sabato 6 novembre 2010

DISCORSO DEL SINDACO PER I 75 ANNI DEL MONUMENTO AI CADUTI di Ferdinando Bosisio

Discorso pronunciato dal sindaco di Verderio Superiore, Ferdinando Bosisio, il 16 novembre 1997, in occasione del settantacinquesimo anniversario dell'inaugurazione del monumento ai caduti.Bosisio è stato sindaco dal 1995 al 1999.
Sulla destra della cartolina, in primo piano il monumento ai caduti


Su questo monumento, di cui oggi vogliamo ricordare i 75 anni trascorsi dall'anno della posa, ci sono i nomi dei 33 soldati di Verderio Superiore morti durante la Grande Guerra del '15 - '18 e dei 19 morti della seconda guerra mondiale.
Il ricordo di tante giovani vite spezzate dall'evento insensato e tragico della guerra, i sentimenti di trepidazione e attesa, la situazione di miseria e sofferenza della popolazione di Verderio durante i lunghi anni della terribile grande guerra del '15 - '18, insieme al tripudio per la vittoria e alla solennità della cerimonia di inaugurazione di questo monumento, qualche anno dopo la guerra, a ricordo dei caduti per la patria: tutte queste cose possiamo cercare di ricostruire e rivivere dentro di noi ascoltando le parole scritte da un testimone privilegiato di quegli eventi.
Ringrazio il Parroco Don Giuseppe
(1) , che gentilmente mi ha concesso di consultare la CRONACA relativa a quegli anni stesa da don Luigi Galbiati, allora e fino al 1923 parroco di Verderio Superiore. Da quella CRONACA abbiamo attinto alcuni brani che ci sono sembrati particolarmente significativi.

Maggio 1915 "In questi giorni vi ha gran pericolo che la nostra Italia sia strascinata nella guerra europea, peperò sono richiamati ancora soldati di varie classi, e tanti già ammogliati e con figli. Quanta desolazione nelle famiglie! I poveri giovani, prima di partire, si accostano ai SS. Sacramenti, e fecero visita al Parroco, raccomandandosi alle sue e alle preghiere di tutti, onde essere preservati da tutti i pericoli, e ritornare alle proprie case sani e salvi." (p. 68)

Giugno 1915 "La guerra continua accanita nel Friuli e nel Trentino contro l'Austria, che al confine si è fortificata con reticolati di fero e muraglie di cemento armato. I giovani combattenti scrivono ai parenti e al Parroco gli stenti della guerra e le difficoltà di avanzare" (p. 71)

Gennaio 1918 "E la guerra continua accanita, tanto più che nell'ottobre scorso i tedeschi vennero giù da Caporetto e invasero parte della regione veneta, con tanta infamia e nostra confusione, e furono fermati al fiume Piave e al Monte Grappa, perdendo tutto il Carso e lungo il fiume Isonzo, quanto si è guadagnato con gloria e sacrificio in due anni e mezzo di combattimento." (p. 139)


Ottobre 1918 "Da qualche tempo in tutta Italia serpeggia l'influenza spagnola, che miete vittime in grande copia, e in questo mese si è assai accentuata. Basti dire che qui il giorno 7 ci furono5 morti, e vi erano pochi preti al funerale perché in tutti i paesi erano impegnati pei malati o morti." (p. 160)


Novembre 1918 "In questi giorni tanti si accostarono alla Santa Messa per i poveri morti.
Il giorno di S. Carlo si cantò Messa e alla sera si impartì la benedizione colla reliquia del Santo. Verso le ore 19 la casa del Parroco fu invasa di soldati e di popolo giulivo, perché al comando militare (...) era pervenuto un telegramma che l'Austria - Ungheria, stremata di forze e oppressa dalla fame, chiedeva alle nostre potenze alleate l'armistizio e la pace.
Sia lodato Iddio per tanta grazia, e il Santo di questo giorno per la sua intercessione, che finalmente è cessata per l'Italia tanta carneficina, e i soldati nostri verranno in famiglia gloriosi.
Tutti volevano le chiavi del campanile per dare segno colle campane di allegrezza. Non avendole il parroco, andarono in cerca del sagrestano, e suonarono a festa per ore ed ore, e volevano così per tutta la notte; ma dal Comando venne il compito di cessare, era abbastanza tanto segno di gioia.
Se il tripudio era nel cuore dei più, una grande mestizia regnava nelle famiglie, che aveva qualche morto sul campo dell'onore, e principalmente le madri degli infelici caduti, che il suono di festa era per loroun triste ricordo, una stilla al cuore.
Cessò il suono delle campane, ma non cessò la contentezza.
Tutta notte fu vera baldoria con canti e suoni." (p. 162)


Dicembre 1918 "I buoni parrocchiani fanno celebrare gli Uffici mattutini per i loro poveri morti, e principalmente pei gloriosi caduti per la salvezza della Patria. " (p. 164

E poco oltre , nella cronaca dello stesso mese il Parroco annotava...

