sabato 26 marzo 2011

SECONDO INCONTRO DEL CICLO: "IL MONDO DELL'ARTE E LE DONNE"

BIBLIOTECA INTERCOMUNALE DI VERDERIO
Martedì 5 aprile, ore 21
Sala Civica di Verderio Inferiore
IL MONDO DELL'ARTE E LE DONNE
secondo incontro

 Conferenza della dott.essa Elisabetta Parente su: 

"Le avanguardie di primo Novecento: Regina Cassolo e la poetica del futurismo"

PRESENTAZIONE A VERDERIO DEL LIBRO: MISSIONE "NEMO" - UN'OPERAZIONE SEGRETA DELLA RESISTENZA MILITARE ITALIANA"


BIBLIOTECA INTERCOMUNALE DI VERDERIO
GIOVEDI' 7 APRILE, ALLE ORE 21.00
PRESSO LA SALA CIVICA DI
VERDERIO INFERIORE

Francesco Gnecchi Ruscone

PRESENTERA' IL SUO LIBRO

Missione "Nemo"
Un'operazione segreta della resistenza militare italiana. 1944-1945   
 
   Oltre all'autore sarà presente e interverrà il dottor Marino Viganò, curatore del libro e autore del saggio storico introduttivo

venerdì 25 marzo 2011

SENTENZE LATINE SUI MURI DEL MUNICIPIO DI VERDERIO SUPERIORE TRADOTTE DAL PROFESSOR ALESSANDRO PANZERI E PRESENTATE DAL PROFESSOR FERDINANDO BOSISIO







Il municipio di Verderio Superiore ha 100 anni. L'anno di nascita dell'edificio è scritto in bella evidenza e in numero romano sulla facciata sud del palazzo comunale: MCMX.

Vista la funzione pubblica dell'edificio - progettato e costruito proprio per essere il municipio del nostro Comune - sui muri esterni (sotto il portico) ed interni sono state riportate alcune frasi, in latino, che contengono consigli per una buona amministrazione della cosa pubblica e che tratteggiano il profilo e le virtù del buon amministratore.
Sono sentenze in cui si fondono brevità, solennità e semplicità.
Contengono  consigli e insegnamenti utili a tutti coloro che sono chiamati a varcare (per scelta e per volontà popolare) la soglia di quell'edificio.
Si tratta di poche frasi, in cui si è tuttavia condensata la saggezza pratica e morale del mondo antico, specialmente del mondo romano, una delle radici della nostra civiltà giuridica e politica.
Sono 'perle di saggezza', provenienti dalla riflessione sull'esperienza amministrativa e politica dell'antichità (chiamata talvolta 'classica' per il suo valore esemplare e paradigmatico), utili ad orientare, ispirare e indirizzare l'azione del prudente amministratore.
Da esse emerge una linea di pensiero molto diversa da quella che proviene dal realismo machiavellico; nelle frasi latine sul muro del municipio non si fa appello all'astuzia, alla ricerca del potere fine a se stesso, alla sola intelligenza dei rapporti di forza in campo; al contrario l'esercizio della politica è ancorato a valori e ad un certo ideale di umanità.
In queste poche frasi si sente una concezione alta e lungimirante della politica, risultante dalla coltivazione e realizzazione di pubbliche virtù.
Ma che cosa sono e quali sono queste virtù civiche? Sono valori (come pace, giustizia, concordia), disposizioni (nelle sentenze latine si parla di libertà d'animo, benevolenza, moderazione, ponderazione) e comportamenti costanti utili alla convivenza pacifica stabile: ad esempio la lealtà, il senso di solidarietà e di amicizia civica, l'azione responsabile in base alla conoscenza oggettiva e integrale dei fatti, la legalità, il rispetto delle competenze, la disponibilità al dialogo, la pazienza e la capacità di sopportare le frustrazioni, ecc.
(Piccolo consiglio del tutto personale per chi volesse sviluppare questa linea di pensiero, mantenendosi nello stile letterario delle sentenze; consiglio la lettura dei '30 consigli per il politico' scritti da don Luigi Sturzo - per me il migliore in assoluto in questo campo - , fondatore del Partito Popolare Italiano, che si possono leggere nel libro di L. Sturzo, Il manuale del buon politico, San Paolo, MI 1996, pp.126-132)

