venerdì 22 aprile 2011

" LA SCIENZA DEL 3° MILLENIO: L'UOMO E L'AMBIENTE", ciclo di conferenze a Verderio





Venerdì 29 aprile 2011
Ore 21, 00
Sala Civica di Verderio Supeiore

MENTE E CERVELLO

Relatore Giuliano AVANZINI
Primario dell'Istituto Carlo Besta di Milano
Presidente dell'International School of Neurological Sciences di Venezia


I prossimi incontri:

27 maggio 2011
GESTIRE IL SUOLO PROGETTANDO IL FUTURO.
BENE COMUNE, FUNZIONI AMBIENTALI, CIBO
 Paolo PILERI, Professore di Ingegneria del territorio del Politecnico di Milano

 23 settembre 2011
L'EVOLUZIONE
Giuseppe GAVAZZI, Professore di Genetica Agraria dell'Università degli Studi di Milano

 21 ottobre 2011
NUTRICEUTICA
 Marisa PORRINI, Professore di Scienze Tecniche Dietetiche Applicate. Preside della Facoltà di Agraria dell'Università degli Studi di Milano

18 novembre 2011
GLI ORGANISMI GENETICAMENTE MODIFICATI (OGM)
Gabriella CONSONNI, Professore di Genetica Agraria dell'Università degli Studi di Milano

20 gennaio 2012
PRESENTAZIONE DELLA FLORA E DELLA FAUNA LOCALE
Relatore da definire

 24 febbraio 2012
ENERGIE DA FONTI RINNOVABILI
Marco FIALA, Professore di Ingegneria Agraria dell'Università degli Studi di Milano






CROCIFISSIONE A FIRENZE




Immagine ripresa in una strada di Firenze nell'agosto 2010.

giovedì 21 aprile 2011

ULTIMO RASTRELLAMENTO FASCISTA DEL SAN GENESIO di Anselmo Brambilla e Albnerto Magni

L'8 marzo 1945 il comando del corpo ausiliario squadre d'azioni CC NN Brigata nera Cesare Rodini di Como , comando II° battaglione, diramava un comunicato (protocollo E. 676/8), indirizzato all'ufficio informazioni del comando della Brigata Nera e a tutte le formazioni fasciste e autorità della provincia di Como, che nella zona del San Genesio era stata effettuata una brillante azione di rastrellamento  per individuare e catturare eventuali sbandati presenti sul monte e nello stesso tempo impedire che nuove formazioni partigiane potessero organizzarsi.





Il comandante della brigata nera di Como Paolo Porta (1)  chiudeva il rapporto elogiando il comandante del II° battaglione capitano Butti Plinio che aveva brillantemente condotto l'azione di pulizia del complesso montuoso, e sul favore che questa azione aveva creato nelle popolazioni dei paesi sparsi sulla collina, per la forte e determinata presenza dimostrata dalla Repubblica Sociale nell'applicare con ferrea fermezza le leggi.
Quella che presentiamo è la cronaca dell'azione tratta dal rapporto del capitano Butti Plinio (2):

Come da comunicazione a codesto comando  e a codesto ufficio nelle prime ore di stamane ha avuto luogo l'annunciato rastrellamento della zona di San Genesio alla ricerca di sbandati e disertori dalle forze fasciste.

A detto rastrellamento hanno partecipato 94 squadristi così ripartiti fra i vari presidi presenti nella zona circostante il monte:

Presidio di Erba     n° 22
Presidio di Lecco     n° 29
Presidio di Merate     n° 31
Presidio  di Oggiono n° 6
Presidio di Olginate     n° 6

Le operazioni si sono svolte in conformità all'ordine operativo precedentemente impartito ai vari comandi di presidio.

Prima colonna formata dal presidio di Erba e di Oggiono partita alle ore 2 da Oggiono, ha iniziato le operazioni di rastrellamento a Ravellino alle ore 4: successivamente ha rastrellato gli abitati di Nava e Giovanzana raggiungendo San Genesio alle ore 10: nessun fatto di particolare rilievo da segnalare.

Seconda colonna ha agito nel paese di Dozio e di Biglio staccando un nucleo verso la località La Rocca: il grosso ha raggiunto San Genesio  alle ore 6,30 , mentre il nucleo inviato alla Rocca ha raggiunto il San Genesio alle ore 10: quest'ultimo ha provveduto al fermo dei seguenti individui: Goldaniga Luigi e Buonassanta Salvatore entrambi di Milano: i medesimi sono stati trovati in una casa isolata e non hanno saputo giustificare le ragioni della loro presenza: sono stati trattenuti presso il Comando della 5* compagnia per ulteriori indagini.

La terza colonna ha agito su tre nuclei:

Il primo nucleo partito da Mondonico alle ore 3,30 ha puntato direttamente sul San Genesio dopo aver rastrellato gli abitati di Campione e di Campsirago: il San Genesio è stato raggiunto alle 4,30: ha circondato il convento e ha provveduto all'immediata perquisizione, previa presenza del custode del luogo.

Il secondo nucleo per , Porchera, Monastirolo, Cascina Chignolo, San Genesio ha raggiunto la quota assieme al primo nucleo:  in questo nucleo non venne rimarcato nessun fatto di particolare rilievo.

Il terzo nucleo partito da Mondonico alle ore 3,30 attraverso, Paù, Cascina Ferriera, Cagliano, Madonna del Sasso ha raggiunto San Genesio alle 5,50: ha provveduto al fermo dei seguenti individui:  alpino Colombo Giuseppe da Milano, appartenente alla Divisione Monte Rosa (3) in possesso di documenti alterati, quindi presumibilmente disertore: Scaccabarozzi Isidoro presunto disertore dell' G.N.R. (4), Pozzoni Enrico classe ? giovane sprovvisto di documenti.

