lunedì 31 maggio 2010

LA BATTAGLIA DI VERDERIO, 28 APRILE 1799 di Aroldo Benini

Questo articolo è apparso in Archivi di Lecco, N.3, luglio - settembre 1987. Successivamente, nel 1999, il testo è stato pubblicato da A.Scotti Editore s.r.l. di Cornate d'Adda, su iniziativa della Biblioteca Intercomunale di Verderio.



Cos'era avvenuto all'indomani della battaglia di Lecco e della fuga della guarnigione francese, in parte verso Como, via terra, in parte lungo "quel ramo del lago", verso Bellagio e quindi Menaggio, per raggiungere Lugano, in Svizzera, attraverso Porlezza?
Fatte saltare le ultime due arcate del ponte trecentesco, i francesi sapevano di aver impedito l'inseguimento da parte dei russi del generale Petenka Bagration (come i suoi cosacchi familiarmente lo chiamavano secondo la testimonianza attendibile di Leone Tolstoj), il futuro eroe di Borodino nel 1812, al quale in "Guerra e pace" sono dedicate molte pagine.


Una parte, il grosso, saputa libera la strada per Como, l'aveva presa coi carri e i cavalli; una piccola parte, appunto, come si è detto, era rimasta invece per far saltare il ponte, raccogliere gli artificieri e, utilizzando barche racimolate all'ultimo momento, profittando del vento del lago aveva preso verso nord, con l'intento di raggiungere le truppe del generale Massena in Svizzera.
E passando davanti a Limonta, le barche coi francesi in armi avevano destato qualche paura tra gli abitanti del piccolo villaggio, raccolti per una loro festa, secondo quanto si legge in un resoconto del parroco di allora.
Ma la parte più imponente delle forze francesi, comandata dal generale Sérrurier, era ancora assestata sulla riva destra dell'Adda; il generale era stato chiamato a rapporto dal comando, ma forse la notizia non gli era mai giunta: sapeva che gli austriaci e i russi, lungo la sponda sinistra dell'Adda, stavano dirigendosi verso Lecco, da Cisano Bergamasco a Calolziocorte a Vercurago. Ma resta lì fermo, impavido, in attesa. Troppi uomini attendevano i suoi ordini, ma egli tardava a darli (più tardi verrà avanzato, come d'obbligo, il sospetto d'ignavia; ma subito s'alzerà qualcuno a lodarne la fermezza e la fierezza, come quasi sempre avviene in questi casi).
I cosacchi russi avanzano verso Lecco, e gli austriaci, requisite le barche fatte ripescare ai pescatori che le avevano affondate a Brivio per ordine dei francesi, passano l'Adda. Da Brivio una parte si spinge verso Olginate, in cerca di bottino; gli altri, udita la notizia che reparti francesi stazionano più avanti, decidono di incontrarli: ed ecco la battaglia di Verderio.
Le notizie su questa battaglia sono piuttosto scarse e non coerenti.
In un suo manoscritto del 1926 il sacerdote don Rocco Picozzi, cappellano delle Canossiane di Carate scrive: "Battaglia di Verderio Superiore combattuta il 28 aprile 1799 tra l'armata austriaca, comandata dal generale barone Vukassovich, e l'armata francese, alla cui testa trovavasi il generale Sérrurier. I due nemici si combatterono in quattro punti, con un coraggio senza esempio. Le sorti della battaglia restarono per lungo tempo indecise: ma finalmente la fanteria austriaca obbligò la divisione francese a ritirarsi, ad abbandonare i trinceramenti e ad arrendersi al vincitore".
Vediamo ora di ricostruire, sulla base delle notizie certe e delle indagini compiute sul posto, come possono essersi svolti i fatti dopo quella sera del 26 aprile 1799 in cui il generale francese Sérrurier, si era reso conto che il barone Rosemberg Vukassovich, passando l'Adda a Brivio con le sue truppe, gli aveva tagliato ogni comunicazione con Lecco e i suoi difensori.
La mattina successiva il Chasteler, un altro generale dell'armata austro - russa, attraversando a sua volta l'Adda a Trezzo, lo tagliava fuori dal lato sud e, appena giunto sull'opposta riva del fiume, inviava un distaccamento della Divisone Ott a cercare, verso nord, il collegamento coi soldati del generale austriaco Rosemberg Vukassovich.
È in quella mattinata che il generale francese Sérrurier scrive al proprio Comando questo messaggio:
"Non ricevendo alcune ordine né istruzione, dopo i diversi avvisi che vi ho dati sul passaggio dell'Adda da parte del nemico, non credo di dover compromettere le poche truppe che mi restano: in conseguenza mi ritiro sul vostro Quartier Generale, dove riceverò vostri ordini. Partirò alle due."
Non aveva avuto più dunque ordini; perciò si dirigeva verso Inzago, per collegarsi col grosso dell'Armata francese. Ma intanto tuonava il cannone a Vaprio, dove la sua colonna, dove la sua colonna avrebbe potuto dirigersi ed opporsi agli austro - russi, evitando almeno di restare accerchiata a Verderio: la disputa sulla condotta di Sérrurier iniziò all'indomani di questo combattimento, ma fu conclusa dal francese Moreau, il suo superiore, in un primo tempo neppure lui tenero con il suo subordinato: "Vi sono pochi rimproveri da fargli: egli si è condotto forse con un'esattezza troppo scrupolosa a Verderio".
Mentre la Brianza tra Merate e Robbiate appare ondulata, collinosa, la zona di Verderio presenta solo qualche lievissima ondulazione, degrada da nord a sud, coltivata aquel tempo a prato con filari inframmezzati di gelso. L'Adda, unico bastione naturale di difesa della zona, scorre profondamente incassato a qualche chilometro sia da Verderio Inferiore che da Verderio Superiore. È qui che il generale francese Sérrurier, accorso per sbarrare la strada al generale austriaco Vukassovich che proveniva da nord, schiera in quel giorno le sue forze appoggiando la propria destra al fiume.. Può contare su tremila uomini, la prima leggera piemontese, costituita da tre battaglioni di fanteria, e da tre squadroni di dragoni; il primo battaglione della 21a di linea,  due battaglioni della 30a leggera, due squadroni, una compagnia d'artiglieria leggera su tre pezzi.
Ma si trattava di reparti incompleti, in parte essendosi dispersi negli ultimi spostamenti i suoi soldati.
E il diario di Pietro Custodi accerta che molti piemontesi erano fuggiti nel corso della ritirata, traversando la Lombardia.
Quando il Sérrurier si rende conto che può essere attaccato da ogni parte, nella situazione in cui si è venuto a trovare, prende come propria roccaforte, senza curarsi delle conseguenze per la popolazione civile, l'abitato di Verderio Superiore.
La stampa che fu tratta da quell'episodio, e che data la battaglia al 28 aprile, riferisce che i Quartierati francesi hanno formato ala trincea "tutto il longo della scepe al Ronchetto del Parroco confinante al bancoro di casa Arrigoni".
Uno storico così descrive le posizioni assunte dalle truppe francesi del Sérrurier: "Occupava il cimitero ( il vecchio, accanto alla vecchia chiesa parrocchiale) e la chiesa del luogo e rompendo le dighe di certi canali che, dopo aver irrigato i campi di Malpensata e Brugarola, e posti in giuoco vari molini, vanno a scaricarsi nell'Adda tra Verderio Superiore e Inferiore, poneva con questa inondazione al coperto dagli assalti nemici il suo fianco sinistro".
Ma l'allagamento artificiale della piana fu provocato dalla roggia di scarico del laghetto di Sartirana, gonfio per le recenti piogge torrenziali che avevano accompagnato la ritirata francese dall'Adige all'Adda.
È ancora il Pinelli, storico pressoché unico di quella battaglia, ad informarci che il generale francese Sérrurier "fece operare feritoie nei muri, convertì la chiesa a ridotta ed alloggiò i più esperti tiratori sul campanile"
Un altro storico che del Sérrurier ha tessuto le lodi, lo Jomini, asserisce che le strade d'accesso a Verderio "erano guarnite di cannoni e i piccoli ponti coi quali esse finiscono erano stati barricati".
