sabato 18 aprile 2009

L'ANTISEMITISMO E LO STERMINIO DEL POPOLO EBRAICO in un'assemblea dell'ANPI

La sezione ANPI di Arcore-Usmate Velate mi ha chiesto di raccontare la vicenda della famiglia Milla, che abitava a Verderio e fu deportata ad Auschwitz, nell'ambito di un incontro sull'antisemitismo e lo sterminio del popolo ebraico. Nel volantino qui riprodotto il programma della serata. In questo blog trovi un articolo sulla famiglia Milla cliccando sull'etichetta Giorno della Memoria.


venerdì 17 aprile 2009

VERDERIO 25-28 APRILE 1945 di Giancarlo Cereda e Maurizio Oggioni



Questa ricostruzione dei fatti avvenuti a Verderio tra il 25 e il 28 aprile del 1945 fu pubblicata nel 1986 in un numero speciale di "Verderio Oggi", giornale locale curato dal gruppo politico Sinistra per Verderio che in quegli anni sedeva, come minoranza, nei consigli comunale di Verderio Inferiore e Superiore. (m.b.)




24 - 25 Aprile 1945: gli alleati varcano il Po e si gettano all'inseguimento dei nazi-fascisti in rotta. In tutti c'è la sensazione che la guerra stia volgendo al termine.
Mussolini fugge da Milano la sera del 25 e si ferma a Como. La mattina del 26 il Comitato Nazionale di Liberazione dichiara l'insurrezione generale dell'alta Italia occupata dall'invasore. Dalle montagne i partigiani scendono a valle, raggiungono le città.
Centomila partigiani sono in armi; vengono liberate Modena, Asti, La Spezia, Ferrara, Milano, Genova, Torino, Venezia, Piacenza, Bergamo.
Il giorno 28 Mussolini viene fucilato a Giulino di Mezegra; la sera del giorno dopo viene firmato la resa totale delle truppe tedesche in Italia. È la fine della guerra e l'inizio della riconquistata libertà.

È nel contesto di questi avvenimenti che vogliamo ricordare un episodio che in quei giorni ha interessato Verderio. Ci auguriamo che questo sia l'inizio della storia e che essa venga arricchita da altre testimonianze verbali, scritte o fotografiche . Questa storia è il riconoscimento ai partigiani e antifascisti di Verderio, che hanno contribuito alla vittoria sulla tirannide nazi-fascista. Abbiamo cercato di ricordare in modo diverso l'anniversario del 25 aprile, ricostruendo l'episodio attraverso la testimonianza di coloro che l'hanno vissuto in prima persona. Non è stato facile: sono passati più di quarant'anni, molte testimonianze sono risultate lacunose, altre contraddittorie. Riteniamo che la ricostruzione cui siamo giunti corrisponda alla realtà dell'accaduto, come è confermato anche dalla documentazione conservata negli archivi parrocchiali dei due Verderio.
Un cippo posto sulla strada che porta alla stazione di Paderno d'Adda è l'unica testimonianza dell'accaduto. Sul cippo è possibile leggere quanto segue:
"QUI UN MANIPOLO DI PARTIGIANI STRONCO' IL 28-4-1945 LA TEUTONICA ARROGANZA COSTRINGENDO ALLA RESA UNA COLONNA GERMANICA IN RITIRATA"
Fortunatamente, a differenza della battaglia di Verderio fra austriaci e francesi, avvenuta il 28-4-1799 (una coincidenza significativa), non c'è stato spargimento di sangue, anche se si è andati molto vicini a uno scontro armato fra i soldati tedeschi e le forze della Resistenza.