I tre sopranominati sono stati passati al presidio di Erba per l'inoltro al Comando di Brigata. Da informazioni assunte durante l'operazione ci consta che n° 7 partigiani che hanno soggiornato in Porchera si sono allontanati da detta località il giorno I° marzo.

E' inoltre confermato che il convento di San Genesio ha a suo tempo servito quale rifugio di sbandati. In ogni modo l'azione è stata compiuta con la massima scrupolosità ed è presumibile che la zona è stata ben rastrellata e che non vi sia alcuna presenza di formazioni partigiane o di sbandati.

Devo segnalare a codesto comando il buon comportamento di tutti i reparti. Dagli anziani ai giovani del centro addestramento tutti hanno palesato uno zelo ed una diligenza non indifferente.

Il Comandante il Battaglione Plinio Butti


Brambilla Anselmo - Alberto Magni


NOTE
(1) Catturato dai partigiani verrà fucilato a Como nei giorni della Liberazione
(2) Archivio di Stato Como Fondo prefettura II° versamento cartella 125 fascicolo 2
(3) Era una della quattro divisioni messe assieme, sotto la supervisione dei tedeschi, dalla Repubblica di Salò
(4)  La Guardia Nazionale Repubblicana , era il corpo militare fascista che aveva sostituito i carabinieri




L'immagine è tratta dal libro Brianza - Itinerari sentimentali di Alex Visconti - Impressioni pittoriche di Giannino Grossi, Strenna a beneficio del Pio Istituto dei Rachitici di Milano, 1931 - 1932

ANGELO CONRATER , SEGRETARIO COMUNALE DAL 1939 AL 1945

Dal signor Antonio Conrater ho ricevuto due documenti, riguardanti l'incarico di Segretario Comunale che suo padre Angelo svolse a Verderio, Inferiore e Superiore, dal 1939 al 1945, e alcune fotografie di quando la sua famiglia abitava in paese.
Il primo documento, riguarda la nomina a Segretario, proviene dalla Prefettura di Como ed è datato 6 febbraio 1939. 

Documento n.1. Clicca sull'immagine per ingrandire
 
Questo il testo:
"Sig Podestà
Verderio Superiore
In seguito ai risultati del  concorso bandito da questa Prefettura il Sig. Conrater Angelo è stato nominato segretario di grado VII° in codesto Consorzio ove dovrà assumere servizio in data15 febbraio prossimo.
Appena il predetto segretario avrà assunto servizio prego comunicarlo telegraficamente a questa prefettura.
Il Prefetto (firma)"

Il secondo documento riguarda le procedure  di epurazione scattate nel dopoguerra per  i funzionari pubblici. Il documento, indirizzato alla Commissione di 1° Grado per l' "Epurazione dei Segretari Comunali e Provinciali", datato 28 febbraio 1947. Il documento porta la firma del Sindaco di Verderio Superiore,Paolo Rota, primo sindaco eletto nel dopoguerra, a capo di una amministrazione di sinistra, formata da socialisti e comunisti. Egli, dopo aver affermato che il Conrater godeva della stima della popolazione, rivelava  che grazie al suo intervento quattro cittadini di Verderio Superiore , renitenti alla leva durante la Repubblica Sociale, si erano salvati dalla deportazione.

Documento n.2


Ecco il testo della lettera:

"Addì, 28 febbraio 1947 (Risposta alla nota del 23.1.1947)
Oggetto:
Conrater Sig. Angelo
Segretario Comunale
AL MINISTERO DELL'INTERNO
Commissione di 1°Grado per
L' "Epurazione  dei Segretari Comunali e Prov.li"
ROMA
In relazione a suddistinta nota quest'Amministrazione non può che associarsi a quanto la Consorella di Verderio Inferiore ha rappresentato a codesto Ministero con nota n.419 del 25 volgente, in punto allo stesso oggetto.
Nessuno degli attuali consiglieri ha conosciuto il Conrater in quanto funzionario ed è indiscutibile, secondo larghe e unanimi testimonianze, che disimpegnasse il suo Ufficio con ineccepibile zelo, capacità, tatto e serietà  sicché il giudizio popolare è fra i più favorevoli.
In quanto invece fascista "repubblichino" non si hanno elementi a suo carico né può dirsi, in scienza e coscienza, s'egli avesse aderito più o meno spontaneamente al p.f.r..
Certo è, riferendoci all'orientamento politico impresso alla Prefettura di Como dall'allora pseudo - capo della Provincia Scassellati, che non è da escludere il fatto che il Conrater avesse ricevuto in tal senso delle pressioni.
Comunque nessun atto di collaborazione attiva specifica può addebitarsi al medesimo cui spetta anzi il merito, nel gennaio 1945, di avere evitato la sicura deportazione ai renitenti di leva:
- ACQUATI GIOV. BATTISTA fu Giuseppe
- FRIGERIO GIUSEPPE fu Edoardo
- OGGIONI AMBROGIO fu Angelo
- MOTTA PIETRO fu Abramo
nati e domiciliati in questo Comune, intervenendo con energia e tatto presso i militari germanici che li catturarono e, si comprende bene, non senza fatica e rischio da parte sua.
Con osservanza.
IL SINDACO
(Rota Paolo)

Il signor Antonio Conrater, che ha ricoperto per due mandati la carica di Sindaco di Cernusco Lombardone e attualmente è Assessore alla Provincia di Lecco con delega ai Servizi alla Persona e alla Famiglia, è nato a Verderio Inferiore il 3 luglio 1943, quando il padre, appunto, era Segretario comunale. Abitavano in alcuni locali presi in affitto a Villa Gallavresi, l'attuale sede del Municipio. A lui ho rivolto alcune domande cui, molto gentilmente, ha acconsentito di rispondere, "certo" - mi ha scritto - " di fare cosa gradita al papà che di Verderio ha sempre conservato un ricordo pieno di nostalgia, forse perché erano stati gli anni della sua gioventù"

Quando e dove è nato suo papà?
Mio papà è nato a San Martino in Val Badia ( Bolzano) il 1^ marzo 1913.  E' morto nel 1990.