In sostanza il generale francese Sérrurier, da quel che si apprende, dispose quale centro della sua resistenza il vecchi nucleo abitato di Verderio Superiore, attorno al quale scavò trincee coprendosi anche con l'allagamento artificiale e situando posti avanzati, uno dei quali quasi certamente a Bernareggio, dove un documento locale accenna alla battaglia iniziata in quel comune e "fornita a Verderio Superiore".
Verso mezzogiorno del 28 aprile il generale austriaco Vukassovich si mette in movimento con l'intento di riunirsi a sud con lo stato maggiore e il comandante generale austro - russo Sovorow. A sua disposizione sono oltre 8000 uomini, con oltre 800 cavalli; si dispongono su più colonne, una delle quali, costituita dai reparti accampati nei giorni precedenti ad Arlate costeggia l'Adda puntando su Robbiate attraverso Imbersago e Novate; un'altra, proveniente da Beverate, transiterà per Merate, la colonna più numerosa da Airuno si dirige verso Calco e Cernusco, passando oltre Osnago. Il Vukassovich quasi certamente conta di effettuare una semplice marcia di trasferimento, ma giunto poco oltre Osnago, dove dalla strada per Milano si stacca quella per Verderio Inferiore, al punto tradizionalmente chiamato della Madonna di Osnago, viene informato che a Verderio si trovano truppe francesi, comandate dal Sérrurier. Il parroco confessore della chiesa, "secondo il suo natural genio", offre agli austriaci ed ai russi sopravvenuti da mangiare e da bere, ma dopo che questi ebbero consumato tutto "entrarono furiosamente nella sua casa e la saccheggiarono, e lo spogliarono perfino degli abiti, lo ferirono costringendolo a cercare altrove chi gli somministrasse i mezzi d'una precaria esistenza".
Superato Ronco Briantino, gli austro - russi s'impossessarono della Cascina Francolina, ma qui, come a Bernareggio, incontrarono resistenza: notizie che si ricavano, come quella immediatamente precedente, dalle richieste di rimborso dei danni che proprietari ma anche semplici contadini subirono per effetto della vittoriosa operazione contro i franco - piemontesi: "Mentre i miserabili terrieri di Verderio Inferiore, vorrebbero, senza mischianza di tristezza e di pianto, ringraziare l'Altissimo perché loro ha ridonato la Religione e il loro amatissimo Padre e Sovrano, sono purtroppo obbligati a conservarne la memoria ed a provare gli effetti più grandi della spaventosa e rovinosa guerra occorsa nelle proprie contrade e case il 28 aprile prossimo passato. Questo popolo si riprometteva di raccogliere giulivo i frutti della fuga del perverso nemico quando il disordine prodotto dalle austriache falangi nelle già rotte schiere repubblicane, indusse queste ultime al disperato al disperato pensiero di ricercare qualche scampo nella vicina terra di Verderio Superiore ove, rese forti dalla natura del luogo e dalle abitazioni eminenti, sforzarono gli imperiali a portarsi in Verderio Inferiore con un numero superiore al bisogno, cosicché queste abitazioni medesime dei poveri ricorrenti divennero a un tratto il campo di battaglia e perciò luogo della rovina e della desolazione...La battaglia cominciata il 28 aprile alle ore tre dopo mezzogiorno, fu ostinata e sanguinosa e per lungo tempo indecisa, fintantoché le baionette imperiali obbligarono il nemico ad arrendersi prigioniero in Verderio Superiore, colla perdita di moltissimi combattenti...".
Altre forze austro - russe sono segnalate intanto di passaggio da Mezzago alla volta di Verderio: fra le ore 15 e le 16 circa 3000 franco - piemontesi vengono investiti da non meno di 10.000 austro - russi. In un primo momento i difensori tengono testa all'avversario con un nutrito fuoco di fucileria, e passano perfino al contrattacco con travolgenti cariche di cavalleria condotte dal Fresia, il generale saluzzese, alleato ai francesi che diverrà nel 1913 governatore di Trieste e che otterrà l'onore delle armi a Genova, all'estremo volgere delle fortune napoleoniche.
I morti e i feriti austro - russi non si contano più, cascina Francolino viene adattata ad infermeria, si sequestrano tutti i carri disponibili per il trasporto dei feriti, molti dei quali vengono trasferiti nei paesi circostanti.
Ma dopo questa prima furibonda difesa, forse il timore di rimanere senza munizioni, o la constatazione dell'immensa superiorità nemica, inducono ad una resistenza inferiore i repubblicani, che perdono Verderio Inferiore, mentre a nord gli austro - russi si impadroniscono di Robbiate e Paderno: i franco - piemontesi annidati a Verderio Superiore si difendono anche contro gli attacchi della cavalleria nemica con l'arma bianca, tanto che sul fare della sera gli austro - russi sono costretti a rientrare a Paderno da una parte e a Verderio Inferiore dell'altra.
Nella notte le truppe imperiali austro russe arrecano danni maggiori rispetto a quelli prodotti dai francesi: Nella notte del 28 aprile si rifugiarono nel solo comune di Verderio Inferiore austriaci e russi, e questa truppa fu mantenuta tutta la notte, fino alla mattina del giorno appresso", come si legge in un documento dell'Archivio di Stato di Milano.
Ecco il rapporto del generale francese Sérrurier al ministro della guerra di Francia: "Verso le tre pomeridiane del 9 fiorile ebbi avviso che i nemici marciavano su di me; verso le quattro scorsi le due colonne e poco dopo s'impegnò la fucileria coi miei avamposto; alle quattro e mezza ero attaccato su tutti i punti.
Un primo vantaggio che credettero aver ottenuto i nostri soldati fece ch'essi abbandonassero un po' la difesa; la cavalleria nemica ne profittò e ci procurò in questo momento molti guai, poiché eravamo vigorosamente attaccati da ogni lato: di gi le cartucce cominciavano a mancare e non erano ancora le sei. Io non ne avevo più una di riserva; la nostra cavalleria che si immaginava sul terreno che io occupavo, non aveva se non colpi da ricevere: accorgendosi che la nostra fanteria faceva qualche prigioniero, caricò a sua volta e ne fece molti. Ne abbiamo presi infatti una quantità prodigiosa, che io stimo almeno a 1500 uomini fuori combattimento, di cui almeno 700 uccisi sul campo di battaglia.
Questo giorno sarebbe stato magnifico per noi se, dopo questo successo, noi non fossimo stati obbligati a capitolare (i nemici avevano complessivamente 17.000 uomini, di cui soltanto 8000 però hanno combattuto), e di darci prigionieri, perché non ci restava una sola cartuccia...La cavalleria ha fatto prodigi, condotta dal generale di brigata Fresia.
Noi dobbiamo lamentare 200 uomini tra morti e feriti: il resto, più di 2400,  rimasto prigioniero di guerra per capitolazione".
Sopraggiunta la notte i franco - piemontesi si trovarono completamente circondati dalle forze austro - russe guidate dal generale Vukassovich e dalle truppe della divisione Rosemberg - Bagration che, avendo occupata la cittadina di Lecco rimasta completamente sguarnita, ha deciso di evitare l'inseguimento e si è diretta a Verderio insieme agli austriaci provenienti da Trezzo: 17.000 uomini complessivamente che, come è stato detto, chiudevano in un anello d'acciaio i tremila soldati franco - piemontesi del generale Sérrurier.
Su queste battute si conclude la battaglia di Verderio, vittoriosa per gli imperiali austro - russi anche se a prezzo di tanto sangue.
Presto i francesi si vendicheranno, col rientro di Napoleone dall'Egitto, i prodigi del generale Massena, il ritorno in Italia dopo la clamorosa resistenza di Genova.
Marengo segnerà la definitiva vittoria del nuovo sull'antico regime, almeno fino alla sconfitta e all'esilio dell'imperatore Napoleone.