Ricordo di essere stato subito colpito da queste frasi latine quando divenni sindaco di Verderio (verso la fine del secolo scorso!). Mi sembrò contenessero una preziosa eredità trasmessaci dagli antichi.
Dato che in latino, lingua studiata in gioventù, sono ormai un 'analfabeta di ritorno', chiesi all'amico prof. Alessandro Panzeri di Lomagna, ottimo latinista e ottimo educatore di generazioni di ragazzi e giovani (ora in pensione, allora insegnante di lettere al Liceo Scientifico 'Agnesi' di Merate) di darmi la traduzione delle sentenze, in previsione di una pubblicazione commentata sull'informatore comunale.
Trascrizione e traduzione delle frasi rimasero però nel cassetto dei tanti buoni propositi non realizzati, finchè oggi, grazie alla cordiale insistenza di Marco, son contento di poterle brevemente presentare sul suo blog, fonte preziosa per la nostra storia locale.
FERDINANDO BOSISIO


1) ANIMUS IN CONSULENDO LIBER



Traduzione
UNO SPIRITO LIBERO NEL DECIDERE

NOTA
Questa frase si trova nell'attuale ufficio tributi.
Essa è contenuta in un discorso che Catone tenne al Senato contro la corruzione dei costumi:
"...domi industria, foris iustum imperium, animus in consulendo liber, neque delicto neque libidini obnoxius."
Anche in Agostino - De Civitate Dei - Liber V - 12
"nulla sunt: domi industria, foris iustum imperium, animus in consuelendo liber, neque delicto neque libidini obnoxius."
"Animus in consulendo liber" è l'espressione scolpita nell'architrave di una delle porte di accesso della Sala Consiliare del Palazzo Pubblico, o Palazzo del Governo, della Repubblica di San Marino.

 2) IN VOTIS DIRIMENDIS AEQUANIMITAS




Traduzione
MODERAZIONE NEL DISTINGUERE LE RICHIESTE (SODDISFARE LE PROMESSE?)

NOTA
Questa sentenza si trova in un piccolo locale di fianco all'ufficio anagrafe.

3) LAUDAMUS VETERES SED NOSTRIS UTIMUR ANNIS




Traduzione
ELOGIAMO IL PASSATO, MA SIAMO PROFONDAMENTE RADICATI NEL NOSTRO TEMPO.

NOTA
Iscrizione situata sotto il portico del palazzo municipale.
È tratta da un testo di Ovidio.


4) PAX OPTIMA RERUM IUSTITIA REGNORUM FUNDAMENTUM




Traduzione
LA PACE È LA MIGLIORE DELLE CONDIZIONI; LA GIUSTIZIA È IL FONDAMENTO DEL POTERE

NOTA
Iscrizione situata sotto il portico del palazzo municipale.

5) DELIBERANDUM EST DIV QUOD STATUENDUM EST SEMEL


Traduzione
SI DEVE PONDERARE A LUNGO UNA DECISIONE DA PRENDERE UNA VOLTA PER TUTTE
NOTA
Iscrizione situata sotto il portico del palazzo municipale.
Si trova in Publilio Siro, le sentenze, n.155.






6) AGERE CONSIDERATE PLURIS EST QUAM COGITARE PRUDENS


Traduzione
UN' AZIONE MEDITATA È PIÙ INCISIVA DI UN PENSIERO PRUDENTE

NOTA
Iscrizione situata sotto il portico del palazzo municipale.
In Cícerone, De Officiis 1.160.


7) CONCORDIA PARVE RES CRESCUNT DISCORDIA MAXIMAE DILABUNTUR




Traduzione
CON LA CONCORDIA LE PICCOLE COSE CRESCONO; CON LA DISCORDIA ANCHE LE GRANDI COSE VANNO IN ROVINA

NOTA
Iscrizione situata sotto il portico del palazzo municipale.
Frase derivata da Bellum Iugurthinum (10, 6) di Sallustio.




8) NON DIVITIAE PACEM SED PAX DIVITIAS





Traduzione
NON È LA RICCHEZZA CHE PROCURA LA PACE, MA È LA PACE CHE ASSICURA LA RICCHEZZA

NOTA
Iscrizione situata sotto il portico del palazzo municipale



9) ANIMUS IN AUDIENDO BENIGNUS

Traduzione
UNO SPIRITO ANIMATO DA BENEVOLENZA NELL'ASCOLTARE
NOTA
Non sono riuscito a rintracciare questa sentenza in nessun punto del Municipio
"Animus in audiendo benignus" si trova sulla porta d'ingresso della Sala del Consiglio dei Dodici del Palazzo Pubblico della Repubblica di  San Marino.

