sento un Casati Paolo inveire contro la prepotenza Strazza e medesimamente scopro altre persone intorno al pozzo comunale che indignatissime prorompevano in parole covacciose e minacciavano di venire a peggior fatti.
Cerco d'acchetarli come posso, protesto altamente che il vero modo di fare la mia causa è di lasciar fare; che mi offende in quel punto chi mi difende...
Il giorno dopo, s'andava io a Milano nel concorso e pur v'andavano in altro cocchio, col Prevosto di Merate, il Sig.Dott. Fisico Geremia Bonfanti (in cui se grande è l'ingegno non è meno generoso il cuore), credo per consulto sulla malattia di una di lui cognata.
Strada facendo il Prevosto interroga il Bonfanti dell'accaduto ieri a Robbiate, ed esso gli racconta per filo e per segno l'accaduto: ciò quasi per ingannare il tedio del viaggio, e ben lungi dal prevedere quanto dovesse giovarmi quel discorso.
Il Prevosto si reca alla Curia per non so qual suo bisogno. Gli è detto che l'Arcivescovo ha chiesto di lui, sapendo che si trovava a Milano. Il giorno susseguente ci trovammo al deschetto di concorso io, il Perini, il Cassina e certo ci trovammo a fronte noi e soli, noi competitori, ma pure nessun ufficio di bella cortesia fu ammesso per nessuna parola. Bastava di conoscervi l'esito del concorso che tardò assai.
Frattanto la mane seguente a Robbiate si mandarono attorno persone a questuare i voti; dicesi che si sia tentato di corrompere, perfino con denaro, alcuni degli elettori.
La sig.ra Marietta Strazza dimostravasi più calda in questo affare e, come devota, anzi bachettona, uscendo di chiesa e circondata da altre donne, faceva loro i più sparticati encomii del Perini.
Spacciavasi dappertutto che il Parroco di Robbiate era il Perini; giù a Brivio riceveva le congratulazioni.
Finalmente l'elenco dei trovati idonei venne a Brivio e quel Prevosto immantinenti diè avviso a questa Confraternita,
avvertendola che la successiva domenica doveva radunarsi per udire il tenore e combinare il giorno dei comizi per l'elezione Il Priore mi domandò, stante l'ingombro dell'oratorio dei Confratelli, se per tal uso avrei fatto copia della casa parrocchiale. Non era da dubitarsi del mio assenso, massime che io non l'abitava. Difatti all'ora indicata la maggior parte dei 40 elettori stava intorno alla casa parrocchiale in aspettativa del sig. Prevosto, quand'ecco sentesi che il Prevosto è andato direttamente al Santuario della B.V. del Pianto, ove allora si officiava, e colà li aspettava. Entrato
coi Confratelli in chiesa, lesse i nomi dei candidati e le commendatizie che li accompagnavano.
Finita la diceria e stabilito il giorno 21 agosto per gli scrutini, il Prevosto uscì ...
Era il 21 agosto e con qual cuore e qual animo io stavo nol saprei dire. Per cercare di dominare l'alta marca del mio malanno, presi il Nuovo Testamento e mi recai sulla tribuna della Beata Vergine leggendo la lettera di S.Paolo al suo Timoteo. Frattanto tutti i terrieri traevano a folla verso l'Oratorio della Confraternita e facevano una specie d'altissima siepe intorno all'entrata dell'Oratorio, impazienti d'udir l'esito del scrutini.
Ed ecco un certo Picozzi Andrea entrava affannoso nel cortile della Madonna del Pianto ov'io mi stava e, non potendo, sia per l'affanno del correre e l'impeto della gioia, favellare, con cenni, con atti, con allegra smania, mi significava che il Parroco era io. Poi subito altri a confermarmi lo stesso, e via quasi onde sopra onde, soppravvenire altri, e già le campane suonavano a gloria, nè solo quelle della chiesa parrocchiale, a quelle ancora degli oratori, ed un tripudio, un'esultanza, un'allegra agitazione diffondevasi dappertutto ... “


NOTA
(1) A.P.R. “Memoriale di don Alessandro Villa”

Maria Fresoli

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