Come mai ha avuto l'incarico a Verderio?
In Alto Adige non poteva fare il Segretario comunale perchè il Fascismo voleva italianizzare la provincia e lì tutti i funzionari pubblici dovevano essere solo di lingua italiana.
Chiese allora di poter essere assegnato a una provincia montuosa come la sua ( Sondrio o Como ) ma per ironia della sorte lo mandarono a Verderio .
Prese una camera al Caffè della stazione di Paderno d'Adda fino a quando non conobbe la mamma e si sposarono.

Fino a che anno è rimasto segretario comunale dei due Verderio?
Fino al 25 aprile del 1945 quando tutti i Segretari comunali furono spostati.
In seguito ha lavorato ancora come segretario comunale? Dove?
Per 6 mesi fu Segretario di Colle Brianza ( andava e veniva ogni giorno in bicicletta da Verderio a Colle ! ) poi gli fu assegnato Cernusco Montevecchia dove la mia famiglia andò ad abitare.
Nel 1966 vinse un concorso per passare al grado superiore e fu assegnato a Aviano. Dopo meno di un anno riuscì ad avere il trasferimento a Merate dove, alla fine degli anni '70, concluse la sua carriera.

Villa Gallavresi in una cartolina spedita nel 1902
 
La sua famiglia aveva affittato tutta la villa Gallavresi o una parte?
La villa era abitata dalla famiglia Gallavresi e i miei avevano credo poco più di due locali
Avrei bisogna anche di alcune precisazioni sulle fotografie, tutte scattate nel parco di Villa Gallavresi:



In una (foto n.1) lei è in braccio a una signora: sua mamma?
Sì era mia mamma. Si chiamava Margherita Brivio ed aveva abitato a Terzuolo ( Robbiate ) dove mio nonno Antonio gestiva l'Osteria della Pesa. La mamma insegnava alle scuole elementari di Verderio e così aveva conosciuto il papà.

Foto n.1

La foto n.2?
Nella foto n.2 mio papà è a sinistra e mia mamma a destra. Fra di loro, al  centro, Guido Mattavelli un personaggio allora molto conosciuto a Verderio. Egli commerciava in formaggi ed aveva un grande magazzino per lo stoccaggio del formaggio grana che acquistava in Emilia. Era molto amico dei miei genitori.

Foto n.2

Riconosce anche le persone della foto n.3?
Quello seduto sulla sdraio è ancora Mattavelli. A sinistra ci sono i miei genitori mentre a destra c'è una altro grande amico del papà nonché personaggio molto conosciuto a Verderio in quegli anni : Gianluigi De Angelis. Non conosco il nome della signorina che è con lui anche se mi sembra di ricordare che la mamma dicesse che era la figlia del prestinaio.

Foto n.3









Antonio Conrater giovanissimo, in quest'ultima fotografia scattata a Villa Gallavresi.

Lo ringrazio sentitamente per i preziosi documenti e per la sua disponibilità a rispondere alle mie domande.
M.B.

mercoledì 20 aprile 2011

UN AIUTO PER CHI CERCAVA RIFUGIO IN SVIZZERA. Pagine dal libro "Missione Nemo", di Francesco Gnecchi Ruscone

Il testo che segue è la trascrizione delle pagine 66 e 67 del libro Missione "Nemo": Un'operazione segreta della Resistenza militare italiana, di Francesco Gnecchi Ruscone. Il brano, che pubblico con il permesso dell'autore, riguarda le prime reazioni della sua famiglia all'occupazione tedesca dell'Italia del Nord, avvenuta subito dopo l'armistizio dell'8 settembre. In tutto il libro frequenti sono i riferimenti a Verderio e alla cascina Bergamina, ma in queste due pagine il paese, la cascina, la famiglia e altri personaggi, anche se non citati direttamente, sono i protagonisti della storia. M.B.


 Per mio padre e per noi (1) in ogni modo le parole del proclama di Badoglio erano chiare: l'Italia si era arresa agli Alleati, ormai sbarcati a Salerno, si dovevano deporre le armi ma si doveva resistere a ogni attacco da qalunque parte venisse. Per noi questo voleva dire, senza dubbio, che dovevamo opporci alla occupazione tedesca. Abbiamo cercato invano di trovare nei paesi intorno alla Bergamina qualche reparto ancora integro a cui unirci ma alla fine di qualche giorno di ricerche, con un crescente sentimento di frustrazione e vergogna, abbiamo dovuto ammettere che c'erano solo accantonamenti abbandonati, in qualcuno anche armi e munizioni sparse.

Foto n.1 Gianfranco Gnecchi Ruscone e la moglie, Antonia Caccia Dominioni
Queste le abbiamo raccolte, portate a casa, pulite, oliate, impaccate e sepolte: pensavamo che avremmo potuto usarle quando, di lì a pochi giorni, gli Alleati sarebbero arrivati dalle nostre parti.
In realtà credo saino state usate al momento della Liberazione, un anno e mezzo più tardi, ma io allora ero altrove.
Il nostro primo problema e occasione di agire non l'avevamo previsto: un fiume di ex prigionieri di guerra Alleati, usciti dai campi di concentramento dell'Italia settentrionale, aperti l'8 settembre, che cercavano di raggiungere il confine con la Svizzera
Un'organizzazione a scala e conduzione famigliare, collegata a qualche amico nei dintorni provvedeva fienili sicuri dove nascondersi, mangiare e riposare di giorno, abiti civili per passare inosservati, sentieri sicuri verso Como e la frontiera, con guide fidate per le prossime tappe.
Qualche gruppo, ovviamente non era di militari Alleati, c'erano anziani, donne e bambini, si presumeva famiglie ebree, ma c'era da nostra madre (2) il severissimo divieto di far domande: inammissibilmente indiscreto.
È stato il mio primo contatto da un lato col mondo dei profughi e fuggiaschi, di chi doveva nascondersi, braccato come selvaggina, dall'altro con la straordinaria umanità, affidabilità e generosità, con il coraggio inconscio e spontaneo della gente, quasi sempre famiglie contadine.