10) ROVET - URIT

NOTA
Queste parole erano scritte, se non ricordo male, su un camino di un piccolo locale a cui si accede dall'ufficio anagrafe. Non ci sono più.

Ho compilato le NOTE di questo testo inserendo le frasi su internet e cercando di ricavarne qualche notizia.Ulteriori precisazioni o approfondimenti sono come sempre assai graditi. Marco Bartesaghi

NEMESIO GNECCHI E L'INSURREZIONE DELLE CINQUE GIORNATE DI MILANO di Carlo Gnecchi Ruscone


Questo acquarello ritrae tale Nemesio Gnecchi che, insieme a un gruppo di patrioti (Luigi Torelli, Scipione Battaggia e Giuseppe Maria Dunant), portano al Duomo il tricolore per issarlo su una guglia durante le Cinque Giornate di Milano. (L'episodio è tratto dalle Memorie di Carlo Cattaneo, in "Radetzki a Milano" di Franco Fucci - Ed. Mursia - 1997)


 
Un ritratto di Nemesio Gnecchi faceva parte della Quadreria della Società Patriottica,
ma in occasione dello scioglimento della società (attorno al 2005) tale quadro non fu
più ritrovato presso il Museo del Risorgimento (dove si trova invece la bandiera)
e pertanto, in attesa del suo ritrovamento, attualmente risulta disperso.

Per questo motivo, in occasione del 150° dell'Unità d'Italia, si è voluto affidare al
pennello del valente artista Gianmaria Carioni, l'esecuzione di questo
acquarello a futura memoria e al fine di commemorare tale avvenimento.



"Il Piemonte ha fatto sequestrare in Francia questo libro che avevo là pubblicato in francese, nè posso sperare che questo in italiano possa essere mai letto.
Infelici gli eroi che temono la storia". (Cattaneo) (1)














NOTA:
(1) Ricordiamo che sotto gli  Austriaci, chi aveva in casa questo libro, rischiava la forca o i lavori forzati. Ma anche dopo l'Unione, i Sabaudi, per l'intero secolo ne ostacolarono la diffusione.

Carlo Gnecchi Ruscone









IL MONUMENTO FUNEBRE DI MARIA LITTA MODIGNANI di Marco Bartesaghi


 
Nel lato est del muro di recinzione della parte nuova del cimitero di Verderio Superiore, è incastonato il monumento funebre di Maria Litta Modignani, figlia del marchese Eugenio e seconda moglie del conte Vitaliano Confalonieri (1760 - 1840).

 

Il monumento è composto da un'alta edicola di forme classiche, poggiante su una robusta base e sormontata da un sarcofago. Al centro del lato anteriore dell'edicola, fra due lesene, è incornicia una lapide. Il monumento, a quanto mi risulta, è l'unico oggetto rimasto a Verderio che faccia direttamente riferimento alla famiglia Confalonieri.

Due immagini di quando il monumento giaceva abbandonato in un angolo del cimitero
Ricostruito in occasione dell'ampliamento del cimitero, reca ancora i segni evidenti della distruzione a cui fu sottoposto, verso la fine degli anni ottanta dello scorso secolo, forse per lasciar posto ad una nuova sepoltura o per evitare che facesse ombra ad un'altra. Destinato a finire fra le macerie, fu salvato da alcune interpellanze dell'allora gruppo di minoranza consiliare "Sinistra per Verderio",che riuscì a far comprendere agli amministratori comunali la sua rilevanza dal punto di vista della storia locale.

  
La lapide reca la seguente epigrafe latina:
MARIA
EVGENI - MARCH - F - LITTA
QVAE - MODIGNANI
VX - VITAL - CONFALONIERI
CLARISSIMA - FEMINA
INTER - MATRONAS
AULAE - AUG - ADLECTA
PIA - BENEFICA - RELIGIOSA
HIC - VBI - OPTARAT
CONDITA - EST
VTI - PRECIBUS - VILICORVM
QUOS - IUGITER - DILEXIT
FIVITQ - IPSA - QUO
CITIVS - CAELESTIBVS - ADNUMERETVR
VIX - ANN - LXVI
DEC - AN - MDCCCXLI
Notizie su Maria Litta Modignani si trovano in una genealogia della famiglia Confalonieri curata da Franco Arese Lucini pubblicata in Dante E. Zanetti, La demografia del patriziato milanese,1972, Pavia: Maria Litta Modignani dei Marchesi di Menzago e Vinago,figlia del Marchese Eugenio e di Giuseppa Orrigoni dei Marchesi di Ello, nasce il9 aprile 1775 nella parrocchia di Santa Maria della Passerella. L'8 ottobre 1793 sposa il Conte Vitaliano Confalonieri (1760 - 1840), vedovo di Antonia Casnedi dei Marchesi di Nesso (1767 - 1789). Dal matrimonio nasceranno cinque figli, fra cui Luigi che sarà conte, il settimo, dopo la morte di Federico, figlio della Casnedi, protagonista del Risorgimento.
 