 CASCINA FRANCOLINO

Presso la Cascina Francolino, tra Ronco Briantino e Verderio Inferiore (come si legge anche nelle "Vicende della Brianza" di Ignazio Cantù), il pittore conte Ambrogio Annoni di Verderio Inferiore, quasi certamente durante la Restaurazione, fece erigere un monumento a ricordo della battaglia e di un suo carissimo e giovane amico, sul quale ancora oggi si legge la seguente epigrafe:
Qui giacciono le ossa
del prode giovane capitano
Samuele Schedius
nobile ungarese di Modras
che nella battaglia ardente in Verderio
al 28 aprile 1799
fra le armate austriache e le francesi
segnalò col suo sangue
la piena vittoria delle 1prime.

Il conte Ambrogio Annoni
fece innalzare
alla memoria del valore di lui
e dei commilitoni
questo monumento.

C'è da riflettere su questa scritta: il giovane nobile ungherese venuto da lontano, doveva insieme ai russi liberare l'Italia dai giacobini e per questo caduto qui, insieme a molti suoi commilitoni, ai suoi alleati, agli avversari e ai poveri terrieri, cioè contadini, che non poterono sfuggire alla battaglia e vi si trovarono in mezzo; un anno più tardi o poco più, a Marengo, Napoleone era destinato a ricostituire, per quindici anni il suo dominio.
L'Annoni che in piena restaurazione, fa erigere il monumento in memoria dell'ungherese, sarà fra quei nobili che, dopo il 1948 e soprattutto dopo il 1859, vanteranno i propri meriti risorgimentali?