Foto n.2.Francesco Gnecchi Ruscone, autire e protagonista del libro, fotografato nel giugno1945, dopo aver partecipato alla liberazione di Trieste dall'occupazione iugoslava


Nessuno faceva domande o distinzioni, nessuno si aspettava ricompense, nessuno metteva in conto i proclami sempre più frequenti e minacciosi affissi nei paesi dai tedeschi e poi dai repubblichini.
C'era gente che aveva bisogno di aiuto, come forse in quelle stesse settimane qualcuno dei loro famigliari in altre parti d'Europa, e l'aiuto veniva spontaneo, generoso, concreto.
Da loro ho imparato anche un'altra lezione. All'inizio insieme al desiderio di aiutare e alla compassione provavo anche un'ombra di risentimento se questi fuggitivi non dimostravano un'immediata, piena fiducia in me. Questi contadini sapevano meglio di me cos'era giusto aspettarsi, partecipavano in modo istintivo ai timori e all'angoscia dei fuggitivi e semplicemente, praticamente si davano da fare per aiutarli.
Di quelle settimane, in un mosaico quasi indistinto di facce viste per breve e quasi sempre al buio, ricordo con chiarezza solo un episodio. Una sera, al momento di mettersi in cammino, uno di un gruppo di cinque o sei ufficiali del Sud Africa ha avuto una crisi isterica: voleva rimanere per consegnarsi ai tedeschi. Gli altri, in fila davanti a lui, con calma determinazione, un dopo l'altro, gli hanno riempito la faccia di sberle finché si è persuaso a seguirli.
Il mio compito, quando veniva la notte era solo quello di precedere in bicicletta i gruppetti e assicurarmi che le strade scelte fossero sicure. Dopo una decina di chilometri, a un cavalcavia sopra la ferrovia chiamato, chissà perché "el salt del gatt", li affidavo alla loro guida e tornavo a casa.

Francesco Gnecchi Ruscone

NOTE
(1)  Il padre Gianfranco e il fratello Cesare.
(2) Antonia Caccia Dominioni
La fotografia n.1 è tratta dal libro Verderio - la storia attraverso le immagini e i personaggi, autori vari, 1985; la n.2 è proviene invece dal libro sulla Missione Nemo da cui ho trascritto il brano e di cui in questo blog si è già parlato il 26 febbraio 2011, dopo la sua presentazione alla libreria Mursia di Milano.



IL FIUME MERA: DA NOVATE MEZZOLA A S.FEDELINO

Il tempietto di S. Fedelino è una piccola costruzione romanica che si trova sulla sponda occidentale del fiume Mera, poche decine di metri più a nord del punto in cui questo si immette nel lago di Mezzola.
A pianta quadrata, con una piccola abside rivolta verso il fiume (est), si trova in posizione isolata a pochi metri dall'acqua, con il lato ovest vicinissimo alla parete rocciosa.
L'interno, con volta a crociera, presenta pochi resti di affreschi, fra cui un'immagine del Salvatore con due grandi Angeli (secolo XI).
Il tempietto sorge sul luogo dove nell'anno 286 S. Fedele subì il martirio e, nel 964, quando ebbe inizio la costruzione, furono trovate le sue reliquie
Oltre che risalendo il fiume , S. Fedelino può essere raggiunto a piedi, percorrendo un sentiero che parte da Dascio, paese sulla sponda occidentale del fiume Mera, a sud del lago di Mezzola.






sabato 9 aprile 2011

PER GIOVANNA

L'1 aprile, vinta dalla malattia, è morta a 39 anni Giovanna Manzoni.
Per tanti anni ha lavorato per tutti noi come impiegata del comune di Verderio Superiore.
Grazie Giovanna.
M.B.

RICORDI DEL DOTTOR FEDELE ARNALDO ZAMPARELLI di Giulio Oggioni

Quando nel 1861 venne fondato il Regno e proclamata l'Unità d'Italia, il territorio nazionale non corrispondeva a quello attuale: mancavano il Veneto, il Friuli - Venezia Giulia e il Trentino Alto Adige; mancava anche Roma e quanto rimaneva dello Stato Pontificio. Il 1861 non è  quindi la fine né l'inizio di un percorso, bensì un'importante tappa per il raggiungimento di un traguardo, conseguito grazie a impegnative scelte politiche, militari e diplomatiche.Insieme a questa Unità, frutto di quei fattori "alti", ne è stata prodotta un'altra, non in antitesi a quella ma che, anzi, di quella rappresenta, a mio avviso, il collante, il cemento. E' il risultato degli spostamenti di uomini e donne che hanno lasciato le loro regioni e paesi di nascita, per raggiungerne altre e altri, per un tempo breve, lungo o illimitato; spinti dal bisogno di lavorare, dall'esigenza di studiare o per trovare un amore o semplicemente, e più recentemente, per turismo.Questo blog partecipa alle celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia occupandosi innanzitutto di questo secondo aspetto, e, focalizzando come sempre la sua attenzione su Verderio e i suoi dintorni, raccoglie e racconta storie di persone e di famiglie che qui sono venute o da qui sono partite e che hanno dovuto compiere lo sforzo, comune a tutti gli immigrati/emigrati, di accettare e farsi accettare.
M. B.