Traduzione del testo della lapide:
Maria Litta Modignani, figlia del Marchese Eugenio, moglie di Vitaliano Confalonieri, illustrissima donna fra le spose, eletta a sacra dignità, pia, benefica, religiosa, qui, dove ella desiderava, è stata sepolta, per essere annoverata al più presto fra i celesti, per la preghiera dei contadini che lei stessa sempre amò e protesse. Visse anni 66. Morì nell'anno 1841. (1)
 

(1) Questa traduzione è opera di un amico, che ringrazio
Marco Bartesaghi

LA PRIMAVERA E' GIA' TORNATA fotografie di Marco Bartesaghi














Fotografie scattate a Verderio il 6 marzo 2011.

domenica 13 marzo 2011

Quando nel 1861 venne fondato il Regno e proclamata l'Unità d'Italia, il territorio nazionale non corrispondeva a quello attuale: mancavano il Veneto, il Friuli - Venezia Giulia e il Trentino Alto Adige; mancava anche Roma e quanto rimaneva dello Stato Pontificio. Il 1861 non è quindi la fine né l'inizio di un percorso, bensì un'importante tappa per il raggiungimento di un traguardo, conseguito grazie a impegnative scelte politiche, militari e diplomatiche. Insieme a questa Unità, frutto di quei fattori "alti", ne è stata prodotta un'altra, non in antitesi a quella ma che, anzi, di quella rappresenta, a mio avviso, il collante, il cemento. E' il risultato degli spostamenti di uomini e donne che hanno lasciato le loro regioni e paesi di nascita, per raggiungerne altre e altri, per un tempo breve, lungo o illimitato; spinti dal bisogno di lavorare, dall'esigenza di studiare o per trovare un amore o semplicemente, e più recentemente, per turismo. Questo blog partecipa alle celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia occupandosi innanzitutto di questo secondo aspetto, e, focalizzando come sempre la sua attenzione su Verderio e i suoi dintorni, raccoglie e racconta storie di persone e di famiglie che qui sono venute o da qui sono partite e che hanno dovuto compiere lo sforzo, comune a tutti gli immigrati/emigrati, di accettare e farsi accettare. Marco Bartesaghi

150° DELL'UNITA' D'ITALIA A VERDERIO




Trovi i dettagli per quest'ultima iniziativa al seguente indirizzo: http://ultapelon.blogspot.com/

DALLA VAL BREGAGLIA A VERDERIO. CHIACCHIERATA CON GERMANO LISIGNOLI di Marco Bartesaghi

Germano Lisignoli abita a Verderio da quando aveva 12 anni, ora ne ha 58, classe 1952. La sua famiglia è originaria della val Bregaglia, quella che si percorre da Chiavenna per raggiungere il Maloia, e precisamente di Dasile, frazione del comune di Piuro situata, insieme a Savogno, a monte della cascata dell'Acquafraggia. Da qui con la sua famiglia è "sceso" a Verderio

" La mia famiglia è "scesa " nel 1965, ma prima di noi, nel 1955, erano "scesi" i nonni materni, Luigi Clara e Assunta Succetti con i tre figli non sposati, un maschio e due femmine che poi hanno messo su famiglia qui. Giuseppina, una delle due figlie, ha sposato un Oggioni de La Salette ed è morta in un incidente stradale, l'8 dicembre del 1978, mentre andava a Messa per la festa della Madonna. Insieme a lei fu investita anche la figlia, che però si salvò"




Tuo nonno che mestiere faceva?
Quando è venuto qui era già pensionato: era del 1901 ed era invalido di guerra. Su faceva l'agricoltore. Qui aveva preso una cascina alla Sernovella ( che è in territorio di Robbiate) e anche qualche pezzo di terra; aveva qualche mucca che allevava insieme a un suo zio, molto avanti d'età, che lo aveva seguito nel trasferimento.
"in queste prime tre foto ci sono i miei nonni materni, Luigi Clara e Assunta Succetti..."