Già tra la fine del 1943 e l'inizio del 1944 alcuni cittadini di Verderio svolgevano attività antifascista. Lavoratori, reduci di guerra, renitenti alla leva, avevano costituito un nucleo collegato con la 103° brigata Garibaldi, che agiva nel vimercatese. L'attività era, preminentemente, di carattere politico ed informativo e, in misura minore, di sostegno economico e logistico alle formazioni partigiane. I Verderesi collaborarono anche ad alcuni atti di sabotaggio alle linee di collegamento tedesche.
Le riunioni clandestine del gruppo si tenevano una o due volte alla settimana alla "Baita" o in isolati casolari in campagna. Alle riunioni partecipava in genere un esponente della formazione garibaldina. Ricordiamo alcuni degli antifascisti di Verderio: Carlo Colombo, partigiano che operava in clandestinità e che si può ritenere il responsabile del gruppo; Edoardo Acquati, Giuseppe Frigerio, Mario Nava, Napoleone Ponzoni, Luigi Robbiate, Giovanni Sala, Giuseppe Sala, Carlo Vigano, Giuseppe Villa, Angelo Maggioni.
Il 19 aprile 1945 una decina di fascisti irruppero nella "Baita", cercando materiale clandestino: volantini, giornali antifascisti, armi. Perquisirono i presenti, rovistarono nei cassetti e misero a soqquadro le camere dei pochi clienti. Non trovando nulla si accontentarono di rubare i pochi soldi e oggetti di valore presenti. Dopo aver costretto al muro i suoi famigliari, quattro fascisti scortarono Giuseppe Sala nella sua camera, nell'attuale via dei Maggioli, e la perquisirono. Non trovano nulla.
Il 25 o 26 aprile c'è gran movimento, una breve colonna tedesca di 5 autoblindo e una camionetta attraversa il paese senza preavviso. Sul mezzo in testa alla colonna è legato un partigiano di Subiate e i tedeschi gridano con voce gutturale "partigiano...partigiano". Si fanno così strada in mezzo alla gente, mentre sopraggiunge la sorella del prigioniero, disperata per la sorte del fratello: si saprà poi che egli verrà liberato dopo uno scontro armato sulla statale 36.

Il 27 aprile i partigiani occupano il municipio di Verderio Superiore e quello di Verderio Inferiore, dove stabiliscono il presidio: vengono distribuite le poche armi che da mesi sono nascoste sotto il tetto della cappella centrale del cimitero di Verderio Superiore: 15-16 moschetti, qualche bomba a mano, qualche pistola e una mitragliatrice.

Il 28 aprile il tempo è incerto, minaccia la pioggia. La nottata è stata movimentata. Insistenti sparatorie si sentono dalle parti di Trezzo d'Adda e non lasciano presagire niente di buono
Quella mattina i partigiani stanno ancora, a turni, presidiando i municipi. Sono: Carlo Colombo, Giovanni Sala, Carlo Vigano, Giuseppe Frigerio, Mario Nava, Paolo Nava , Napoleone Ponzoni, Edoardo Acquati, Adele Frigerio, Matilde Oggioni.
Tra le 10 e le 11 una comunicazione telefonica anonima informa che un autocarro di camicie nere è partito da Cornate e si dirige a Verderio. I partigiani di qui sono pochi e male armati: ci sono attimi di indecisione. Carlo Colombo, Giovanni Sala, Paolo Nava e Mario Nava salgono su un'automobile requisita qualche tempo prima al Baraggia e si dirigono verso Cornate. Poco prima di Cascina Alba si fermano, scendono e si appostano nei fossati ai bordi della strada. All'improvviso. All'altezza di Cascina Alba, spunta una camionetta, ad una certa distanza appare un mezzo blindato, poi un camion e poi ancora un altro: non si tratta dunque solo di un camion di camicie nere, ma di una vera colonna motorizzata di soldati della Wermacht e delle SS. Secondo alcune testimonianze sventolano una bandiera bianca.
La colonna si ferma , con le mitragliatrici puntate , davanti ai partigiani. Questi intimano la resa. I tedeschi non accettano e chiedono di proseguire fino a Merate con la scorta di partigiani: probabilmente vogliono raggiungere indisturbati Como, senza essere fermati come sta succedendo alle altre colonne. "Non è possibile" rispondono i partigiani "Merate è gia stata abbandonata dai tedeschi e la zona brulica di partigiani". Giovanni Sala e Carlo Colombo salgono sulla camionetta; la colonna riparte. E' formata da 50-60 autocarri, forse di più, mezzi blindati con mitragliatrici antiaeree ed alcuni cannoni semiventi; sugli autocarri ci sono viveri e oggetti vari, frutto delle razzie compiute nella ritirata, munizioni e circa 300-400 soldati armati di mitragliatrici, fucili e fucili mitragliatori. Sembra che la colonna sia in ritirata dal Po, che gli alleati hanno già attraversato dal giorno 25. Lungo il percorso hanno subito diversi attacchi da partigiani: l'ultimo al ponte di Trezzo, con morti nelle fila partigiane. Qui la colonna si era divisa e una parte aveva puntato verso Merate dove sperava di trovare il presidio tedesco e repubblichino ancora efficiente.
IL LUOGO DELL'ARRESTO DELLA COLONNA
TEDESCA IN UNA FOTO DEGLI ANNI QUARANTA DEL '900