RICORDI DEL DOTTOR FEDELE ARNALDO ZAMPARELLI di Giulio Oggioni
Parlare del dottor Zamparelli equivale a raccontare quasi sessant'anni di storia di Verderio.
Dal 1934, il nostro paese potè contare sulla capacità di un giovane dottore alle prime armi e in cerca di esperienza, Fedele Arnaldo Zamparelli, che rimase in servizio fino al 1978.
Era nato il 5 settembre del 1901 a San Leucio di Sannio, in provincia di Benevento, e si era laureato in medicina a Napoli nel lontano 1927.
Foto tessera del dott. Fedele Zamparelli
 
Proveniva da una famiglia di medici, sia da parte di padre come da parte di madre e, nel 1928, suo padre durante un congresso medico a Benevento, conobbe il dottor Edoardo Berla che operava all'ospedale di Merate. A lui lo affidò.
Di ritorno, il dottor Berla lo portò al freddo nord un giorno d'inverno con la neve, affidandogli qualche supplenza, prima a Cernusco Lombardone, poi a Verderio, quindi a Bernareggio, Ronco, Carnate, Bellusco, Mezzago, Ornago, Bellagio e Mandello Lario.
Il suo primo impatto con le famiglie contadine, secondo una sua diretta testimonianza, fu traumatico, poiché loro parlavano solo il dialetto e lui non capiva neppure una parola.
Dopo qualche settimana, girando con il calesse, imparò a conoscere di più la gente e a comprendere non solo le loro malattie ma anche i problemi familiari ed ereditari che, in fondo, erano le cause principali delle malattie.
Tutto questo fino al 1934 quando gli fu affidato l'incarico di medico condotto per Verderio.
Non avendo casa, fu ospitato nei locali del palazzo comunale e, più tardi, prese a servizio una donna, Gina, Angela Motta, che gli fece da governante e da madre.
Zamparelli nei pressi del ponte di Paderno
Dopo la guerra faceva visita agli ammalati su una vecchia bicicletta e molti ricorrevano alle sue cure nell'unico ambulatorio comunale che si trovava in via Rimembranze, poco prima di arrivare alla chiesa parrocchiale, oggi sala civica comunale a lui dedicata. Durante le fitte nebbie invernali, finiva sempre per perdere la strada e trovarsi in posti sbagliati. Una vera sofferenza per un medico che arrivava dal sole caldo di Napoli.
Dai vari libri su Verderio, riportiamo integralmente alcune sue esperienze, messe per iscritto dopo una mia breve visita a San Leucio di Sannio presso la sua casa paterna, dove si era ritirato con la sorella e i nipoti, medici pure loro, qualche anno prima di lasciare questo mondo.
In un suo scritto raccontò: "Dopo l'8 settembre del 1943, si aprirono i campi dei prigionieri e tutta la nostra zona fu invasa da questi poveri ragazzi sbandati i quali furono accolti con tanta carità cristiana nei vari cascinali. Molti di loro si ammalarono e parecchi ricorsero alle mie cure". Curare gli ammalati era un rischio perché i tedeschi fucilavano tutti coloro che li proteggevano. "Un giorno, due di loro bussarono all'ambulatorio e la povera Maria, spaventata, aprì la finestra che dava sul giardino e mi invitò a scappare. Io, invece, andai loro incontro sorridendo. Avevano solo bisogno delle mie cure: da un occasionale incontro amoroso avevano ricevuto un regalino... In cuor mio benedissi la "signorina" e tirai un sospiro di sollievo" .
Maria Motta in Acquati era la sua infermiera, energica quanto bastava ma molto brava e gentile. Sembrava una donna d'altri tempi e parlava quasi sempre in italiano anche con i contadini del paese.
In un'altra occasione il dottor Zamparelli fece attendere nientemeno che il re di Spagna, Alfonso XIII, allora in esilio in Italia, che era venuto a Imbersago per i funerali della madre del principe Pio Falcò. Il medico arrivò con un'ora di ritardo sul visto di tumulazione della nobildonna, perché era stato trattenuto da un parto difficile.