Poi siete scesi voi..
 Sì. Dopo dieci anni mio nonno ha fatto venir qui anche le figlie già sposate: mia mamma, Dina, con mio papà , Giacinto Lisignoli e i 4 figli, e mia zia, con il marito Gino Rogantini e tre figli. Per un po' di mesi abbiamo abitato con i nonni e poi siamo venuti in questa casa, la cascina San Giuseppe, in via dei Maggioli a Verderio Superiore. Per i due generi il nonno aveva trovato un lavoro.
"in centro nonna Assunta. Dietro di lei, a destra, mia mamma Dina e, di fiancoa sinistra, mia zia Cecilia"

Che lavoro?
Muratori.
" mio papà, Giacinto Lisignoli (in centro con la cravatta) in una foto scattata a Dasile"
Come mai tuo nonno da Dasile era finito proprio alla Sernovella?
Quando aveva deciso di venir via, perché con il lavoro della terra non riuscivano più a starci dentro, ne aveva parlato con un signore che lavorava nella banca dove metteva i suoi risparmi; era uno di Lecco che aveva intrallazzi da queste parti  e sapeva che c'era quella casa in vendita e così è andata...

I terreni che coltivava quando era in montagna erano di sua proprietà?
Sì. erano suoi. Tutti lì erano proprietari: c'era la famiglia che aveva poco, la famiglia che aveva tanto , ma tutti erano proprietari.
Non c'erano anche delle cose in comune, ...  dei boschi ...?
No tutto era suddiviso: io ad esempio ho dei terreni a duemila metri di altezza, che poi è solo roccia con dentro due o tre piante.

Per comprare la casa qui tuo nonno ha dovuti vendere le proprietà che aveva?
No. Nel 1935 era andato in Africa per lavorare : allora per poter andare all'estero a lavorare si doveva essere iscritti al partito fascista: quando è scoppiata la guerra gli inglesi, visto che risultava fascista, l'avevano fatto prigioniero e alla fine della guerra gli avevano portato via tutto quello che aveva guadagnato ...

Dov'era stato in Africa?
Mi raccontava, quando ero bambino che aveva girato .....era stato in Etiopia ... si spostava come si spostava la guerra .

No, non quando era prigioniero: quando era lì a lavorare ...
Mi sembra ... o in Etiopia o in Somalia. Più probabilmente in Somalia. Sta di fatto che quando è tornato in Italia, nel '45, finita la guerra, non parlava più e ha girato da un ospedale all'altro. A casa è tornato nel 1948. Probabilmente ha ricevuto qualche indennizzo e degli arretrati di pensione ...Tornato a casa ha fatto un figlio - l'ultimo l'aveva avuto nel 1935, prima di partire per l'Africa - che è nato nel 1949.

Quando lui aveva 48 anni?
Sì. Il bambino però è morto sui 3, 4 anni. Aveva preso il "mal del grop": mi sembra che con questo nome si indicasse la difterite. Come gli è mancato questo figlio ha voluto andarsene e ha fatto di tutto per venir via.

Cosa ti ricordi di quando vivevi a Dasile?
Mi ricordo ancora tutto ... prima di venir via aiutavo in campagna; c'era da tagliare l'erba con la ranza, voltare il fieno, portare il letame nei prati, spargerlo, curare gli animali...


"Questa fotografia di abitanti di Savogno dovrebbe risalire circa al 1885, perchè il bambino a sinistra, zio di mio nonno era del 1880 o '81"
 Quanti abitanti eravate?
Dicono che nel periodo più intenso eravamo 600 abitanti tra Savogno e Dasile

Il comune era quello di Piuro?
Sì.
Dove andavate a scuola?
A Savogno c'erano le elementari. Alle altre scuole a quei tempi non andava nessuno. Dopo la quinta facevamo la sesta, la settima ... ma era sempre la quinta. Solo negli ultimi anni qualcuno "scendeva" per andare a scuola ... ricordo che un mio cugino, di due anni maggiore di me, lo avevano mandato giù per andare a scuola. Io ho fatto due anni la quinta. Quando sono arrivato qui era febbraio, ho finito la quinta e poi ho fatto le medie.