Aroldo Benini
LA LAPIDE AL FRANCOLINO






Bibliografia
Oltre a quella indicata per la ricostruzione delle due battaglie di Lecco (Archivi di Lecco, gennaio-marzo 1986, vedi immagne sottostante), si richiamano la biografia del generale Sérurier, scritta da Louis Tuetey; le narrazioni riguardanti la grande Rivoluzione e il suo esercito, dal Michelet al Thiers fino a Chandler; le carte conservate sotto il titolo "Verderio", Località foranee, all'Archivio Storico Civico di Milano; il museo del Risorgimento di Milano per quanto attiene alla stampa dell'Amati. Altre notizie in Giulio Fiocchi, "La battaglia dell'Adda", nella rivista "Lecco", gennaio-febbraio 1939, pp.13-17.








BIBLIOGRAFIA RELATIVA ALL'ARTICOLO DI AROLDO BENINI, 
"LE DUE BATTAGLIE DI LECCO " (1799 - 1800), Archivi di Lecco,


N.1, Gennaio - Marzo 1986

























Copertina del fascicolo con 
l'articolodi Aroldo Benini , estratto da 
Archivi di Lecco, N.3luglio -settembre 1987
.

BATTAGLIA DI VERDERIO: LA STAMPA DI C. AMATI


BATTAGLIA DI VERDERIO inferiore e superiore
Seguita nel giorno 28 aprile 1799
C. Amati disegnò dal naturale e incise

1   Inganzana con un cannone austriaco


2   Campanile di Paderno
3   Palazzo del sig. Conte Confalonieri, occupato dai francesi
4   Torre del sig. Marchese Arigone
5   Giardino Confalonieri con un cannone francese
6   Porta del giardino detto, con due cannoni francesi
7   Cimitero con un cannone francese
8   Cavalleria piemontese
9   Parrocchia di Verderio Superiore



10 Brughiera di Verderio occupata dagli Austro - Russi
11 Francesi trincerati nel giardino del Parroco
12 Campanile di Cornate
13 S. Rocchino



14 Cassina Spada
15 Cassina incendiata del sig. Marchese Arigone
16 Chiesa parrocchiale di Verderio Inferiore
17 Cassina incendiata del sig Conte Annone
18 Cannone appostato tra S. Rocchino e Cassina Mezzanuga
19 Bandiera spiegata in segno della resa dei Francesi

Il disegno "dal vivo", da cui è tratta l'incisione, è conservato presso il "Fondo Carlo Amati" del Castello Sforzesco di Milano.

Le fotografie di questo atricolo, compresa la riproduzione della stampa, sono tratte dal volume "Verderio, La battaglia del 28 aprile 1799", pubblicato nel 1999 a cura della Biblioteca Intercomunale di Verderio.

venerdì 21 maggio 2010

CONVEGNO A VILLA GNECCHI RUSCONE DI INZAGO SU LUCIA MARLIANI-VISCONTI

Clicca sulle immagini per ingrandirle







Domenica 30 maggio
Villa Gnecchi Ruscone
Inzago, Piazza Quintino Di Vona 12
(di fronte al Palazzo Municipale)

Essendo i posti limitati, si prega di confermare
entro il 22 maggio
alla Biblioteca di Inzago
tel. 12 95 48 795



PARCHI E GIARDINI DEL CONTEMPORANEO






Martedì 25 maggio ore 21
presso la Sala Civica Consiliare
di Verderio Inferiore





L'ARTE FUORI DAI MUSEI
SECONDO INCONTRO CON LA
DOTT.ssa ELISABETTA PARENTE





PARCHI E GIARDINI DEL CONTEMPORANEO
Quale rapporto può instaurarsi fra manufatto umano
e paesaggio, fra opera d'arte e natura? La serata propone
una visita guidata ai "giardini del contemporaneo" in una
Toscana assolutamente sconosciuta








Fotografie del Giardino dei Tarocchi di Capalbio, ideato dalla scultrice franco - statunitense Niki de Saint Phalle (1930 - 2002)

giovedì 20 maggio 2010

GERMANA MARASCO: DALLA CALABRIA A VERDERIO di Germana Marasco

Con il presente articolo e altri che seguiranno questo blog intende partecipare a suo modo alle celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia.


GERMANA MARASCO (IN BRACCIO ALLA MAMMA) CON I GENITORI
I NONNI E ALTRI PARENTI

Mi presento. Sono Germana Marasco, nata in Calabria ad Arietta, una frazione di Petronà, provincia di Catanzaro, il 20 febbraio 1941. Mio papà, Luigi, era pastore e contadino; mia mamma, Giuseppina Simonetti, casalinga.
Sono sposati dal 1940: il 18 aprile 2010 hanno festeggiato i settant'anni di matrimonio!


GERMANA, IN CENTRO, CON LE SORELLE


Sono la prima di nove fratelli. Per colpa della guerra la mia infanzia è stata durissima: il papà era stato in Russia, dove aveva fatto anche l'infermiere e si era salvato per miracolo. Suo fratello invece no, non ce l'aveva fatta. Ricordo l'angoscia di tutti: la nonna lo ha atteso a lungo senza avere mai una risposta. Una storia troppo lunga da raccontare adesso.
A sei anni andavo già al fiume a fare il bucato. Crescendo, il lavoro aumentava sempre più: oltre al bucato al fiume, dovevo fare il pane in casa, poi c'era la campagna con le semine e i raccolti. Poi dovevo fare la sarta, il ricamo, la maglia e il telaio. Il corredo, di lino e cotone, veniva fatto tutto a mano: tutto vuol dire dalla semina del lino alla tessitura delle lenzuola, degli asciugamani e altro. Il lavoro della campagna ci ha fatto crescere sani e forti.
Nel 1959, siamo partiti dalla Calabria e arrivati a Calusco. Papà aveva trovato lavoro a Milano Linate; io, Caterina ed Eugenio, miei fratelli, entrammo in un maglificio di Calusco.
Nel 1960 sono tornata al paese e ho ricominciato a lavorare il vigneto, a fare il bucato al fiume e il pane in casa, a raccogliere legna nei boschi.