Zamparelli, a destra, con il cardinale di Milano, Giovanni Colombo, e il sindaco di Verderio Superiore, Armando Villa
"Rimasi male per i rimproveri", scrisse il dottore, "ma felice per aver aiutato una nuova creatura a venire al mondo".
Non si può chiudere questa pagina di storia senza raccontare qualche aneddoto curioso capitato al medico, come quello alla fine degli anni Sessanta, quando prese la patente e, ancora inesperto, continuò le lezioni di guida facendosi spesso accompagnare da un'altra persona di grande fiducia.
Quando si sentì sicuro per la guida, decise di comprarsi una "600" per recarsi dagli ammalati da solo. Si racconta che le prime volte quando arrivava a qualche incrocio si fermava, scendeva dall'auto per andare a vedere se arrivava qualcuno dall'altra parte, risaliva e ripartiva. Un'operazione possibile solo in quegli anni nei quali, durante la giornata, le macchine che passavano in paese si potevano contare sulle dita di una mano.
Non divenne mai un "Nuvolari" del volante, ma imparò a cavarsela da solo. Si ricorda che, in una sera d'autunno piovosa, qualcuno sentì chiamare aiuto. Era il dottor Zamparelli che con la sua auto era finito nel terreno fangoso ai lati della strada. Con il badile e delle fascine di legna sotto le ruote lo aiutarono a riportare l'auto sulla strada e ripartire. Proseguì instancabile, verso i suoi ammalati che lo attendevano.
Erano anche gli anni delle grandi rapine di Milano, memorabile quella di via Osoppo, e proprio in città, il capo della squadra mobile e questore era il fratello del nostro medico, il dottor Paolo Zamparelli, ancora oggi ricordato come uno dei più efficienti funzionari che contrastava la già crescente malavita.
Da ricordare anche domenica 23 gennaio 1972 quando una associazione di giovani di Verderio Superiore denominata "Verderio Giovane", conferì al medico Zamparelli una pergamena di benemerenza e una medaglia d'oro per meriti umanitari e di fedeltà alla nostra comunità. La cerimonia si svolse nel comune di Verderio Superiore, alla presenza di tutte le autorità dei due paesi. Sul viso si leggeva la sua grande emozione e, con le lacrime agli occhi, ringraziò la numerosa popolazione presente. Con lui, e per lo stesso motivo, vennero premiate altre due persone: la sua infermiera, Maria Motta che lo aveva assistito per quasi quarant'anni e una giovane ragazza, Clelia Ponzoni, segretaria della associazione cattolica ACLI, appena nata con lo scopo di assistere sindacalmente i lavoratori. Grazie a lei, molti anziani contadini, in quegli anni, ottennero l'assegno pensionistico.
Dai contadini, il dottor Zamparelli, era considerato ormai di casa e riceveva in pagamento polli, salami, conigli e qualche uova. Erano le uniche disponibilità economiche di allora.
Come già detto, erano gli anni in cui le malattie non avevano un nome ben preciso e il medico, oltre a diagnosticarle, doveva capirne la provenienza studiando la famiglia stessa.
Motivo di tante malattie erano anche le condizioni di vita di allora: basti pensare quanto poco si faceva per la cura della persona!
Il fatto poi di vivere quasi costantemente a contatto con le bestie della stalla aggravava la situazione sanitaria e igienica della famiglia e per il medico, il dottor Zamparelli, questa condizione andava considerata quando veniva chiamato al capezzale di qualche paziente senza riuscire a diagnosticare chiaramente i sintomi della malattia.
Il medico doveva fare la diagnosi da solo perché non c'erano le specializzazioni di oggi e inoltre all'ospedale si andava solo per casi molto gravi.
Zamparelli era l'unico medico per i due paesi e continuò instancabilmente la sua opera fino al 1971, quando andò in pensione, restando però ancora fino al 1978 per esercitare l'assistenza ai più bisognosi e carenti di mezzi finanziari.
Non più autosufficiente, negli ultimi anni si ritirò a Portici, presso la casa della sorella e dei nipoti, uno dei quali era cardiologo all'ospedale Cardarelli.
Si spense il 15 giugno del 1990 proprio a Portici, cittadina appena fuori Napoli.



Cittadini di Verderio in visita al dott. Zamparelli, al suo paese natale.

L'ultima volta che alcuni cittadini di Verderio gli fecero visita, era in vacanza nel suo paese natio, San Leucio di Sannio, con tutti i suoi familiari e si fece grande festa. Fu anche un momento per ricordare i suoi sessant'anni a Verderio e, alla sera, prima del commiato li abbracciò con le lacrime, consapevole che non li avrebbe più rivisti, dicendo: "Tra voi ho avuto momenti di grande soddisfazione. Ho condiviso con le famiglie gioie e dolori e nel mio cuore ho ancora la nostra Verderio, dico nostra perché, permettetemelo, appartengo ancora a voi".
Questa bellissima frase è il suo testamento: nonostante siano passati molti anni, molta gente lo ricorda sempre con grande affetto e lo considera ancora un cittadino di Verderio.
A Verderio Superiore gli è stata dedicata una Sala Civica; a Verderio Inferiore una nuova via del centro, sul confine dei due paesi.

Giulio Oggioni

IL DOTTOR ZAMPARELLI COME LO RICORDA ENRICO ZOIA, EX SINDACO DI VERDERIO INFERIORE

Enrico Zoia in una recente fotografia
Ho chiesto a Enrico Zoia,sindaco di Verderio Inferiore dal 1961 al 1973, un suo personale ricordo del dottor fedele Zamparelli. Lo ringrazio per aver aderito alla mia richiesta.M.B







Un mio ricordo del dottor Zamparelli? Intanto era un uomo piccolo, tanto piccolo che quando viaggiava sulla sua "seicento" da fuori vedevi spuntare solo la testa. Non era un uomo di tante battute, anzi a battute era proprio scarsino.
Era un bravo medico ma, per gli abitanti di Verderio, non era solo questo, era molto di più, era il consulente generale: per qualsiasi bega ci fosse in famiglia, anche economica, si rivolgevano a lui. C'è una rogna ? Zamparelli! Per prima cosa cercava di calmarli, perché quando avevano problemi erano sempre un po' agitati; poi faceva le solite raccomandazioni: la casa, la volontà di Dio e così via ... Aveva una pazienza ... non si arrabbiava mai. Non ho mai sentito qualcuno dire di essere stato trattato male da lui.

Il dottor Fedele Zamparelli
 
Il suo territorio comprendeva Verderio Inferiore e Superiore. La sua giornata di lavoro iniziava verso le otto di mattina e fino a mezzanotte non rincasava: sempre in giro per le case, i primi anni con la bicicletta, poi in macchina. Lui correva sempre, ogni volta che lo chiamavano arrivava, e quando entrava in una casa era finita, non usciva più. Non perché fosse un chiacchierone: perché cominciavano a contargliela su.... D'altronde in quegli anni nei paesi ch contavano erano il parroco, il dottore e il sindaco (prima però il parroco) e quando si aveva un problema ci si rivolgeva a loro.
Però, l'ho detto, era anche un bravo medico. Anche se non è possibile paragonare un medico di allora con uno di oggi. Per tutto quello che oggi hanno a disposizione per fare le diagnosi e curare è come se da allora non fossero passati una quarantina d'anni ma 500!
Ho un altro ricordo. Il fratello del dottor Zamparelli era una persona famosa: era il capo della squadra mobile di Milano che aveva arrestato una banda di criminali conosciuta come "la banda di via Osoppo". In seguito era stato trasferito a Palermo e il dottore, per la preoccupazione, non riusciva più a dormire.