C'erano le "multiclasse"?
C'erano due  o tre classi, non mi ricordo bene.  Le prime due le ho fatte in una casa vicino alla teleferica, poi nel sessanta hanno fatto le aule dove adesso c'è il rifugio
I maestri ? abitavano anche loro in paese?
Sì. Arrivavano a settembre e andavano via a giugno, a parte le vacanze di Natale di Pasqua.

C'era un unico parroco per i due paesi?
Sì, però mio nonno si ricordava che quando lui era giovane c'era il parroco anche a Dasile.
"Nella parte bassa di questa cartolina si vede, in primo piano, Dasile. Nella  parte alta si vede il fondo valle con le case di Borgonuovo di Piuro e il corso del fiume Mera"
 
Fra i due paesi c'era un buon rapporto, o era, tanto per intenderci, come fra Verderio Superiore e Verderio Inferiore?
No, no, non andavano d'accordo: attraversato il ponte sul torrente c'era la frontiera e, per tanta gente che c'è su, questa frontiera c'è ancora adesso. Anche se magari a Piuro abitano insieme, quando sono su ci sono quelli di Dasile e quelli di Savogno. Soprattutto per quelli di Savogno che sono tosti!! Mia madre era di Savogno e mio padre di Dasile: quando andavano a morosa dovevano stare attenti.
"Savogno visto dalla mulatiera che lo congiunge con Dasile"
 Allora i tuoi nonni hanno scelto di venire a Verderio perché così gli sembrava di essere a casa?
E pensare che in linea d'aria ci saranno al massimo 500 metri di distanza. Lavoravano insieme, perché le vigne erano in basso per tutti, salivano dalla stessa strada. Eppure...  E cambia anche il dialetto, non è totalmente diverso, però cambia:.l'accento soprattutto ma anche alcune parole.

Erano tutti agricoltori?
Si. Quasi tutti avevano uva, castagne, che erano uno dei piatti base, patate, ortaggi. Allevavano le vacche e quindi facevano il formaggio,il burro: erano poveri però a nessuno mancava il mangiare, a parte il pane che non sempre c'era.
Negli ultimi anni però quasi tutti gli uomini andavano in Svizzera, dove  facevano i manovali o i muratori. Andavano via la domenica sera e tornavano la sera del sabato.
"due foto di mio papà al lavoro in Svizzera per la costruzione di una diga
 


Che strada facevano?
Scendevano a valle e da lì andavano al  confine

Ma anche salendo, oltre Savogno e Dasile, si può andare in Svizzera, vero? Si faceva contrabbando?
Sì tanti lo facevano:  oltre ad andare in Svizzera a lavorare ogni tanto facevano un viaggetto per comprare il sale, la farina bianca, la farina per la polenta ...

Cioè compravano le cose della vita normale, non da rivendere?
No, portavano fuori le sigarette, le vendevano  e i soldi che guadagnavano li usavano per comprare la farina e le altre cose  necessarie per vivere.
Si correvano dei pericoli o era un'attività tollerata?
E morta anche gente per fare il contrabbando. Perché giravano più che altro d'inverno, con ghiaccio, neve ...e stanchezza. Lo zio di mio cugino Adriano, ad esempio,è morto che  aveva solo vent'anni . C'erano sette o otto uomini quella notte, uno davanti che tagliava il pezzo di ghiaccio col "segurin" per fare il posto dove mettere il piede. Lui era giovane probabilmente il sonno, la stanchezza ... pam   è partito, avrà fatto 500 metri di volo .... Poi è stato un casino, per evitare la denuncia per contrabbando s'è messo di mezzo il prete e così è stato messo tutto a tacere.
Un parente di mia madre, invece, lo hanno preso e da quel momento, tra la paura e lo shock, ha avuto un po' di problemi. Probabilmente quando li portavano dentro  li menavano anche, così lui s'è beccato un mezzo esaurimento nervoso e si faceva delle storie: "mi prendono ... non mi prendono"
Durante la guerra i sentieri dei contrabbandieri non sono stati utilizzati come vie di fuga verso la Svizzera?
Non lo so, non penso. So che ci sono state delle storie fra partigiani e tedeschi, che sono state  ammazzate anche delle persone; hanno bruciato delle stalle perché pensavano che dessero asilo a partigiani ... però come via di fuga non ho mai sentito ...