"In questi giorni vi fu una grande malattia delle bestie. Alla famiglia Brivio morirono tre mucche alla Cascina Malpensata; al Besana e Sala della Cascina Isabella una mucca a ciascuna famiglia; al Villa della Casina Prati similmente, ecc. ecc...." (p. 165)

Aprile 1921 "Il giorno 18 venne da Milano il Sindaco Sig. Rino Gnecchi colla Commissione per stabilire col Parroco il posto da porre il monumento ai caduti sul sagrato della Chiesa" (p. 229)

Questa è infine la cronaca della inaugurazione del monumento presso il quale ci troviamo...



Settembre 1921 "La terza Domenica, 18, è destinata per la commemorazione dei caduti in guerra del paese 1915 - 18. (...)
Il nostro concittadino, Mons Benvenuto Sala, Canonico di S. Ambrogio di Milano, Grande Cordone Scientifico di Napoli, pontificò solennemente. (...)
Alle 15 in processione con la Confraternita, Luigini, Figlie di Maria e popolo col clero siamo venuti al monumento dei caduti, posto in fondo del sagrato. Là era già preparato il Municipio Comunale, la Commissione, un picchetto di Truppa, 5 militi dell'anno 1900 del paese, le vedove dei caduti schierate in ordine, i Carabinieri di Bernareggio. Appena arrivati il Sig. Sindaco Rino Gnecchi, scoprì il monumento avvolto in bandiere tricolori; e intanto la banda di Colnago suonava la marcia reale. Dopo il Sig. Sindaco disse poche parole di commozione pei caduti, di conforto alle vedove e a tutti i parenti dei poveri morti; poi Mons. Sala diede la benedizione al monumento. Anche la ragazza Cassago Angela di Luigi, declamò belle parole appropriate alla circostanza.
Vi fu una nota stonata. Il Pozzoni Achille, mutilato della gamba destra, nativo di qui ma domiciliato a Milano, disse parole senza ortografia e poco riverenti al Sig. Sindaco.
Invece tenne un poderoso discorso il Rettore, D. Cesare Cazzaniga, che commosse al pianto le povere vedove  dei caduti. E' Stato un bel discorso ma un po' troppo lungo.
Ma anche il Capitano Sig. Lucanese (?) di Napoli disse forbite e forti espressioni pei per la grandezza della patria; e di commiserazione pei parenti, che hanno perduto i loro cari. Poi attaccò sui petti delle vedove le croci di bronzo, commemorative del valore dei poveri morti in guerra. Intanto la banda suonava la marcia funebre. Dopo si finì così ogni funzione al monumento, e la popolazione si sciolse.. La banda suonò in paese e davanti al palazzo dei Sig.i Gnecchi, e si fermò fino alle ore 20 e ritornò a Colnago."

La cronaca della giornata si chiude con una nota di colore, che rende bene l'atmosfera di quel periodo e con un'annotazione finale  su un aspetto della vita di quegli anni, di cui oggi possiamo serenamente sorridere.
"Il paese era molto giocondo, il popolo molto allegro, le osterie rigurgitanti di gente, anche di forestieri, fino ad ora tarda, ma tutto questo senza spiacevoli incidenti.
Solo qualche ragazzaccio di Verderio Inferiore tentava di levare i paloni, che portavano i pennoni e bandiere, furono sorpresi e battuti dai nostri." (pp. 239 - 240)

Che senso ha oggi ricordare queste cose?
Il contesto materiale e l'atmosfera morale e culturale odierna sono molto diversi da quelli di 75 anni fa.
Oggi:
- non gode di buona fama l'idea di Patria e di nazione;
- è in discussione l'identità e l'unità dell'Italia;
- l'esercito, le forze armate sono in crisi di identità e in fase di trasformazione organizzativa.
Eppure, in un contesto così diverso, la vista di questo monumento può costituire un richiamo attuale ai valori della pace, della nazione, del sacrificio per il bene comune. Ricordare, davanti a questo monumento, i soldati del nostro paese morti nella prima e seconda guerra mondiale, significa riconfermare il rifiuto della guerra, "inutile strage" e strumento non idoneo per la risoluzione di conflitti interni e internazionali; significa rinsaldare i vincoli di solidarietà con le vittime dei conflitti che ancora insanguinano il pianeta.
Vorremmo concludere questo discorso con un augurio che può suonare retorico o polemico, ma che a noi sembra strettamente legato all'occasione di questa cerimonia ed è per noi l'espressione di un valore positivo che va riconfermato con tranquilla convinzione:

VIVA la Patria
VIVA la Repubblica Italiana

NOTA
(1) Don Giuseppe Brivio, paroco di Verderio Superiore dal 1985 al 1999




Elenco dei caduti tratto dal libro VERDERIO, autori vari, 1985

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