Enrico Zoia


mercoledì 6 aprile 2011

23 GENNAIO 1972: VERDERIO PREMIA IL DOTTOR ZAMPARELLI

Il 23 gennaio 1972 Verderio Inferiore e Verderio Superiore premiarono il il dottor Fedele Zamparelli che per quasi quarant'anni si era preso cura degli abitanti dei due paesi. Così l'avvenimento venne ricordato dal settimanale lecchese "Il Resegone"


COMPARAZIONE FRA VARI TIPI DI CONTRATTO AGRICOLO. CONTRATTO N. 3, 1 APRILE 1907 a cura di Anselmo Brambilla

Rovagnate, Mandamento di Brivio, Provincia di Como, in questo giorno 1 aprile 1907. 

Colla presente privata scrittura da valere come meglio, la Signora Redaelli Zenobia fu Antonio possidente di Rovagnate, concede in affitto semplice a denaro e beni per migliorare e non deteriorare.



Ai qui presenti signori fratelli Ghezzi Noè e Isaia fu Giuseppe domiciliati a Perego al comunale numero 5, contadini, che stipulano per se e i suoi:

Nominativamente I terreni coltivi, vitati e moronati e boschi con caseggiato colonico posti in Perego al comunale numero 5: Il tutto già costituente la masseria degli stessi Ghezzi fratelli conduttori e che dichiarano di perfettamente conoscere: i quali beni sono distinti come segue:

1. Caseggiato colonico con corte e pozzo d'acqua viva detto lo Stallo della Chiesa di are 3,27

2. Appezzamento di terreno coltivo, vitato e moronato, detto il Tendero di sopra di circa are 206,72

3. Ronco detto Gloria, vitato e coronato, di circa are 83,18

4. Campo coltivo, moronato, detto Campo sotto la Livera di are 57,27

5. Bosco detto Grandarozzo sotto Bernaga, castano ceduo di circa are 140.72

6. Bosco sopra il cimitero, castano ceduo, di pertiche milanesi 4.11 pari ad are 29,18

7. Casotto colonico nel fondo Tendero Complessivamente di are 520

Il tutto però a corpo e non a misura, intendendosi compreso nel presente affitto, per la casa, libero l'andito di porta e corte promiscui con altri affittuari, il tutto come già da essi fratelli Ghezzi goduto come coloni.

Per il periodo di anni (9) nove consecutivi che dovrà aver principio col giorno 11 novembre 1907 e che avrà quindi termine col giorno 19 novembre 1916 senza bisogno di denunzia per finita locazione, perché così convenuto fra le parti .

Per il convenuto canone annuo locatizio di lire 700 , dico lire settecento, pagabili nelle mani della signora locatrice, o suo rappresentante in Rovagnate, in due rate annuali e cioè la prima all'atto della firma della presente scrittura, o per dire meglio, all'11 novembre, ed al 24 giugno d'ogni anno di locazione.




Tale affitto viene poi stipulato sotto l'osservanza dei seguenti patti e condizioni:

1. Si riserva, in qualsiasi tempo, facoltà alla signora locatrice, di dare in obbligo ai committenti di ricevere la consegna dei beni locati, la quale consegna comprenderà anche l'ennumerazione delle piante apposte, legnami ed ogni altro che possa aver riferimento al bilancio di locazione, con avvertenza che il bilancio da farsi in fine d'affitto a mezzo di perito, scelto dalla signora locatrice, costituirà gli effetti di cosa passata in giudicato, e ciò perché così espressamente convenuto ed accettato.

2. L'affitto è stipulato a tutto rischio e pericolo dei conduttori: per cui il fitto pattuito dovrà essere per intero corrisposto alle stabilite epoche ad onta di qualunque disgrazia ed infortunio che avesse a privare i conduttori anche di tutti i prodotti delle cose locate.

3. La mora al pagamento del fitto oltre giorni trenta dalle relative scadenze darà diritto alla signora locatrice di rescindere il contratto, salvo il pieno risarcimento di quanto fosse insoluto e del relativo interesse del cinque per cento.

4. Le imposte gravanti le proprietà stabili sono a carico della signora locatrice, quelle che avessero a gravare la conduzione saranno a carico effettivo dei conduttori.

5. Saranno i Conduttori tenuti, senza compenso, ad impiantare ciascun anno di locazione, numero sei gelsi che di mano in mano avessero a morire, di concimarli a dovere e di consegnarli tutti vivi col naturale incremento in fine di locazione.

6. I gelsi morti, ad eccezione di quelli dell'ultimo anno, saranno di ragione dei Conduttori.

7. In caso della riparazione della casa in affitto, i conduttori saranno tenuti gratis alla manovalanza.

8. Le riparazioni alla casa s'intendono a carico della signora locatrice, ad eccezione del riassetto dei vetri, delle serrature, dei chiavistelli, stacchette, cambrette, cancarini, parpagli per serramenti,come pure il riassetto delle mangiatoie,  le quali ivi come alle riparazione dei muri a secco e delle ripe sostenenti in alcune località i fondi saranno a carico dei conduttori.