Quando la colonna giunge a Verderio c'è un gran movimento: i nuclei partigiani della 103° brigata SAP convergono sul paese. La colonna viene fermata in centro, dalla camionetta scendono Sala e Colombo. Viene di nuovo intimata la resa.
Il marconista tedesco cerca di mettersi in contatto con il comando di Merate e urla: "Perché non risponde?"; "A Merate i tedeschi sono stati disarmati e sono fuggiti" gli fa sapere Daniele Pirovano, accorso con altri antifascisti da Verderio Inferiore; "Non è possibile" ribatte il marconista.
I partigiani hanno l'ordine di non sparare se non sono attaccati. I tedeschi cercano di forzare il blocco e una camionetta si porta fino all'incrocio per Paderno. Osserva la situazione e torna nella colonna. Hanno deciso dove attestarsi; costringono i partigiani a farsi da parte, riprendono la marcia e voltano verso Paderno.

Quando la testa della colonna è in prossimità della salita, il comandante ordina di fermarsi. I soldati e le SS scendono dai camion e si pongono in assetto di combattimento: una mitragliatrice è posta sopra la salita di Paderno, altre sul ciglio della strada. I cannoni vengono puntati contro le postazioni partigiane e contro il paese.
Sul sagrato della chiesa di Verderio Superiore è improvvisato un ospedale da campo, in previsione di uno scontro. Sul posto, oltre all'ufficiale medico tedesco, è presente il dottor Zamparelli.
La tensione è altissima: uomini e donne che tornano dal lavoro da Paderno, percorrono la strada con comprensibile preoccupazione, risalendo la colonna tedesca fra soldati e postazioni di mitragliatrici..
Nel frattempo si provvede ad allontanare la gente dal paese. Fa aumentare il panico la voce che entro le 17 del pomeriggio i tedeschi avrebbero bombardato il paese: si fugge nella campagna, ci si nasconde negli scantinati.
Intanto i partigiani hanno definito il loro schieramento. Sono giunti da tutte le parti, con la 103° brigata SAP al completo, arrivano forze della resistenza da Bernareggio, Vimercate, Concorezzo, Bellusco, Subiate, Lo magna e da altre zone del milanese, della bergamasca, dalle montagne del lecchese. Sono circa un migliaio, secondo alcuni duemila: certo è che sono tanti. Si schierano su un fronteche ha i principali capisaldi al confine dei due Verderio, cascina dei Prati, la Baita, la strada per la stazione di Paderno. Tutte le strade sono bloccate e all'altezza del cimitero i partigiani di Cornate e Trezzo completano l'accerchiamento di modo che i tedeschi non abbiano scampo. A questo punto le testimonianze sono un po' confuse, cero è che ancora una volta i tedeschi rifiutano la resa nella trattativa che si svolge tra i comandanti della Brigata Garibaldi (fra i quali il comandante De Luigi di Lo magna) ed l'ufficiale tedesco. Il "Passaquindes" (1) fa da interprete.
I tedeschi vorrebbero arrendersi ad una forza superiore (gli alleati) e chiedono l'onore delle armi. Nel primo pomeriggio alcune camionette anglo-americane giungono nelle vicinanze. Le testimonianze non sono in grado di accertare se tra i tedeschi e gli alleati si stabilisca un contatto via radio o per mezzo del comando partigiano. Sta di fatto che verso le due o le tre del pomeriggio un aereo alleato sorvola la zona e lancia un bengala. Più tardi si odono due colpi di cannone o di carro armato, qualcuno dice che fossero caricati a salve, altri sostengono che furono indirizzati ai boschetti vicino alla Sernovella.
Probabilmente si trattava del segnale che i tedeschi attendevano per arrendersi: dalla strada che porta alla stazione sopraggiungono alcuni blindati e autocarri carichi di truppe americane.
C'è una breve trattativa con l'ufficiale tedesco e poi la resa. Agli ufficiali viene concesso l'onore delle armi. I soldati della Wermacht gettano le armi e molti di loro esultano perché la guerra è finita. Le SS invece hanno gesti di stizza e insofferenza e scagliano le armi contro i paracarri. In fila per quattro i prigionieri, scortati dagli alleati si avviano a piedi verso la stazione di Paderno.
In quella colonna, travestiti da tedeschi, c' erano molti fascisti che, all'ultimo momento, indossarono abiti borghesie tentarono di fuggire. La maggior parte venne però catturata e consegnata alla Brigata SAP.
L'incubo è finito, la gente torna in paese; altra ne giunge dalle vicine località. I partigiani raccolgono le armi che, in parte vengono distribuite e in parte ammucchiate ai piedi delle piante.
Intanto la pressione della folla intorno agli autocarri abbandonati, pieni di ogni ben di Dio, si fa insostenibile. La tentazione è forte, come la fame, e nel caos gli autocarri vengono presi d'assalto e svuotati.
25 aprile 1986