Che strada si deve fare per arrivare in Svizzera?
Si deve salire fino al lago dell'Acquafraggia, poi si va al passo Turbin e appena di là di questo passo c'è la Svizzera. Se no c'è il sentiero che va a un altro passo, il Passo di Lei.
Quando siete venuti via voi già in tanti avevano lasciato la montagna?
No, la mia è stata una delle prime famiglie, forse la prima, a parte mio nonno. Dopo tre mesi ne sono partite ancora un paio e nel giro di tre anni, fra il 1965 e il 1968 i due paesi si sono svuotati.

Però il legame è rimasto?
Per un po' di tempo no: per due o tre anni nessuno tornava su né il sabato e la domenica, né d'estate. Infatti in quel periodo hanno fatto razzia nelle case, portato via la roba e spaccato tutto,proprio perché non andava più su nessuno ... Entravano nelle case per trovare roba antica, roba vecchia. Anche a me hanno portato via un paio di fucili e l'orologio a pendolo.
Poi?
Poi, un po' alla volta, abbiamo cominciato a ritornare, a partire dal 1970 - '71 I primi anni ogni tanto, più di rado, anche perché nelle case non c'erano le comodità di adesso. Mancava anche la luce, bisognava usare le candele. Poi pian panino tutti si sono un po' attrezzati  e hanno cominciato a ristrutturare.  È stata ripristinata la teleferica e adesso si sta facendo anche la strada.

La strada: pensi possa essere un bene?
Egoisticamente sì, può essere anche un bene perché sto diventando vecchio e non giovane, se voglio arrivarci fino a una certa età .... Per il resto non so fino a che punto sia un bene perché poi la strada si porta dietro tante cose. E tante cose sono già cambiate: prima si potevano ristrutturare solo le case d'abitazione; adesso ormai danno il permesso di tirar fuori una casa da qualsiasi rudere, domani daranno il permesso anche di partir da zero ed edificare. Vedremo
"Mia mamma, io e mia sorella nella cascina dei nonni alla Sernovella"
Com'è stato l'impatto con Verderio? Nessun problema?
Per me è stato un problema.

Perché?
Ero tremendo.
Allora eri tu il problema ...
A scuola avevo 4 in condotta. I primi anni è stato così, rifiutavo tutte le storie: aver vissuto la, con tutti i parenti e trovarmi qui  in un posto con tutta una storia diversa, con le macchine...

E già, le macchine non esistevano nella vita di tutti i giorni. Scendevate spesso a Piuro?
No. Qualche volta a trovare i parenti o una volta al mese per il mercato. La teleferica allora funzionava tutti i giorni e portava il pane fresco. A Savogno c'era un negozio di alimentari. Era su due piani: sotto faceva da bar, osteria, vendeva gli alcolici; sopra gli alimentari.
Quando hai cominciato ad accettare la nuova situazione?
Dopo le scuole medie. Pian piano,frequentando  le compagnie del paese....
Cosa hai fatto dopo le scuole medie?
Ho lavorato per otto anni come tipografo, ma ho dovuto smettere perché il contato con il piombo mi creava problemi. Poi,a 25 anni sono partito per l'India.
Parliamone brevemente, approfondiremo l'argomento in un'altra occasione. Come è nata l'idea di partire?
In quel periodo conoscevo i Pholax  Dactylus, un complesso musicale che faceva una musica particolare e che aveva avuto anche un certo successo. Uno di loro, il chitarrista mi aveva dato un opuscolo con un Guru indiano. Allora avevo la passione di dipingere e avevo pensato di modellare il Guru con la creta: la figura di questo personaggio e dell'India mi ha attratto e ho cominciato a pensare di partire .Sono partito in ottobre del 1977, con Peppino, un altro abitante di Verderio. Abbiamo raggiunto l'India, fra varie avventure, in nave, treno e pullman. La ci siamo divisi e io ho girato per il paese per un po' di mesi. Sono tornato in aprile del 1978.
Non avevi più il lavoro ?
Per qualche mese ho fatto lavori saltuari e per un anno e mezzo il muratore. Poi nel 1980 ho iniziato a lavorare in ospedale, prima svolgendo vari servizi e poi facendo l'autista, che faccio ancora adesso..
E l'India?
Ci sono tornato nel1982 e da allora quasi ogni anno, anche più di una volta all'anno.
Ne riparleremo.
Marco Bartesaghi

DASILE SOTTO LA NEVE fotografie di Germano Lisignoli