 

9. Si conviene essere assolutamente proibito ai conduttori:

a) Il subaffitto tanto totale che parziale dei beni cadenti nel presente affitto, senza speciale permesso della signora locatrice.

b) Il cambio di destinazione ai locali della casa compresa nell'affitto, sotto comminatoria della rifusione delle tasse che fossero imposte alla signora locatrice, per la diversa destinazione  del presente loro uso puramente rurale. 

c) Di estirpare, tagliare, cimare e danneggiare in qualsiasi modo piante ed alberi vari: essendo poi assolutamente vietato lo scalvo anche maturo dei gelsi nell'ultimo anno di locazione: perché questa potatura dovrà eseguirsi dalla signora locatrice o dal subentrante conduttore.

10. La signora locatrice si riserva la facoltà di  poter levare dai beni locati tutte quelle piante (escluso i gelsi e le viti) che credesse del caso senz'obbligo di nessun compenso ai Conduttori, per mancato spoglio e frutto delle medesime, scaricando però tali piante dalla consegna, quando la setta fosse stata rilevata.

11. Qualsiasi pianta morta di alto e grosso fusto di qualunque età  (escluso i gelsi e le viti) sarà di elusiva proprietà della signora locatrice.

12. Si è convenuto ed accettato sotto pena di rescissione del contratto e del risarcimento dei danni che il taglio dei boschi cadenti debba farsi nell'età legale, e questo taglio sarà soggetto all'osservanza delle vigenti leggi , e le contravvenzioni che ne potessero derivare saranno a carico dei conduttori. Lo scalvo delle piante di grosso fusto sarà fatto unitamente al taglio dei boschi.

13. Il fondo viene affittato colla debita scorta e tale sarà rilasciato in fine di locazione.

14. E per cui nell'ultimo anno di locazione, il subentrante conduttore, avrà il diritto di poter seminare sul fondo in affitto, la cosiddetta "bula", e ciò secondo le consuetudini locali, e dopo il 10 agosto, le seminagioni occorrenti; e cioè senza alcun compenso ai presenti conduttori.

15. Sarà poi obbligo ai Conduttori di mettere a libera disposizione della signora locatrice e subentrante affittuario pel giorno 10 agosto dell'ultimo anno di locazione,  le stalle, le cassine e portici per riporvi il bestiame, i foraggi e lo sterco.

16. Nell'ultimo anno di locazione i conduttori si obbligano a lasciare regolarmente a suo posto ed a libera disposizione della signora locatrice tutti i pali e paletti occorrenti alle viti esistenti nel fondo e ciò senza alcun compenso.

17. Dovranno i conduttori ad integrità delle cose locate custodire diligentemente i confini, servitù ed in genere tutte le ragioni della signora locatrice, e non permettere che si facciano opere e si impongano servitù dannose alle proprietà della stessa.

18. Il presente contratto, oltre al deposito della metà fitto, che dai conduttori viene effettuato nelle mani della signora locatrice all'atto della firma della presente, viene anche cantato pure all'atto della firma di questa scrittura col deposito fatto come sopra con il deposito della somma di lire 350 diconsi lire trecentocinquanta.

La qual somma dovrà restare nelle mani della signora locatrice, senza interesse, sino alla fine della locazione e non verrà restituita se non dopo il rilascio dei beni affittati e quando gli stesi non abbiano subito deterioramenti e non fossero sti regolarmente adempiuti  i patti della presente investitura.

19. Qualunque controversia fra locatrice e conduttori avesse ad accadere, questi ultimi non potranno mai ritardare il pagamento del convenuto fitto nelle epoche stabilite, sotto pena dell'immediata caducità.

20. La contravvenzione ad uno solo di questi patti darà diritto alla rescissione del contratto ed al risarcimento dei danni.

Le spese della presente scrittura, sua registrazione etc, si convengono in parti uguali fra le parti contraenti. Tanto promettono le parti di attendere ed osservare in piena buona fede, sotto obbligo generale delle rispettive persone e loro beni,rimossa ogni e qualunque eccezione sotto rifusione di ogni danno e spesa.

Letto confermato e sottoscritto si approva l'intestazione del numero 520.01 seconda facciata questa riga.

21. La porzione di bosco, detto Grandarozzo, che si riceve ora in consegna del taglio di anni quattro , sarà riconsegnato con il medesimo numero di anni di cavata.

22. Gli appendizi - saranno consegnati in casa padronale per San Martino d'ogni anno n° tre capponi del peso non minore di kg. 1,50.

Letto confermato e sottoscritto

Zenobia Redaelli
Isaia Ghezzi per essere illetterato fa il segno di croce +

Noè Ghezzi per essere illetterato ha fatto il segno di croce +

Bonfanti Egidio Teste

Redaelli Giovanni Teste

Registrato a Brivio il giorno otto aprile 1907                                       


Anselmo Brambilla

I precedenti contratti sono stati pubblicati su questo blog il 17/12/2010 e il 12/1/2011. Li trovi sotto le etichette: "Anselmo Brambilla" e "vita contadina".
Le immagini che illustrano questo articolo non hanno niente a che fare con i luoghi citati nel contratto. MB 


IL FIUME MERA: DA GERA LARIO AL LAGO DI NOVATE MEZZOLA

Il fiume Mera nasce in Svizzera dal Piz Duan.. Entra in Italia a Castasegna, in provincia di Sondrio; percorre la val Bregaglia e la val Chavenna a sud della quale forma il lago di Novate Mezzola e, più a sud ancora, il laghetto di Dascio; entra nel lago di Como nei presso di Sorico. In tutto il fiume Mera è lungo circa 50 Km.

TRATTA DALLA CARTA TURISTICA KOMPASS N. 92, CHIAVENNA - VAL BREGAGLIA



La serie di fotografie che seguono riguardano il tratto compreso fra Gera Lario e il lago di Novate Mezzola.