Nel 1963 ho conosciuto Vincenzo Schipani, che ho sposato il 29 gennaio 1966. Dopo il matrimonio ci siamo trasferiti a Mesoraca, il suo paese.



Non trovando lavoro, Vincenzo, pochi giorni dopo il matrimonio, è andato a lavorare in Germania, da dove tornava a casa solo per le feste . Io sono rimasta sola, in attesa della prima figlia e con la campagna da portare avanti. Rosa è nata il 26 novembre del 1966. Il 7 novembre del '68 è nata Rosaria.



Ma i sacrifici sono troppi, il lavoro non rende. Anch'io parto e mi trasferisco a Paderno d'Adda, vicino ai miei genitori, che però, dopo poco, ritornano al paese. Faccio la mamma e qualche lavoretto, ma presto mi devo fermare: il 14 giugno 1970 nasce Giuseppina e, il 2 febbraio1974,Cristiano.
Vincenzo lavora prima in Svizzera e poi, finalmente a Robbiate, presso la ditta "Brivio", costruzioni edili.
Siamo una bella famiglia ma la casa di Paderno, dove abitiamo in affitto, è troppo vecchia. Abbiamo bisogno di una casa nostra: vendiamo quello che ancora possediamo in Calabria e, con tantissimi sacrifici, compriamo a Verderio Superiore, in via Angolare 4, una casa da ristrutturare. Vincenzo, con la collaborazione mia e delle ragazze, lavora alla casa di sera, di notte, nei giorni di festa.
Il 10 luglio del 1983, finalmente la nostra casa, che ci è costata così tanti sacrifici, è pronta.
Ora sono nonna di quattro nipoti: Matteo, Ilari, India e Matilde.

Germana Marasco


Il testo e le fotografie sono state presentate dalla signora Germana Marasco alla mostra "L'Italia a Verderio"tenutasi a Verderio Superiore l'8 e 9 maggio scorsi, in occasione della festa nazionale "Voler Bene all'Italia"

L'AZIENDA AGRICOLA BOSCHI DI VERDERIO SUPERIORE di Alberto Gavazzi





L'azienda agricola Boschi in comune di Verderio sup. e Paderno d'Adda si trova all'interno del Parco Adda nord e si distingue dalla campagna circostante, densa di fabbricati industriali e residenziali, come un'improvvisa pausa di verde agricolo cosparsa di gruppi spontanei di vegetazione in un territorio leggermente movimentato.



La caratteristica dell'azienda è quella dell'allevamento di bovini da carne di tipo Limousin iniziato da 4 anni e in fase di grande potenziamento.



L'allevamento degli animali è del tipo a stabulazione libera con ampi spazi all'aperto che vengono utilizzati dal bestiame in particolari momenti del giorno e della stagione.
La scelta di allevamento si caratterizza dalla line vacca-vitello che comporta la crescita dei vitelli insieme alle madri nei primi mesi di vita fino al completo svezzamento dei vitelli stessi.
In seguito vengono formati diversi gruppi di bovini separati in funzione della alimentazione parzialmente modificata.



L'alimentazione base del bestiame è costituita principalmente dal fieno che viene prodotto direttamente in loco da lungo tempo e costituisce il 90% della dieta abituale a cui si aggiunge una piccola parte di mais sempre prodotto in loco.
Tale dieta viene integrata da una percentuale di mangimi esterni per i vitelli in lattazione e per i manzi da ingrasso.
Tutti questi mangimi, non prodotti all'interno dell'azienda, vengono pero controllati e certificati dal Consorzio Carne Bovina che garantisce la qualità e l'assenza di grassi di origine animale.
A complemento di tale dieta è prevista una integrazione di sali minerali e vitamine che vengono distribuite regolarmente agli animali.



Gli ampi spazi a disposizione e la cura nell'alimentazione del bestiame sono le principali garanzie di qualità del prodotto che si vuole offrire al cliente finale con speciale attenzione a quelli locali della zona circostante l'azienda stessa.
Sempre a tale fine viene curata il sistema di macellazione finale del bestiame stesso, la successiva frollatura della carne per 10-15 giorni, e non ultimo la consegna diretta del prodotto finito, opportunamente impachettato, al cliente finale
In tale modo si cerca oltre a garantire la qualità del prodotto di: rendere più trasparente e controllabile l'intero ciclo della filiera, valorizzare in loco un prodotto locale, eliminare il più possibile i passaggi intermedi per tenere sotto controllo il costo finale del prodotto, ridurre i tempi e i costi di trasporto del prodotto.



COME ORDINARE
Per eventuali acquisti sono previste due confezioni da 10-15 kg. e da 20-25 kg a due diversi prezzi: euro 11,50 al kg. per la confezione piccola e euro 10,50 al kg per la confezione più grande.
Attualmente l'azienda agricola prevede la macellazione di un capo al mese per cui chi fosse interessato all'acquisto può inviare una e-mail al seguente indirizzo:
vitellofelice@gmail.com
oppure telefonare al numero
349.77.66.926
o direttamente in azienda al numero :
039.51.00.53 chiedendo di Miriam Chigioni.
Successivamente il cliente verrà contattato per fissare la data e l'ora di consegna del prodotto finale.
Nelle confezioni i vari tagli sono sistemati in sacchetti che possono essere messi direttamente nel congelatore.
Bistecche, scaloppine e carne trita saranno confezionate in sacchetti più grossi che potranno essere suddivisi dal consumatore seconda le proprie esigenze.
I tagli presenti nelle confezioni saranno leggermente variabili in quanto l'utilizzo completo del bovino non permette una suddivisione costante ed equa di tutte le parti che lo compongono.