Il comitato di redazione del giornalino locale "Verderio Oggi" ringrazia tutti coloro che hanno collaborato per ricostruire questa pagina storica di Verderio.
Queste pagine raccolgono testimonianze e documenti che tante volte differiscono su date e fatti.
Noi abbiamo dato la versione integrale così come l'abbiamo raccolta attraverso il lavoro dei compagni del comitato di redazione. La redazione ringrazia tutti i cittadini per le testimonianze e i due parroci di Verderio per aver permesso l'accesso agli archivi parrocchiali

Giancarlo Cereda
Maurizio Oggioni


(1) Passaquindici è il cognome dei proprietari dello Scatolificio Ambrosiano, fabbrica sfollata da Sesto San Giovanni e ospitata nel rustico ora adibito a centro sportivo. Non risulta da altre testimonianze che un componente della famiglia Passaquindici abbia avuto un ruolo nella vicenda.


28 APRILE 1945 (28 APRILE 1799 BATTAGLIA DI VERDERIO) di Giovanna (Vanna) Gnecchi Ruscone

Questa pagina di diario è stata scritta dalla signora Giovanna (Vanna) Gnecchi Ruscone. La signora Vanna, figlia di Alessandro Gnecchi, era sfollata da Milano a Verderio e viveva nella villa di famiglia, ora da molti conosciuta come Villa Barazzetti. Questo documento è molto importante scritto in concomitanza con i fatti narrati. (m.b.)


ore 8 Dopo aver battagliato con i genitori per ottenere il permesso di andare in ospedale (durante la notte si è sentita una grande sparatoria a Merate) partenza sotto un diluvio: al principio della salita barricate con tronchi di alberi e controllo. Davanti all'ospedale (1) una cinquantina di armati e gran confusione: perché poche ore prima era stato catturato Farinacci con la sua amante, Marchesa Medici, la quale era in ospedale, piantonata con una pallottola nel cervello. [...]. Sala operatoria per due interventi d'urgenza e per estrarre il proiettile dalla testa della Marchesa.

Ore 10 Notizia che i primi carri armati americani sono arrivati a Cicognola da Bergamo - Brivio.

Ore 13 Di ritorno verso casa , dopo altri due controlli, mi avvisano che una colonna di tedeschi armati si è piantata sul viale di Verderio, con intenzioni bellicose; proseguo attraverso i campi: la colonna è piuttosto imponente: 700 uomini, 30 camion; 2 cannoni; 280 mitragliatrici; sono decisissimi a resistere e sono già appostati in assetto di battaglia, con le bocche di cannone puntate verso Merate e gli uomini pronti.

Ore 14 Il Vittorio (2) parte in missione con i partigiani per consigliare il comandante alla resa e riceve questa bella risposta: "Se verranno gli inglesi o gli americani cederemo;ma non consegneremo mai le armi a quattro straccioni di italiani".