Alberto Gavazzi


Le fotografie che corredano questo articolo sono state realizzate da Giorgio Oggioni il 9 maggio scorso, durante una visita all'azienda organizzata dalla Consulta Cultura del comune di Verderio Superiore nell'ambito della festa nazionale "Voler bene all'Italia".
Nel territorio dell'Azienda Boschi è stato recentemente realizzato un laghetto: puoi trovare notizie su questo blog sotto etichetta "ambiente".

4 OTTOBRE 1571, S. CARLO BORROMEO IN VISITA A ROBBIATE di Maria Fresoli





Finalmente il 4 ottobre 1571 S.Carlo, in visita pastorale alla pieve di Brivio, giunse a Robbiate e, per l'occasione, una delegazione della Scuola della Rosa, con a capo il priore Bernardo Ajroldi, supplicò il Cardinale Arcivescovo di erigere la chiesa di S.Alessandro a Parrocchia, segregandola definitivamente da quella di Paderno.

ISCRIZIONE A TESTIMONIANZA DELL'EREZIONE DELLA CHIESA

Affinché fosse soddisfatto questo legittimo desiderio, che era poi il desiderio di tutta quanta la comunità, gli Scolari promisero di dotare la chiesa di tutti i beni della stessa Confraternita per il mantenimento del "parroco pro tempore". Commosso da tanto fervore, il giorno 5 ottobre 1571, S.Carlo eresse ufficialmente la "Parrocchia di S.Alessandro Martire", concedendo ai 40 confratelli della Rosa il singolare privilegio di eleggere, ogni qualvolta si rendesse necessario, il nuovo parroco (diritto esercitato per più di trecento anni).


BOLLA DI S.CARLO PER LA NOMINA DEL PRIMO PARROCO



ATTO NOTARILE DELL'EREZIONE DELLA PARROCCHIA



Dagli atti della visita si trascrivono alcune delle prescrizioni di S.Carlo per la sistemazione totale della chiesa, bisognosa di riparazioni e arredi, nonché varie disposizioni per il miglior governo delle anime (4):

"M.D.L.XX.I. adi VI d'ottobre. Ordinationi per la chiesa di Santo Alessandro Parochiale del luoco di Robiate, pieve di Brivio, fatte da Noi Carlo Card. Borromeo Arcivescovo di Milano nella nostra personal visita: Si proveda in questa chiesa eretta da Noi in parochiale d'un tabernacolo di legno bel indorato et honorevole per porre su l'altar grande. D'una pisside d'argento ben dorata per conservarvi dentro il SS.Sacramento... Si proveda d'un battistero di qualche pietra honorevole, al quale si faccia il suo ciborio piramidale ... Erigiamo ex nuve in questa chiesa la Scuola del Corpus Domini...uniamo et incorporiamo insieme questa Scuola et quella della Madonna della Rosa, et tutti insieme osservino le regole medesime soddette, et godano delli medesimi privilegii et indulgentie ... La cappella magior se imbianchi et si pinga. Il pavimento della chiesa s'accomodi, che resti tutto ben equale. Si alzi il tetto della chiesa, et seli faccia la soffitta. Si faccia una sacristia quanto prima, col suo Guarniero honorevole per li paramenti ... Il curato pro tempore mantenghi un chierico, che va da sempre in habito et serva alla chiesa. Il Vicario Criminale proceda nella causa del nostro precetto penale, intimato a Paolo Ajroldo, di comparire fra tri giorni avanti al Vicario per concubinato, et come appare per processo mandato nelle mani di esso Vicario. Li Scholari consegnino al curato, per instromento, li vasselli et tine come hanno promesso, i quali restino sempre a comodo delli curati di questa chiesa. Il Priore et Schuolari non manchino di attender anche loro,insieme al curato, alla recuperatione delli beni assignati da essial deto curato, et a questi prestino il loro aiuto..."
L'azione di S.Carlo servi certamente a rinsaldare e organizzare l'attivita nelle parrocchie, mettendo finalmente ordine in quel nugolo di benefici, legati, cappellanie, opere pie, a ridisciplinare e rinforzare il clero, proposto a guida spirituale nell'ambito delle rispettive comunita.
Malgrado ciò, alcuni nobili non adempivano i legati di cui erano gravate le loro proprietà, altri addirittura usurpavano quelle della parrocchia stessa: tant'è che nel 1573, il giovane curato don Giacomo Spada fu costretto a notificare al prevosto di Brivio il suo miserevole stato. Con solerzia il prevosto comunicò al Vicario Provinciale quanto segue (5):
"Ill.mo et Rev.mo Mons. Prov. Collen.mo Essendo ricercato di credenza dal curato di Robiate per l'inabilita sua, non posso mancare de farne fede, come con la presente faccio a Vs Ill.ma et Rev.ma, havendo prima molto ben esaminato et con la visita mia conosciuto che egli non si puo mantenere il vitto et vestito, ne puo esser in sussidio, anzi gravoso alla madre et sorella che tien presso di se con il chierico suo nepote, et partialmente ritrovo che questo anno egli non ha altra entrata che stara 7 de formento, stara 5 de segale, stara 3 de fave, brente 7 de vino6 et quanto al rimanente delli redditi de legati non excede la summa de lire 64, quali non puo anco esigere senza spexa, et percio merita di essere aggiutatto, non mancando egli di servire, per quanto porta l'human fragilita nostra, nell'officio suo, et perche cosi e la verita. Le ho fatto la presente sottoscritta di mia propria mano. Data in Brivio, li XXV di nov. 1573 Idem p. Jiac. Rub.s pp.s"


NOTE
(4) A.P.R. - cart. n. 4.
(5) A.C.A.M. - Pieve di Brivio - Volume III - n. 14.