Ore 16 Arrivo di due americani (inglesi): rifiuto dei tedeschi. Ricognitore americano sulle teste per più di un'ora : si mandarono via i bambini. Alla radio: a Himmler è stata data la facoltà di trattare la resa incondizionata. Rodolfo (3) e Vittorio corrono a comunicare la notizia ai tedeschi, ma senza successo: cederanno solo se le forze saranno veramente soverchianti; altrimenti faranno battaglia. Sappiamo che in questo caso Verderio ne avrebbe un bel danno....; tutto il paese si è già riversato nelle campagne. In casa dei cugini avvengono scene di nervosismo e di esalamento, tali che alcuni sfollati vengono a rifugiarsi in casa nostra (oasi di pace)

Ore 18 Dopo aver raccolto a consiglio tutte le truppe e avuto la conferma che a Merate le forze sono veramente forti (ed anche perché sarebbe stato spiacente di dover distruggere il nostro paesino, come abbiamo saputo più tardi!) il maggiore decide la resa. Avviene allora una delle scene più umilianti e disgustose, perché sotto gli occhi dei tedeschi, che si sono comportati così onorevolmente fino a un momento prima: la popolazione si butta sui camion tedeschi per rubare tutto quello che può e si vedono allontanarsi con latte di benzina, mezzi vitelli, coperte e copertoni e soprattutto armi e bombe a mano. E i partigiani hanno un bel sparare, non ottengono un bel niente. Alla radio gli alleati sono alle porte di Milano, Mussolini è stato catturato travestito da tedesco, carico di oro e di sterline sulla via per la Svizzera. Gli alleati sono alla Camerata e già da ieri la città di Como e la zona di Chiasso è controllata dai patrioti.

(1) E' l'ospedale di Merate
(2) Vittorio Gnecchi Ruscone
(3) Rodolfo Gavazzi



IL 28 APRILE 1945 A VERDERIO IN DUE LIBRI DI STORIA LOCALE















GIULIO OGGIONI, 2008


















ANSELMO LUIGI BRAMBILLA,
ALBERTO MAGNI, 2005

ESTRATTO DAL RAPPORTO DELLA 103a Brgt. SAP AL COMANDO DIVISIONE FIUME ADDA


"....Il partigiano Rigamonti Giovanni, fatto prigioniero, fu costretto a precedere la colonna blindata tedesca, a piedi, di corsa per circa 10 Km, fino a Verderio e, da questa località fino a Cicognola di Merate, issato su di una autoblindo, per assicurare la libertà di transito alla colonna stessa."

"...Numerosissime azioni di disarmo, rastrellamento e di attacco sono avvenute nelle giornate sopra indicate da perte delle nostre forze sull'autostrada Milano-Bergamo, sulla statale n. 11, a Vario, Gorgonzola, Concorezzo, Verderio, Ornago, Bellusco...."




Tratto da "La Resistenza nel Vimercatese", a cura del Comitato Unitario Antifascista Città di Vimercate, 1975

UNA LETTERA DELL'UFFICIALE TEDESCO CHE COMANDAVA LA COLONNA





Verderio 5/7/1947
Attesto che il 28 aprile 1945 io passavo da Verderio con una colonna germanica di 600 uomini, 5 pesanti cannoni, 8 leggeri, 23 mitragliatrici, ecc... Fermatomi per informarmi della strada di Lecco ebbi con Vittorio Gnecchi di Milano una lunga inferenza durante la quale egli mi assicurò che non vi era alcuna via di scampo essendo tutte le strade interrotte o occupate dagli americani in forze. E sebbene io insistessi con tutte le mie forze per difendermi egli riuscì a persuadermi a rinunciare a un inutile spargimento di sangue essendo salvo l'onore delle armi tedesche. Ed accettai con mio immenso sconforto la resa.

Alfonso Sissek
Maggiore Rgt 137 (?)



Questa lettera, incorniciata e conservata nella portineria di Villa Gnecchi, scritta a Verderio due anni dopo i fatti, sembra avere lo scopo di attestare il ruolo di mediatore avuto da Vittorio Gnecchi Ruscone nella vicenda dell'arresto della colonna tedesca. Che sorprende è la mancanza, nel testo, di qualsiasi riferimento al ruolo, o anche alla solapresenza, delle forze partigiane. (m.b.)

DAGLI ARCHIVI PARROCCHIALI


Ciascuno nel proprio Liber Cronicus, i parroci di Verderio Inferiore, don Giovanni Colnago, e di Verderio Superiore, don Carlo Greppi, redassero queste cronache per ricordare gli avvenimenti del 28 aprile 1945. (m.b.)