Questo testo è tratto dal libro "Robbiate tra fede e umane vicende", scritto da Maria Fresoli ed edito dalla parrocchia di Robbiate nel 2003. Un altro brano tratto dallo stesso libro è stato publicato su questo blog il 23/3/2010.

giovedì 13 maggio 2010

INCONTRI D'ARTE A VERDERIO

Due incontri sulla storia dell'arte, con la dottoressa Elisabetta Parente, sono in programma a Verderio nei giorni 19 e 25 maggio.

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venerdì 7 maggio 2010

VOLER BENE ALL'ITALIA A VERDERIO SUPERIORE

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Come ormai da qualche anno Verderio Superiore aderisce a "Voler bene all'Italia", festa della Piccola Grande Italia, organizzata da Lega Ambiente in collaborazione con l'ENEL e patrocinata dalla Presidenza della Repubblica.
Nel volantino il programma della festa di Verderio Superiore.

LA FONTANA NASCOSTA di Marco Bartesaghi

Tanti anni fa, nel 1987, sul giornalino di Sinistra per Verderio, "Verderio Oggi", apparve questo articolo, frutto di una ricerca che, insieme a Carola Sala e Carla Dosso, feci su quella che, in seguito, cominciammo a chiamare "Fontana di Meleagro". Ho un ricordo molto bello di quel lavoro: perché fu il primo; perché ci permise di scoprire cose di cui si era perso completamente il ricordo; perché avemmo la sensazione che molti abitanti di Verderio furono contenti di riscoprire, insieme a noi, questo angolino dimenticato del paese. Successivamente sono stati reperiti altri documenti che riguardano il parci e la fontana: ne parleremo i un'altra occasione.
Ci furono d'aiuto, nella nostra piccola impresa, tre persone: la compianta signora Vittoria Greppi, nipote di Vittorio Gnecchi Ruscone, che ci mostrò il progetto della fontana; il parroco, Don Giuseppe Brivio, che ci consentì di accedere all'Archivio Comunale, e Angelo Borghi, studioso di storia del territorio lecchese, che ci diede preziosi consigli.
Sono cambiate tante cose da allora. La fontana è ancora abbandonata, ma noi fummo troppo ottimisti a pensare che questo non sarebbe stato il peggiore dei mali: poche settimane fa è stato rubato il gruppo di statue rappresentante il cane che azzanna il cinghiale ed è stato distrutto uno dei due putti; qualche anno fa è sparita la statua di Venere. L'autostrada Pedemontana non incombe più sull'area, la quale però verrà probabilmente attraversata dalla circonvallazione necessaria per alleggerire il traffico che attraversa il centro del paese: speriamo che il suo progetto sia rispettoso, per quanto possibile di ciò che del parco potrà rimanere. M.B.


IL GRUPPO SCULTOREO AL CENTRO
DELLA FONTANA DI MELEAGRO.


Venendo a Verderio Superiore da Paderno d'Adda si nota, a sinistra, proprio sul confine fra i due comuni, una costruzione che stupisce per la sua forma di antico portale e per essere ricoperta, nella stagione estiva, da una folta vegetazione di rampicanti. Curiosi ci siamo avvicinati scoprendo (per noi è stata una vera scoperta) che si tratta di una fontana, arricchita, oltreché dall'elegante portale da un gruppo di statue. Essa sorge in perfetto allineamento con la villa Gnecchi e con la fontana di Nettuno.

IL VOLTO DI MELEAGRO



ATALANTA TRATTIENE UN CANE.

Tre sculture di altezza quasi naturale, al centro del manufatto, rappresentano l'antica leggenda della caccia al cinghiale Calcedonio da parte di Meleagro, valoroso guerriero, e di Atalanta, vergine cacciatrice (1). Il primo impugna un'arma. Una lancia o forse un semplice bastone; l'altra trattiene un cane ch'è ritto sulle zampe posteriori. Lo sguardo di Meleagro è rivolto ad Atalanta, di cui è innamorato. Fra i due, in posizione leggermente avanzata, un altro cane azzanna il cinghiale. Dall'alto di una rupe, Diana osserva la scena: è riconoscibile dalla falce di luna in fronte che la caratterizza come dea lunare. Ai piedi delle statue la vasca, che solo si intravede, ricoperta com'è dai rovi.

DIANA, LA DEA DELLA CACCIA



UNA CANE AZZANNA IL CINGHIALE


Il portale, che con le due ali più basse forma un emiciclo, racchiude la scena. E' molto grande (più di otto metri di larghezza e circa sei di altezza) ed ha al centro un arco a bugnato. Di fianco, anch'esse a bugne, due lesene con capitelli decorati da ghirlande di frutta che sorreggono il frontone. Il timpano spezzato sorregge, a sua volta, due vasi di frutta ai lati e, al centro su un piedestallo, un'aquila che, per le sue dimensioni, turba in parte l'armonia dell'insieme.


VENERE, DEA DELL'AMORE

APOLLO SUONA LA LIRA


Nelle ali, dentro nicchie aperte, appoggiate su mensole altre due statue più piccole : a sinistra Apollo che suona la lira; a destra Venere, dea dell'amore.Il tema dell'amore è richiamato anche dai putti con arco e faretra posti sui pilastri alle due estremità.