Da "Verderio Oggi", speciale 25 aprile, 1 maggio, 1986

sabato 4 aprile 2009

ESONDAZIONE DELLA ROGGIA ANNONI A ROBBIATE di Maria Fresoli Codara












Immagini della via Pizzagalli, a Robbiate, durante un'esondazione della Roggia Annoni nei primi anni '50 del '900. Queste fotografie furono scattate da Don Emanuele Merlini, parroco di Robbiate dal 1952 al 1986

mercoledì 1 aprile 2009

SULLE TRACCE DI GIOVANNI CANAVESIO

Giovanni Canavesio da Pinerolo, artista vissuto nel XV secolo, che ha lavorato soprattutto nella Liguria occidentale, è l'autore della più importante opera d'arte presente a Verderio, la pala dell'altare maggiore della chiesa parrocchiale.
L'opera, un polittico formato da 31 scomparti, dedicato alla Vergine e a S. Dalmazio, proviene dalla parrocchia di Pornassio, un comune della valle d'Arroscia, in provincia di Imperia.


IL POLITTICO DI VERDERIO SUPERIORE

Questo articolo vuole stimolare le persone che avranno occasione di trascorrere una vacanza in Liguria a visitare le opere del Canavesio ancora presenti in quel territorio.
Alcune delle immagini che lo accompagnano sono mie fotografie, altre sono tratte da cartoline o da un opuscolo intitolato "SULLE ORME DI GIOVANNI CANAVESIO (sec. XV)", che fa parte della serie dei QUADERNI DELLA COLLEZIONE CIVICA D'ARTE - PINEROLO.
Da questo testo sono tratte anche gran parte delle notizie.




Ad ALBENGA sono attribuite a Giovanni Canavesio almeno due pitture murali una Crocifissione, presso la Loggia Comunale, e un affresco araldico presso il Palazzo Vescovile.


A PORNASSIO, da dove proviene il polittico ora a Verderio, sono attribuiti a Canavesio l'affresco della lunetta sopra il portale della facciata della parrocchiale di S. Dalmazio e il polittico di S. Biagio conservato nella stessa chiesa..

A TAGGIA , nella chiesa del convento di S. Domenico, è di Canavesio un trittico con S. Domenico e i Dottori della Chiesa. Nella sala del capitolo e nel refettorio due pitture murali rappresentanti la Crocifissione.


IL TRITTICO DELLA CHIESA DI S. DOMENICO A TAGGIA




















LE CROCIFISSIONI DELLA CHIESA DI S.DOMENICO A TAGGIA
A SINISTRA , NEL REFETTORIO
A DESTRA, NELLA SALA DEL CAPITOLO


A PIGNA, nella chiesa di S. Michele, un grande polittico composto da 36 scomparti, dedicato a S. Michele . Su una parete laterale alcuni affreschi, strappati dalla chiesetta di S. Bernardo, che facevano parte di un grande ciclo rappresentante la Passione di Cristo.



IL POLITTICO DI S.MICHELE A PIGNA



GLI AFFRESCHI NELLA CHIESA DI PIGNA

A TRIORA sono attribuite al Canavesio alcune parti degli afreschi della chiesa parrocchiale.

Un'ultima tappa, molto importante, è al santuario di Notre - Dame des Fontaines, a la LA BRIGUE , in territorio francese. Il santuario si trova a qualche chilometro dal piccolo centro abitato, lungo un antico per scorso di transumanza. L'interno della chiesa è quasi completamente ricoperto da affreschi realizzati da Giovanni Canavesio e terminati il 12 ottobre 1492 (data della scoperta dell'America). La superficie dipinta è di 322 metri quadrati.
La suddivisione è la seguente:
Giudizio Universale sulla parete d'entrata; la prima parte della Passione di Gesù, sulla parete destra della navata; la seconda parte sulla parete sinistra .




LA FACCIATA DELLA CHIESA DI NOTRE DAME DES FONTAINES E UNA VEDUTA DELL'INTERNO















GIUDIZIO UNIVERSALE, L'IMPICCAGIONE DI GIUDAE LA CROCIFISSIONE









Un polittico a 16 scomparti, rappresentante la Madonna in trono con il Bambino benedicente, proveniente dal Santuario è ora conservata dalla Galleria Sabauda di TORINO.