UN PUTTO

L'opera, costruita intorno al 1929 - '30, faceva probabilmente parte di un progetto teso a rendere compiuta la villa nel suo aspetto settecentesco, avendo come modello gli edifici simili sparsi per il territorio della Brianza.
Facevano parte di questo disegno la Fontana di Nettuno, le statue allineate sulla sommità dell'edificio, i giardini all'italiana sul retro e, nei pressi della fontana in questione, il viale di cipressi che ad essa conduce e una serie di statue, la cui passata presenza è testimoniata da alcuni robusti piedestalli rimasti in loco.
Committente fu il signor Vittorio Gnecchi Ruscone, noto compositore oltreché podestà di Verderio. Si rivolse alla ditta "Pietro Morseletto - di Vicenza", dedita alla "lavorazione della pietra di Vicenza" e "specializzata in lavori ad imitazione dell'antico".

IL DISEGNO ALLEGATO AL PROGETTO
DELLA FONTANA.

In una lettera di presentazione viene ipotizzata come fulcro dell'opera una "scena di caccia di Diana", un tema ancora generico. Il disegno allegato differisce dalla successiva realizzazione: in esso un giovane cacciatore con l'arco puntato sulla preda (non si distingue il tipo di animale) è al posto della statua più massiccia di Meleagro (2). Alla proposta contenuta nel documento deve aver fatto seguito una precisazione della ditta, come noi pensiamo, una controproposta del signor Gnecchi. Ce lo fa supporre il fatto che, proprio nel 1929, il maestro abbia scritto un balletto sinfonico intitolato ad "Atalanta", nella cui parte centrale si svolge la caccia al cinghiale Calcedonio e compaiono, oltre alla protagonista, Meleagro e Ippomene (3). Ci sembra plausibile che il maestro abbia voluto, nella sua dimora, un segno esteriore che richiamasse la sua attività artistica e che questo segno sia rappresentato dalla fontana.


Questo è quanto siamo riusciti a sapere intorno ad un oggetto che abbiamo tante volte sfiorato con lo sguardo o distrattamente osservato, L'abbiamo creduta, in un primo tempo un'opera più antica. Conoscendo la sua età reale siamo rimasti, lo confessiamo, un tantino delusi. Poi però ci siamo convinti che ricostruirne la vicenda potesse essere ugualmente interessante. Per noi lo è stato effettivamente.
Quale sarà il suo futuro?
Azzardiamo tre ipotesi. La prima, non la peggiore, è che rimanga chissà per quanto tempo ancora nel suo stato attuale di abbandono: La seconda che venga travolta dall'autostrada Pedemontana che ha amici ben più potenti.
La terza che venga recuperata, insieme all'area che la ospita, e che diventi parte di un giardino in cui giocare e sedersi a leggere su una di quelle panche in pietra sparse tra i cipressi, e che ospiti, di tanto in tanto, delle serate musicali, e che ... ALT! ... Alt, fermiamoci qui. Però ci si potrebbe pensare, no?

NOTE:
(1) La leggenda di Meleagro e Atalanta è narrata da Omero nel capitolo IX dell'Iliade e dal poeta latino Ovidio nel VII capitolo delle Metamorfosi. Notizie su questi personaggi e su altri citati nell'articolo le abbiamo trovate in "Dizionario delle antichità classiche di Oxford" ed. Paoline, Roma 1981.
(2) Il progetto e la lettera sono di proprietà della signora Vittoria Greppi.
(3) Cfr. "Enciclopedia della Musica", ed. Ricordi, Milano 1964

Le fotografie di questo articolo risalgono al 1987 e sono state fate in parte da me e in parte da Gianmaria Calvetti. MB

LA STORIA DI ATALANTA E MELEAGRO A FUMETTI




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L'articolo "La Fontana Nascosta" apparve su Verderio Oggi corredato da un fumetto che riassumeva la storia di Atalanta e Meleagro. Lo ripropongo sul blog anche se, purtroppo non conosco il nome di chi lo eseguì.

IL PARCO DELLA FONTANA DI MELEAGRO NEGLI ANNI QUARANTA DEL '900



Queste fotografie, scattate probabilmente negli anni quaranta del '900 da Franco Greppi, genero di Vittorio Gnecchi Ruscone, ritraggono il parco della fontana di Meleagro comme appariva in quegli anni.



IN PRIMO PIANO I GIRDINI DELLA VILLA.
IL PARCO DI MELEAGRO HA INIZIO DOPO IL CANCELLO.



IL VIALE DI CIPRESSI E, IN FONDO, LA
FONTANA DI MELEAGRO.



SULLA DESTRA LA CARPINATA SAGOMATA CON LE STATUE
POSTE AL CENTRO DELLA PARTE CONCAVA.




UN'ALTRA FOTO, QUESTA VOLTA INVERNALE,
DELLA CARPINATA E DELLE STATUE

SVARIONI GIORNALMERATESI di Marco Bartesaghi

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Tutte le volte mi dico che con "Il Giornale di Merate" al telefono non devo parlare, poi ci ricasco e rispondo alle domande, fiducioso che le risposte "questa volta"saranno riportate senza invenzioni. Niente da fare, senza inventare non ci riescono.
Naturalmente è capitato anche con l'articoletto dedicato al furto delle statue della fontana di Meleagro, che qui riporto e sotto correggo.

Sottolineatura

(1) Non sono più consigliere comunale;
(2) Gli Angeli, come il resto della fontana, sono in pietra di Vicenza: fossero ingesso chissà dove sarebbero dopo ottant'anni circa di vita;
(3) Nessuna opera teatrale di Vittorio Gnecchi Ruscone è stata messa in scena nel parco della villa . A Verderio è stata realizzata , in un locale annesso alla villa , solo la sua prima opera musicale "Virtù d'Amore", nel 1896;
(4) Tutti sanno che "la villa storica non appartiene a un privato", cosa che nonnho certo detto durante la telefonata. E' il terreno su cui sorge la fontana d Meleagro che appartiene a un privato che, a quanto mi risulta, non abita più in paese.